Stamani, in Palazzo Sacrati a Firenze, sede della giunta regionale l’Assessora alla Salute Stefania Saccardi ha presentato la “partenza”, avvenuta lo scorso lunedì, dopo due anni e mezzo di lavori, del numero unico per le emergenze sanitarie intraospedalierie.

Pare scontato che l’evento urgente in ospedale abbia un percorso “facilitato” ma cos’ì non era.
Gli interventi di soccorso sia per i pazienti che per chi l’ospedale lo vive ogni giorno (fruitore, parente, etc) sono molto più di quelli che si può pensare. Per esempio sono fra i 15 e i 20 al giorno gli arresti cardiaci in ambito ospedaliero.

Il numero conosciuto solo dagli operatori (non c’è motivo che venga comunicato all’esterno, e non è il caso di farlo, per evitare di creare confusione) mette in moto un’assistenza tempestiva in tutti quei casi di eventi traumatici che possono accadere all’interno di un ospedale: a un paziente, ma anche a un visitatore o a un operatore. Una caduta dal letto o dalle scale, un infarto, un ictus; o un peggioramento clinico in una persona già ricoverata in ospedale.

Il numero unico, e tutta l’organizzazione che vede coinvolti circa 400 operatori in tutti gli ospedali della Toscana è coordinato dal Dottor Matteo Nocci, responsabile scientifico del gruppo di lavoro che, presente in conferenza stampa, ha raccontato tutto il percorso svolto per arrivare al risultato del numero unico superando anche le problematiche di non univocità dei singoli presidi ospedalieri che fino ad oggi gestivano l’emergenza ma con modalità differenti.

“Quando un evento traumatico avviene fuori dall’ospedale – spiega l’assessore Saccardi – viene chiamato il 118. In ospedale no, perché culturalmente siamo orientati a pensare i nostri ospedali come luoghi estremamente sicuri. In realtà non è così, incidenti ed eventi avversi si possono verificare anche dentro l’ospedale. Ed è necessario intervenire con tempestività e nella maniera giusta. Il numero unico intraospedaliero aumenta la sicurezza per tutti coloro che a vario titolo (pazienti, visitatori, operatori) si trovano all’interno delle aree ospedaliere. Si tratta di circa 40.000 pazienti che ogni giorno sono nei nostri ospedali, a cui si aggiungono gli operatori della sanità e i tanti visitatori”.

“Il modello – chiarisce Matteo Nocci – mira in particolare a superare la possibile variabilità e frammentazione correlata alla presa in carico delle urgenze/emergenze intraospedaliere, come infezioni, ictus, traumi o emergenze cardiologiche, uniformandone le modalità di attivazione e le procedure operative su tutto il territorio regionale. Si vuole garantire maggiore sicurezza, risolvere alcune criticità, favorire il lavoro dei professionisti e pareggiare alcune disparità tra i diversi ospedali”.

Questa avviata dalla Toscana è la prima esperienza strutturata a livello regionale come risposta agli eventi traumatici che avvengono dentro gli ospedali. E’ un modello avanzato e coerente con le più recenti evidenze scientifiche, che dimostrano come questi sistemi permettano una diminuzione della mortalità intraospedaliera e del ricorso a livelli di cura maggiore, assicurando un notevole progresso in termini di sicurezza e performance ospedaliera.

Il nuovo modello è partito in tutti i 43 ospedali della regione, dove sono stati identificati i team dell’emergenza intraospedaliera, composti da professionisti estremamente qualificati, in grado di garantire H24 la risposta a queste emergenze e indirizzare i pazienti nel percorso più adeguato di diagnosi e cura.

“La realizzazione del nuovo sistema – dicono gli esperti che hanno messo a punto le linee guida – ha visto un forte coinvolgimento di moltissimi professionisti delle aziende, tra cui medici, infermieri, tecnici ed esperti del rischio clinico, in stretta collaborazione con le relative direzioni aziendali, e il cui coordinamento è stato assicurato dai project manager aziendali”.

Nei prossimi mesi sono previste azioni per il consolidamento e il monitoraggio di questo modello. Saranno migliorati i sistemi di monitoraggio, grazie a una sempre maggiore informatizzazione del sistema, e i piani di formazione riguarderanno tutti gli operatori potenzialmente coinvolti.


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