Invece di andare a scuola si dedicava a rapine e estorsioni e a fare video in cui mostrava come, senza patente, conducesse l’automobile. Finisce ne guai un 15enne di nazionalità albanese che vive e frequenta le locali scuole medie a Pontedera, nella provincia di Pisa. Il minore, unitamente ad altri complici, alcuni identificati e denunciati e altri in via di identificazione, eludendo l’obbligo scolastico, era dedito a furti, rapine ed estorsioni, facendosi via via farsi dare capi firmati e soldi dai malcapitati che incontrava nelle vie cittadine e fuori le scuole.
Lo stesso aveva inoltre l’abitudine di postare sui social comportamenti illegali quali guidare autovetture pur non avendo ovviamente conseguito alcuna patente e altri conditi da meme e immagini con cui prendeva in giro la polizia che non riusciva a fermarlo. Nel mese di marzo era comunque già stato tratto in arresto dalla polizia nella flagranza del reato di rapina di soldi commessa con un complice ai danni di due minori ma, considerata la sua giovane età, era stato affidato ad una comunità minorile fuori provincia da cui si era allontanato più volte in diverse occasioni, facendo poi rientro spontaneamente dopo alcuni giorni non prima di aver postato sui social video che lo riprendevano in varie attività tra cui quelle di guidare autovetture, sempre facendosi beffe della polizia con meme e canzoni trap di sottofondo. Considerata la pericolosità sociale la Procura, ha richiesto un aggravamento della misura cautelare in atto che il Tribunale per i Minorenni ha emesso tempestivamente ma il minore nel frattempo si era nuovamente allontanato dalla comunità minorile. Dopo alcuni giorni di appostamento nei luoghi presumibilmente frequentati dal ragazzo, conosciuti grazie alle sue pubblicazioni social, è stato tratto in arresto e associato al carcere minorile di Firenze. Sono diversi gli episodi di rapine ed estorsioni ricostruiti ma si presuppone fondatamente che ce ne siano altri non denunciati dai ragazzi per timore di ritorsioni. Nei casi di rapine di capi di abbigliamento le vittime raccontavano ai genitori di aver smarrito quei capi. Le indagini proseguono per individuare i complici non identificati e per attribuire gli episodi delittuosi a quelli già identificati.