“Adesso è il momento di andare oltre gli sporadici annunci ed impegni. Questi ulteriori 12 mesi d’ammortizzatori, conquistati principalmente grazie alla caparbietà del sindacato, devono essere propedeutici a mettere in campo azioni ed investimenti concreti”. Lo scrivono in una nota i sindacati  Cgil, Cisl e Uil (come le loro sigle Fim, Fiom, Uilm) commentando l’incontro di stamani con la direzione JSW Piombino. “Un incontro che – dicono – com’era facile immaginare, è stato poco più che interlocutorio, seppur utile per un aggiornamento senza con questo svuotare di significato e importanza il Tavolo Ministeriale, che per le organizzazioni Sindacali resta quello ufficiale e per il quale attendiamo da troppo tempo l’impegno speso di una rapida riconvocazione”. All’incontro odierno con i segretari Fim, Fiom, Uilm provinciali erano presenti per il gruppo JSW il vicepresidente Marco Carrai, il presidente Bubbar, il direttore Asawale e il direttore del personale Luca Faenzi.

“Siamo stati informati che dopo mesi di due-diligence – spiegano i sindacati – Invitalia ieri per la prima volta ha espresso un’ipotesi di valutazione sul valore dello stabilimento. Un’ipotesi che, a detta del gruppo Jsw è ancora lontana dai valori immaginati dalla proprietà durante i confronti tenutisi con Invitalia in questi mesi”. Il confronto con l’Agenzia di Stato, secondo quanto riportato dai sindacati prosegue ed è prevista nelle prossime ore una call “per valutare se esistono spazi per ulteriori controproposte e trattative. Il gruppo indiano dichiara, vista anche la congiuntura favorevole del mercato dell’acciaio e la decisione d’insediarsi in Europa, d’essere intenzionato ad investire comunque a Piombino. Una dichiarazione che stride con una realtà che, i sindacati hanno rappresentato, ossia che fino ad oggi Jindal è stato totalmente inadempiente senza rispettare nessuno degli impegni assunti con i lavoratori e con il territorio, che si sente totalmente tradito”. Per Cigl, Cisl e Uil “serve un progetto che rilanci la produzione di acciaio, salvaguardi il prodotto strategico che esce dalle nostre linee di laminazione e continuiamo ad immaginare che, essendo l’Italia un paese importatore di coils, esista un mercato interno e magari possibili sinergie con le altre realtà siderurgiche piombinesi”.


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