Il Cerimp, centro di riferimento regionale per gli infortuni e le malattie professionali, assieme a Confindustria Toscana, punta la lente sugli infortuni sul lavoro negli ultimi anni fino alla pandemia, dal 2015 al 2020, a caccia di dettagli per capire le differenze tra settore e settore, ma anche rispetto alle altre regioni, il Paese e l’Unione europea: dati utili alla Regione per poi stabilire le priorità e dove intervenire per accrescere la prevenzione ma anche per sensibilizzare tutti gli attori alla ‘cultura della sicurezza’ in azienda.
Dal rapporto emerge che in Toscana, se analizziamo ad esempio il manifatturiero nel suo complesso, il tasso grezzo di tutti gli infortuni sul lavoro è più basso del dato nazionale, ma nelle costruzioni e nel settore dei trasporti e del magazzinaggio è invece più alto, anche se non di molto. Il tasso degli infortuni gravi (quelli con almeno quaranta giorni di prognosi o un grado di invalidità permanente) è invece simile al dato nazionale in tutti e tre i macrosettori.
I numeri raccontano in ogni caso di una situazione che nel tempo è progressivamente migliorata, con un trend costante. In Toscana infatti gli infortuni – in numeri assoluti, sia denunciati che riconosciuti (che rappresentano circa il 70% dei denunciati – sono diminuiti in maniera importante negli ultimi venti anni, stabilizzandosi negli ultimi quattro o cinque.
Gli infortuni gravi appaiono nel ventennio più stabili, con una chiara tendenza alla diminuzione nell’ultimo lustro. Anche per i mortali si nota un progressivo declino nello stesso periodo più ampio, anche se più marcato nel primo decennio: la media degli anni 2016, 2017, 201 e 2019 è inferiore del 70 per cento rispetto al 2000.
Gli infortuni in itinere, quelli cioè durante lo spostamento da casa al luogo di lavoro e viceversa (e su cui chiaramente influiscono fattori estranei all’aspetto lavorativo) appaiono stabili negli ultimi anni, ma erano significativamente cresciuti all’inizio del millennio tant’è che la media sempre degli anni 2016, 2017, 2018 e 2019 ha un valore superiore di oltre tre volte ai numeri dell’anno 2000.
“Non dobbiamo mai smettere di cercare di migliorarci e manterremo un impegno massimo sul tema della sicurezza sul lavoro – assicura l’assessore alla sanità, Simone Bezzini – Il report di oggi è uno strumento che offre numeri e spunti su cui riflettere e dunque da condividere”.
“Tante cose – ricorda l’assessore – sono state fatte in questi anni, dal progetto speciale per la manifattura a Prato e nell’area della Toscana centrale al lapideo o nel settore portuale.C’è un programma di attività che anche in questi mesi sta andando avanti: penso alla valorizzazione dei responsabili per la sicurezza dei lavoratori, ai riders, alle attività nelle scuole o ai nuovi protocolli per la sicurezza sul lavoro per ii cantieri sanitari. A questo si aggiunge l’attività ordinaria di controllo che il sistema sanitario porta avanti, assieme ad altri enti, con 500 operatori, 15 mila visite alle aziende ogni anno e altre cinquemila nei cantieri”.
Se si rapportano gli infortuni alle fasce di età , relativizzandolo in base alla consistenza dei gruppo, parrebbe che il tasso di incidenza sia più elevato tra i lavoratori da 15 a 24 anni. Ma si tratta di un dato dubbio, secondo gli analisti. In numeri assoluti la fascia più colpita dagli infortuni è in Toscana quella tra i 45 e i 54 anni e si sposta ancora più in alto per gli infortuni gravi e mortali. Si infortunano di più, almeno stando alla statistica, più gli uomini delle donne. Fa eccezione il 2020, ma il dato è presto spiegato: l’Inail ha riconosciuto il contagio da Covid-19 come infortunio, se avvenuto a lavoro, e tra gli operatori sanitari (i più esposti) le donne sono più numerose degli uomini.
“Dobbiamo continuare ad impegnarci per aumentare la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro – sottolinea l’assessora a istruzione, formazione e lavoro, Alessandra Nardini -. Si tratta di un obiettivo che ci siamo posti come prioritario”. “Spesso la precarietà di certi contratti, usati magari per i giovani e le donne, determina anche una più scarsa formazione in materia di salute e sicurezza. Il mio assessorato – spiega – si sta occupando in particolare della formazione e di promuovere la cultura della sicurezza già dalle scuole, convinti che si debba partire dalle bambine e dai bambini a parlare di sicurezza sul lavoro per prevenire incidenti, infortuni e malattie”. “Il lavoro da fare è ancora tanto – conclude -: progetti importanti in questi anni sono stati messi in campo dalla Regione, ma dobbiamo e vogliamo fare ancora di più. Il confronto, l’ascolto e la condivisione degli obiettivi con le organizzazioni sindacali e le parti datoriali è fondamentale e il contributo di Confindustria è dunque importante”.
Come già evidenziato, tra il 2015 e il 2020 gli infortuni più numerosi si sono contati in Toscana nel settore delle costruzioni, seguito nell’ordine da industria, commercio e servizi. Di nuovo fa eccezione il 2020, ma sempre per via della pandemia: nel settore dei servizi è ricompresa infatti la sanità e il tasso di incidenza quell’anno è dunque risultato nel settore più elevato di quello dell’industria. Per gli infortuni mortali il tasso di incidenza più alto è sempre quello delle costruzioni, seguito da Industria e agricoltura, anche se con maggiori oscillazioni annuali dovute pure all’instabilità statistica per via dello scarso numero di decessi.
Ampliando l’orizzonte lo studio mette in evidenza come, tra il 2010 e il 2018, gli infortuni non mortali sul lavoro in Italia si siano ridotti in modo più marcato rispetto all’Europa a ventisette.
Anche per gli infortuni mortali si sono fatti progressi, con un tasso però che rimane leggermente superiore a quello europeo. Complessivamente i tassi di infortunio sono più elevati nell’Italia del Nord Est, con valori intermedi nel Nord Ovest e Centro e più bassi al Sud e nelle isole, dove però risultano più elevati i tassi di mortalità per infortunio. Tra tutte le regioni, la Toscana occupa una posizione intermedia per i tassi standardizzati di infortunio sul lavoro ed una medio-bassa per quelli mortali.
“Questo report sul fenomeno infortunistico redatto con la Regione Toscana è solo la base di partenza di un più ampio progetto che porteremo avanti come commissione formazione e cultura di Confindustria Toscana – annota Patrizia Pacini – Lo scopo non è solo quello di individuare eventuali aree di criticità per indirizzare al meglio interventi finalizzati ad accrescere la sicurezza nelle aziende e la realizzazione di progetti educativi ed informativi in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro”. “Come prima iniziativa infatti – prosegue c conclude – abbiamo realizzato un opuscolo informativo in materia di sicurezza sul lavoro, che metteremo a disposizione delle aziende: soprattutto per i giovani in ingresso nelle imprese, insieme alla formazione prevista. Vorremmo poi estendere in seguito la distribuzione anche fra i ragazzi degli istituti superiori”.