E’ nella campagna maremmana il futuro dei giovani (e non solo). Sono in crescita coloro che hanno deciso di scommettere sull’agricoltura, tornare a coltivare la terra o fare gli allevatori nella provincia di Grosseto. Una tendenza che si è inaspettatamente accentuata durante il periodo della pandemia che non ha scoraggiato il sogno imprenditoriale di molti.

A dirlo è Coldiretti Grosseto sulla base dei dati della Camera di Commercio di Firenze secondo cui le start-up agricole nate nel 2020 sono l’1,2% in più con un incremento più che doppio rispetto alla media regionale (+0,5%). Molte neo imprese hanno addirittura mosso i primi passi in piena emergenza sanitaria.

“La crescita delle imprese giovanili è significativa nella nostra provincia nonostante il grave handicap dellapandemia all’interno del quale molte realtà sono addirittura nate, sfidando quindi una prospettiva di incertezza. – spiega Lorenzo Pavone, Delegato Coldiretti Giovani Impresa Coldiretti Grosseto – Molte imprese già attive invece hanno saputo reinventarsi sviluppando servizi, nuove interessanti filiere e nuove forme di turismo rurale. Quelle che erano condizioni sfavorevoli sono diventate un’opportunità da cui partire o ripartire non appena ci lasceremo alle spalle questo lungo periodo di difficoltà su cui pesano ora gli effetti del conflitto in Ucraina”.

Sono 513 le imprese agricole guidate da giovani imprenditori, il 5,6% delle 9.100 imprese agricole che danno lavoro complessivamente a circa 11.000 operai agricoli di cui uno su due con meno di 40 anni (fonte Inps) a riprova di un settore resiliente sempre più strategico per il Paese. A sostenere il ritorno dei giovani nelle campagna hanno contribuito le misure del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana, per cui si attende la pubblicazione del nuovo bando con la nuova dotazione finanziaria, mentre un altro contributo potrebbe arrivare dalla vendita di 815 terreni nella maremma di Ismea per cui è possibile presentare le manifestazioni di interesse fino al 5 giungo 2022. “La disponibilità fondiaria – analizza ancora Pavone – è il muro più grande per chi vuole avviare un’attività agricola, e lo è soprattutto per i molti giovani senza una storia agricola alle spalle che quotidianamente si interfacciano con le nostre strutture, su tutto il territorio regionale, alla ricerca di terreni, finanziamenti, opportunità e consigli per sviluppare i loro progetti imprenditoriali. Partire da zero, senza la disponibilità di terreno, è molto più complicato”. 

Tra coloro che è partito da zero, senza capitale fondiario e nessuna esperienza contadina, c’è Alberto Bonardi, ligure, 48 anni, ingegnere meccanico, che ha lasciato una brillante carriera ai vertici di una multinazionale, per inseguire un progetto imprenditoriale tutto suo nel comune di Campagnatico. Ma la sua non è stata fuga, ne “un colpo di testa ma un percorso programmato a cui ho lavorato, nel tempo libero, per molto tempo studiando con cura tutti i dettagli”: racconta. Al suo fianco c’è la moglie Alessandra Piaggio, anche lei dirigente d’azienda nel settore della cantieristica a Genova, che si dedica alla parte commerciale. La neo nata azienda si è subito associata a Coldiretti. 

Bonardi, che si era innamorato della maremma facendo sport, si è dimesso dal suo precedente lavoro e ha acquistato trenta ettari di terreni soleggiati e ventilati nella campagna maremmana per dar finalmente sostanza al progetto che oggi si chiama le “Le Solaie”: allevare polli e faraone da carne allo stato brado così come i contadini facevano una volta e produrre autonomamente anche tutto il necessario per alimentarle. “I polli razzolano all’aperto e soprattutto liberi dall’alba al tramonto. Il modello di impresa che voglio realizzare è un modello sostenibile, rispettoso dell’ambiente e del benessere animale, ad accrescimento lento e quindi diametralmente agli antipodi dell’industria alimentare, autosufficiente e moderno – spiega ancora – ma anche capace di generare reddito perché questo è alla base della sopravvivenza di ogni attività”. 

Per il suo allevamento l’ingegnere allevatore ha progettato e costruito dei veri e propri pollai hi-tech dotati di meccanismi crepuscolari automatici che disciplinano la loro apertura e chiusura ed un sistema di coibentazione che riduce in modo sensibile le differenze di temperature con l’esterno. “In questo modo – spiega ancora – l’allevamento si autogestisce. Quando è buio le porticine del pollaio si chiudono, e la mattina, appena spunta il sole, tornano ad aprirsi. Il nostro obiettivo è quello di sfruttare le grandi estensioni che abbiamo per produrre i cereali necessari all’allevamento chiudendo in casa la filiera”. La richiesta per i polli liberi delle Solaie è promettente: “Da poche settimane abbiamo festeggiato un anno di attività. – conclude Bonardi – I nostri prodotti non sono destinati alla media e grande distribuzione ma alle macellerie selezionate, ai ristoranti, agli agriturismi e alla vendita diretta. Le carni dei nostri polli hanno il sapore di questa terra”. L’azienda produce anche uova dalla galline brade e olio. 

Per informazioni www.toscana.coldiretti.it, pagina ufficiale Facebook @coldiretti.toscana, Instagram @Coldiretti_Toscana, Twitter @coldirettitosca e canale ufficiale YouTube “Coldiretti


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