“Ci siamo dati dei tempi ben precisi. 120 giorni per il lavoro burocratico, per avere certificazioni e autorizzazioni che coinvolgono 30 enti. La nave rigassificatrice è già di proprietà dello Stato italiano, si è detto sia nel Golfo Persico, questo non lo so esattamente neanche io. La nave comincerà a svolgere la sua funzione da fine aprile, inizio maggio 2023”. Lo ha detto il presidente della regione Toscana, Eugenio Giani, in conferenza stampa al termine della riunione sul rigassificatore di Piombino, in provincia di Livorno, coi sindaci di Piombino, Campiglia, San Vincenzo, Suvereto e Portoferraio.
“I temi che abbiamo affrontato sono stati due. Da un lato – ha spiegato Giani – ho riferito quanto mi hanno detto i tecnici Snam, perché fosse a conoscenza dei sindaci e dei territori. Il secondo aspetto trattato è stato il memorandum, ossia le cose da prospettare al governo come aspetti imprescindibili nel momento in cui si arriverà a costruire un percorso di rigassificazione che dalla nave in porto a Piombino per otto chilometri si connetta alla rete nazionale”.
“Per quanto riguarda la contrarietà espressa” al progetto di rigassificatore Snam in porto “a Piombino, io fatto presente che sono semplicemente commissario per caratteristiche oggettive, non personali. Il superiore interesse nazionale è di dover trovare più autosufficienza sul gas rispetto ai gasdotti dalla Russia. È un incarico che mi sono trovato solo perché presidente regione, come per Ravenna il presidente Bonaccini. Sotto questo aspetto l’interlocuzione per chi ancora vuole testimoniare il no al rigassificatore è con il Governo, non certo con me”.
“Per quanto riguarda il memorandum da presentare il governo – ha aggiunto Giani – ho insistito sulle bonifiche, dal momento che i lavori interesseranno 8 chilometri di territori, e sulle infrastrutture, come la 398, per i lotti uno da completare e due da avviare. C’è la prospettiva di un distretto delle energie rinnovabili: i 900 ettari oggi occupati acciaierie, con il rinnovo della concessione tra qualche mese, possono diventare 150 ettari e il resto territorio su cui possiamo progettare la “Idrogeno Valley”, gli impianti fotovoltaici e gli impianti di energia eolica. Il memorandum una volta trasmesso e integrato dai sindaci – ha concluso Giani – lo porterò al Governo, a suoi massimi esponenti. Non mi spaventa la posizione di chi è contrario: tutti insieme però dobbiamo fare una battaglia perché il memorandum portato al Governo sia rispettato veramente”.
“Il commissario straordinario Giani ha convocato tutte le istituzioni del territorio a Firenze. Preso atto che sarebbe stato più semplice nonché opportuno che fosse lui a venire a Piombino e magari ad ascoltare anche i cittadini, ci auguravamo che la riunione di oggi fosse un’occasione per aprire una seria discussione sull’opportunità di collocare un rigassificatore, non sulle modalità con cui l’opera sarà realizzata. – Fa sapere in un comunicato il sindaco di Piombino Francesco Ferrari.
È evidente che la decisione era già stata presa, ancora una volta senza ascoltare la voce contraria del territorio. I sentimenti prevalenti sono la delusione e la frustrazione di vedere la propria comunità ignorata ancora una volta. L’abbiamo detto negli scorsi mesi e l’abbiamo ribadito oggi: Piombino è la scelta sbagliata. Un rigassificatore nel nostro porto rappresenta un pericolo per la sicurezza nonché un danno economico, sociale, ambientale e turistico per una città che sta con fatica cercando di rialzarsi da una crisi attraverso la diversificazione. Una città che è già stata penalizzata a sufficienza in nome delle esigenze del sistema Paese. Ci hanno assicurato che le procedure saranno rispettate e che nessun passaggio sarà bypassato: il Comune di Piombino vigilerà sulla regolarità del percorso mantenendo una posizione forte e coerente a tutela della città. Non diamo per scontato l’esito: le criticità sono molte e la voce del territorio deve avere un peso. Ci doteremo di studi tecnici, giuridici e ambientali per proteggere la città. Abbiamo già richiesto al Ministero tutti i documenti che hanno portato a scegliere Piombino e ad escludere tutti gli altri porti italiani.
L’unico dato positivo, per ora, è il definitivo abbandono dell’idea di un impianto off shore ma non è certamente sufficiente a garantire che Piombino e tutto il territorio saranno in grado di andare avanti nell’opera di rilancio iniziata”.