Avvio della procedura di licenziamento collettivo (21 lavoratori più una lavoratrice col contratto a termine in scadenza) e dismissione del sito di Scandicci: è quanto ha comunicato Hugo Boss a Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil pochi giorni fa.

I sindacati ritengono questa decisione “illogica e irricevibile” e hanno proclamato lo stato di agitazione: oggi c’è stato lo sciopero di lavoratori e lavoratrici (si tratta di personale molto qualificato, in prevalenza femminile) con un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento a Scandicci in via de’ Cadolingi (al presidio è intervenuto anche il sindaco di Scandicci Sandro Fallani).

L’azienda intende delocalizzare le lavorazioni di Scandicci (dove ci si occupa dello sviluppo del prodotto delle collezioni di pelletteria e delle calzature per donna, a livello di prototipi e di campionario) in Asia e in Portogallo. “Riteniamo profondamente sbagliata la scelta operata dall’azienda di dequalificare il proprio prodotto e spostare all’estero gli sviluppi delle collezioni e dei campionari, oltre che le produzioni. Per giustificare la scelta, l’azienda ha comunicato che le tendenze dei mercati e dei gusti dei consumatori non sarebbero più interessate al Made in Italy. Questa affermazione è falsa, grave e inaccettabile, e nasconde solo un’operazione speculativa”, spiegano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che saranno in stato di agitazione finché l’azienda non ritirerà la procedura di licenziamento collettivo: “Si è di fronte all’ennesima delocalizzazione operata in danno ai lavoratori col solo fine di massimizzare i profitti”. Inoltre, proseguono i sindacati, “si tratta del primo grande brand di moda che se ne va da Scandicci, anziché arrivarci. La questione quindi interroga, oltre che il mondo del lavoro, anche quello delle imprese e delle e istituzioni: mentre altri brand investono da noi, questo è uno schiaffo a Scandicci e al polo toscano della pelletteria, quindi chiediamo alla Regione e a Confindustria Moda di aprire subito un tavolo sulla vertenza. Pensiamo comunque che la strategia e l’impostazione di Hugo Boss non saranno apprezzate dai mercati, in quanto il lusso sta andando nella direzione dell’incremento qualitativo e della richiesta di prodotti esclusivi”.


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