Nella giornata di ieri, la magistratura fiorentina ha provveduto ad effettuare arresti e sequestri immobiliari a persone accusate di essere affiliate al clan camorrista dei cosiddetti Casalesi, presenti e operativi nel territorio fiorentino e regionale, impegnate secondo l’accusa anche in attività illecite nei cantieri edili, compresi quelli pubblici.

Firenze e la Toscana non sono territori di malavita organizzata, ma è in questi luoghi che essa investe e produce profitti. Le cosche malavitose entrano nel tessuto produttivo in maniera diffusa, prova ne sono questi provvedimenti e in precedenza lo fu l’operazione cosiddetta ‘Cemento nero’. Queste attività legate alla criminalità organizzata stanno corrompendo e indebolendo il tessuto imprenditoriale del territorio”: queste le dichiarazioni di Marco Carletti, Segretario Generale provinciale del sindacato della costruzioni Fillea Cgil Firenze.

Che continua: “La moneta sporca della malavita sta progressivamente depauperando il tessuto produttivo dell’edilizia fiorentina. Sempre più aziende locali per poter competere con le aziende ‘cattive’ sono costrette ad uscire dal perimetro dei contratti collettivi, generando un diffuso e gravissimo dumping contrattuale o peggio di evasione totale dalle regole del collocamento e del lavoro. Troppe anime belle si aggirano sui temi dei lavori e degli appalti. Qualche domanda come lavoratori dell’edilizia vogliamo porre a tutti: quando i prezzi offerti sono cosi bassi da essere inferiori al costo della manodopera, nessuno si pone il problema di come questo possa avvenire? Nessun ingegnere, architetto, qualche responsabile del procedimento delle stazioni appaltanti, si pone mai una domanda? Mai nessuno si assume una responsabilità sociale di porsi almeno una domanda? Le imprese di costruzioni, quelle con pochi o addirittura senza nessun operaio, piene di soldi e di colletti bianchi, che utilizzano la logica del massimo ribasso, mai sono chiamate dalla politica alla responsabilità derivante dal ricorso indiscriminato ad aziende nate ieri con 100 euro di capitale sociale? E quelle che distaccano manodopera senza rispettare le regole, che sottopagano i propri dipendenti? Quelle che ricorrono al lavoro nero e grigio? Possibile che soltanto noi e la magistratura, quando essa viene investita, ci accorgiamo di quale danno si sta arrecando a questo territorio e ai suoi cittadini? Siccome temiamo che quasi nessuno risponderà o rifletterà su queste semplici domande, siamo sempre più convinti, come Fillea Cgil, di continuare il nostro strenuo impegno per combattere questo stato delle cose”.


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