“Le misure introdotte dal governo con l’ultimo decreto potrebbero
colpire circa un terzo dell’economia toscana. Si tratta di una stima
incerta anche perché, come noto, alcune imprese che appaiono a prima
vista non essenziali potrebbero diventarlo perché interdipendenti con le
filiere individuate come essenziali e perché, all’opposto, alcune
attività considerate essenziali potrebbero comunque ridurre la propria
produzione. Per affrontare il panico crescente e derivante dalle
chiusure di queste nostre imprese, con perdite di valore aggiunto di
circa 800 milioni di euro a settimana, non vedo altra strada che quella
di iniettare risorse aggiuntive per garantire la cassa integrazione
guadagni ai lavoratori, indispensabile quanto la sicurezza sui luoghi di
lavoro, la sicurezza sanitaria e igienica anzitutto”. Il presidente
della Regione Toscana, Enrico Rossi, riflette sugli effetti che la crisi
sanitaria in corso e i provvedimen
ti
adottati per fronteggiarla stanno producendo sul sistema produttivo
toscano.
“L’industria più colpita assieme al turismo, agli alberghi e al
commercio – sottolinea Rossi – è certamente quella ricreativo culturale,
per la quale è indispensabile l’aggregazione delle persone. Penso ai
cinema, ai musei, ai teatri, allo spettacolo in generale, ai centri
sportivi e ai servizi che vi gravitano attorno. Analogamente è colpito
tutto il sistema dei trasporti legato alle persone, mentre il trasporto
di merci resta e può, da questa crisi, anche aumentare le sue attività e
dimensioni. Segue poi per livello di sofferenza l’industria delle
costruzioni e quella manifatturiera, che è alla base e a fondamento
delle nostre esportazioni”.
“In prospettiva ciò che preme sottolineare – continua il presidente – è che un quadro di sofferenza resterà gradualmente anche dopo la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, perché, come è prevedibile, i cambiamenti introdotti nei comportamenti e nelle relazioni che sono alla base delle attività economiche resteranno e dureranno per diverso tempo nella logica del distanziamento sociale e della prevenzione. Dal punto di vista della strategia, lo ripeto ancora una volta, questa pandemia svela le fragilità del nostro paese e del nostro sistema economico. Anzitutto – argomenta Rossi – ci dice con chiarezza che abbiamo un bisogno vitale di politica industriale per assicurare al paese prodotti e beni di base essenziali, che non lo facciano dipendere da altre economie e dalle sole logiche del profitto e del mercato. Per questo dobbiamo ridurre la lunghezza delle filiere e tornare a localizzare i mprese e know how che il dumping e la globalizzazione hanno spostato altrove. Penso all’industria sanitaria, ma anche all’energia, all’acciaio, alla chimica, all’informatica. Serve insomma – insiste – un grande disegno di politica industriale, per ricostruire quello che la globalizzazione ha reso fragile e distante”.
“Una lezione di fondo che viene da questa emergenza sanitaria globale – è la conclusione del presidente Rossi – sta poi nel bisogno profondo di un equilibrio più rispettoso del rapporto tra uomo, ambiente e natura; tra risorse e sviluppo. Quest’emergenza pone al centro la grande questione dei valori e della comunità umana. In questo senso l’agenda per l’economia circolare dovrà riprendere al più presto il suo corso con ancor più vigore, ripartendo dalla centralità dello Stato e delle politiche pubbliche”.