Jean Blanchaert, critico d’arte, gallerista internazionale e direttore artistico del MIDA, nel presentarne la mostra ha detto: “Riccardo Dalle Luche è un artista che nella sua “Orme di Michelangelo” ha saputo cogliere il tratto sublime che, nel marmo, lega l’artigiano con lo scultore. Leica Ambassador (qualifica che titola pochissimi fotografi italiani ritenuti fondatori di tecniche innovative ed originali) ha guadagnato il sigillo della casa germanica per aver impresso e sublimato nelle sue immagini il percorso che lega la fatica con il talento.”

La mostra, definita dal critico “fuorimida” intesa cioè come evento collaterale della Mostra dell’artigianato di Firenze, si tiene presso il Leica Store fiorentino, lì nelle vicinanze della Fortezza da Basso. E’ composta da 11 immagini che testimoniano appunto gli ambiti ed i tempi della trasformazione del marmo: da pietra senza forma a emblema permanente della genialità dell’artista.

Lui, Riccardo dalle Luche, massese, fotoreporter, classe ’64, collaboratore di numerose agenzie fotografiche, corrispondente ANSA da moltissimi anni, fotografo di cronaca e di sport, paparazzo da sempre con incredibili scatti rubati in Versilia (Mina, l’ex ministra Maria Elena Boschi in costume da bagno, Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, al bagno Nedy di Poveromo, Andrea Bocelli, Michelle Hunziker e moltissimi altri), commenta quasi incredulo e distaccato gli eventi che lo hanno inestito: “Sono sorpreso – dice il fotografo – dalla notorietà e dalla grande approvazione che mi circonda. Sono progetti che curo da moltissimi anni, e non solo nell’ambito delle cave di marmo e nei laboratori di scultura. Recentemente, ho curato anche la regia, la scenografia e la realizzazione di un documentario su Alberico Cybo Malaspina, Massa nova, che tratta la vita, la società e la quotidianità della nostra gente dell’epoca con le inevitabili implicazioni e complicazioni che quei tempi imponevano. Adesso mi sto occupando di un progetto, sostenuto dal governo indiano, finalizzato alla realizzazione della statua di un santone che sarà collocata in un tempio già predisposto. Il lavoro sarà accompagnato da un pacchetto foto-video-documentativo nel quale la creazione dell’opera sarà seguita e certificata negli aspetti più significativi, eloquenti e pregevoli.” Il fotoreporter massese, investito così prepotentemente e senza preavviso da una notorietà quasi ingombrante, si professa ancora un po’ stupito: “Ho sempre seguito progetti artitici anche impegnativi, ma forse il tratto che separa la quotidianità dal riconoscimento pubblico, era ancora nascosto nella ricerca e nell’impegno. Commenti pubblici così appaganti sono di stimolo sicuramente per il lavoro futuro. Senza dimenticare il giornalismo che da sempre è l’ambito nel quale mi muovo con maggior soddisfazione.”


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