Avendo seguito la vicenda che interessa il Comune di Tavarnelle e non solo pubblichiamo il comunicato arrivato dal Comintato di tutela e difesa della Val d’Elsa che procede nella sua azione contro Regionee Comune.

“La sera del 20 maggio è stato indetto dall’amministrazione comunale un consiglio aperto, per dialogare sull’ampliamento dei cicli produttivi della distilleria Deta e sulle prospettive del bacino della Vald’Elsa. Purtroppo il tempo concesso al nostro comitato   è  stato  solo dieci minuti.  La fase della parola ai cittadini è stata una delle peggiori  espressione di non democrazia.  Non a tutti i prenotati è stato concesso di parlare, emblematico poi il  caso di una  cittadina di Vico alla quale, il presidente del consiglio comunale le ha negato l’intervento in quanto consigliera  del nostro comitato. Solo le forti pressioni e  rimostranze dei cittadini collegati, gli hanno fatto affermare che le concedeva “due minuti”!! E’  stato invece  permesso a vari rappresentati di partito di esprimere la loro opinione. Ravvisiamo in questo comportamento una pregiudizievole applicazione dell’art 97 della Costituzione, circa l’impazialità della pubblica amministrazione.

Riteniamo inoltre grave che alla seduta sia mancato uno degli attori principali: la Regione Toscana, specialmente in questo periodo dove sono emerse gravi criticità per l’ambiente. Sarebbe stato meritevole e utile ascoltare le preoccupazioni dei  cittadini e informarci  anche chi  era il direttore del settore ambiente nel periodo durante il quale sono state fatte le conferenze dei servizi e concessa l’AUA alla Deta (autorizzazione Unica Ambientale) n. 2582   del  19 febbraio. Sul sito della Regione non risulta infatti chi fosse il Direttore nel periodo agosto 2020/26 febbraio 2021, data nella quale ha ripreso servizio il precedente direttore Edo Bernini, il cui rapporto era terminato a luglio.

L’assessore all’ambiente ha impiegato il  tempo di intervento per  raccontare la storia della Distilleria dagli inizi del secolo scorso, fino al 2017. Ha fatto una lunga discettazione sul protocollo firmato dai sindaci della Vald’Elsa, definito anche  “scialuppa di salvataggio” e già  contestato dal nostro Comitato, all’assemblea di presentazione del 26 febbraio e ritenuto  un “fumoso” atto politico, Il Protocollo  appare  incompleto in quanto non supportato da atti che ne completino gli impegni: non ci sono  le modalità di monitoraggio delle emissioni, non ci sono tempi  di attuazione, non sono garantite le risorse finanziarie e sistemi sanzionatori per le inadempienze. 

Le spiegazioni degli aspetti tecnici,   illustrati  dal dottor Poggi dell’Arpat, relativi all’istruttoria all’AUA ha fatto rumoreggiare i cittadini. Il dirigente  ha affermato che le sostanze emesse hanno effetto sulla qualità dell’aria,   ha detto   che gli impianti di combustione potevano  esalare, oltre che il famigerato PM10,  ossidi di azoto:    ha continuato argomentando la presenza di  altri microinquinanti organici quali idrocarburi policiclici aromatici   e diossina,  a questa parola  è serpeggiato il panico tra gli astanti.

Ha  aggiunto che la diossina si forma  oltre i 200° di combustione e che il coacervo di sostanze agglomerate durante il transito nel camino di 60 metri non deve preoccuparci, in quanto si stima che  alla fuoriuscita dalla bocca della nuova ciminiera i fumi avranno una temperatura di circa 60°!  Ha inoltre  affermato  che l’Agenzia aveva  fatto cinque accessi, come se questo fosse un trattamento di favore e  non un dovere d’ufficio,   dovuto a quanto da lui stesso affermato  “che era stata  trovata una situazione più critica di quella ipotizzata”

Molti  si chiedono come mai non venga sostituito questo essiccatotio, ritenuto un sistema antiquato. Ci si sono vari studi sui nuovi  essiccatoi. Qualcuno argomenta che la combinazione di questo  essiccatoio, combinato alla  caldaia Pelucchi e ad una ciminiera di 60 metri,  potrebbe far  assomigliare il tutto ad un inquietante inceneritore di rifiuti solidi urbani.

Le preoccupazioni crescono alla luce di quanto aggiunto dall’assessora Fedi, la quale  ci ha informati di una comunicazione dell’Asl Toscana Centro,   di aver   “attivato  vigilanza ai procedimenti autorizzativi“. Affermazione controversa rispetto a   quanto asserito  dal Sindaco  nella riunione del  20 gennaio con i nostri consiglieri,  in presenza della medesima assessora: “l’Asl  non si è mai presentata al tavolo della Conferenza dei Servizi”  .

 Il  sindaco ha  chiarito  i compiti dell’amministrazione e dell’applicazione  delle leggi. Ha riconosciuto che  i fatti contingenti non hanno permesso una puntuale applicazione della fase comunicativa che ha avuto “passaggi accellerati“; che, lì dove ci sono problemi,ama  andare a verificare di persona. Però non ha chiarito per quello che riguarda le responsabilità dell’amministrazione comunale  circa il permesso a costruire ribadiamo in un’area industriale che nel piano strutturale del 2006 era stata individuata come area satura per quanto riguarda le produzioni inquinanti.

 Data  la comune  preoccupazione dovuta al Covid, “per questa società che si spezzetta e si smembra” lo aspettiamo nelle strutture ricettive  della Vald’Elsa che non riusciranno a  ripartire o mantenere gli standard di accoglienza ambientale  tipici del territorio e insieme, per consolarci, ci daremo all’alcol!

Inoltre ci offendono  le intimidazioni  del vicesindaco, circa la ricaduta sui cittadini del costo altissimo delle eventuali spese della sospensiva, e  ha infarcito il contenuto della sua affermazione con la frase “di non fidarsi dei pifferai magici”.   Ci preme ricordare ai bambini che non conoscono la fiaba, per il cui futuro, qualità dell’aria e diritto alla salute  stiamo lotttando, che nella fiaba il pifferaio magico liberò la città dai topi.”


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