La montagna frana: transitare per le strade collinari e montane è sempre
più pericoloso. I versanti sono a rischio frane e smottamenti. “Dopo le
denunce per la caduta di piante ad alto fusto – affermano alcuni residenti

abbattutesi sulla carreggiata della provinciale via Bassa Tambura e sulle
comunali per Casette, al bivio per Forno, nella valle dei Canali, in alcuni
versanti sono stati effettuati tagli radicali delle piante: adesso, da quei
versanti (prima del bivio per Casette) scendono sassi e fango. Al bivio
per Forno, dove si è sfiorata la tragedia pochi giorni fa, un movimento
franoso si sta muovendo a monte. Il tratto è stato transennato con
blocchi in cemento ed è stato istituito il senso unico alternato controllato
da un semaforo ma c’è da avere paura a rimanere lì, in attesa di poter
passare. Oltre la transenne che delimitano il fronte di frana, altri sassi
sono precipitati sulla carreggiata, e continuano a cadere. Via della Posta,
per Canevara, è ancora chiusa a causa di una frana con caduta massi.
L’abitato di via Del Santo è rimasto isolato a causa di uno smottamento.
Via Alta Tambura, inoltre, spesso è messa a rischio da caduta massi.
Ormai percorrere quelle strade diventa una roulotte russa e la gente ha
paura. Troppe volte si è sfiorata la tragedia ma fino a quando potremo
dire “è andata bene?”. Forno, Casette, Caglieglia, Canevara, Vergheto, Il
Santo, Poggio, Guadine, Gronda, Redicesi, Casania, Resceto sono i luoghi
raggiungibili solo percorrendo via Bassa Tambura e il rischio è troppo
elevato. Ed anche il versante tra via dei Carri e via dei Colli vive la stessa
situazione di disagio, nella paura.

“Transitano anche autobus di linea e se
succedesse in quel momento, sarebbe una tragedia – interviene il
consigliere comunale, Daniele Tarantino, che segue la
vicenda -. Non è possibile vivere in quel modo ed essere terrorizzati a
causa di frane, alberi e massi che precipitano. Chiaro che l’abbandono del
territorio influisce negativamente e i boschi versano in condizioni
pietose. Tuttavia versanti vanno monitorati, laddove è necessario vanno
disgaggiati e messi in sicurezza, anche con la sistemazione di reti
paramassi a protezione della carreggiata sottostante e dell’incolumità di
chi vi transita. Troppi sono i segnali preoccupanti che la montagna ci sta
mandando e ritengo necessario un tavolo istituzionale congiunto tra enti
e protezione civile per l’apertura di un’indagine tecnica sulla salute del

territorio, soprattutto in prossimità dei centri abitati montani e delle
strade praticate per raggiungerli. Non possiamo più aspettare.”.


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