Si è concluso il restauro della cappella di Sant’Agata, situata nella zona absidale della chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno. Di proprietà comunale, versava da anni in grave stato di degrado. L’importo dei lavori ammonta a 348mila euro, di cui il 75% grazie al cofinanziamento della Fondazione Pisa e il restante con risorse proprie comunali. L’annuncio dei lavori era stato dato a fine 2020 dal sindaco di Pisa, Michele Conti. Il progetto e la direzione dei lavori sono stati curati dall’architetto Roberto Pasqualetti, le ditte esecutrice sono Costruire srl di Montecarlo di Lucca e Arterestauro di Pisa.

«La cappella medievale di Sant’Agata è immersa in un contesto storico ricco di emergenze monumentali di grande rilievo – spiega il Sindaco Michele Conti -. Nelle sue immediate vicinanze anche la chiesa di Sant’Antonio in Qualquonia, in totale stato di abbandono, per il quale il Comune di Pisa ha recentemente ottenuto 900mila euro di finanziamento dai fondi del PNRR per la rigenerazione urbana. Queste due operazioni testimoniano la grande attenzione della nostra amministrazione per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico della città. Per il recupero della cappella Sant’Agata ci tengo a ringraziare la Fondazione Pisa, senza il cui contributo fondamentale non sarebbe stato possibile essere qui oggi. Adesso dobbiamo lavorare per valorizzare questo nuovo spazio, inserendolo negli itinerari turistici della nostra città e magari, anche attraverso la collaborazione con associazioni del territorio, rendendolo vivo e frequentato con iniziative culturali per cittadini e ospiti». Il Sindaco ha poi annunciato una iniziativa di apertura alla cittadinanza della cappella per il prossimo 5 febbraio, dedicato al culto di Sant’Agata.

«La Fondazione Pisa – dice il presidente della Fondazione PisaStefano Del Corso – ha accolto con sollecitudine nel 2020 la richiesta di sostegno, giunta dall’amministrazione comunale, per il recupero della Cappella di Sant’Agata, riscontrando l’immediata esecutività del progetto di intervento presentato, che prevedeva il restauro completo delle parti murarie della copertura e delle pareti esterne, nonché degli infissi e del pavimento interno. Un intervento complesso e necessario che si aggiunge a quelli per la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno per i quali la Fondazione Pisa si è impegnata da lungo tempo e che nel loro insieme contribuiscono al recupero di un’area tra le più belle a Pisa. L’intervento sulla Cappella di Sant’Agata, un bene di grande importanza storica, edificata probabilmente intorno al 1063, va appunto inserito nel conteso del più ampio intervento di riqualificazione della zona circostante, cofinanziato dalla Fondazione, già realizzato con il restauro strutturale ed architettonico della Chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno e la parziale riqualificazione della piazza antistante la Chiesa. Ci teniamo a sottolineare l’importanza anche dell’intervento sull’area verde esterna alla Cappella Sant’Agata, che sarà dotata di idonea illuminazione per lo svolgimento di manifestazioni a carattere culturale o ludico. Con la previsione di recintare l’area con una cancellata. Un modo indispensabile per preservare il bene, una volta tornato al suo splendore. Oggi partecipiamo con piacere a questo momento di presentazione pubblica dei lavori compiuti, in vista della restituzione alla cittadinanza di un’area recuperata e vivibile».

«Si è trattato di un restauro importante – spiega l’assessore ai lavori pubbliciRaffaele Latrofa -, con interessanti accorgimenti tecnici, tutti concordati con la Soprintendenza, che sono andati ad intervenire in maniera poco invasiva ma efficace sulla struttura e con altri all’esterno, con un segno che rimanda dell’antiche sedime, marcato dall’erba e dalla ghiaia, e con una cancellata elegante che ne delimita lo spazio e impedisce l’accesso ai mailntenzionati, anche se intendiamo rendere fruibile questo luogo alla cittadinanza. Infine, è molto suggestiva la nuova illuminazione per valorizzare questo bene storico così vicino alla chiesa di San Paolo in Ripa d’Arno e alla Qualquonia»

Descrizione della cappella. L’edificio è a pianta centrale, di forma ottagonale con pareti perimetrali e copertura piramidale in laterizio. I vertici dell’ottagono sono segnati da otto paraste, anch’esse in laterizio, le cui basi sono costituite da corsi regolari di pietra da taglio. Le otto pareti perimetrali sono caratterizzate da una struttura principale di archi a tutto sesto in laterizio direttamente connesse alle paraste, al disotto dei quali sono inseriti dei tamponamenti anch’essi in laterizio. L’ingresso alla cappella è ricavato sottraendo uno dei tamponamenti nella parete dell’ottagono rivolta verso l’abside della chiesa di S. Paolo a Ripa. Sulle quattro pareti più vicine a quella di ingresso si apre una trifora con archetti a tutto sesto e sottili colonnine in marmo variamente decorate; sopra la trifora si apre un picco oculo descritto da elementi in laterizio modanati, nelle restanti tre pareti alla stessa altezza ritroviamo il medesimo oculo come unica apertura verso l’esterno. La parte sommitale delle otto pareti è conclusa da una serie di otto archetti ciechi per lato, la cornice di gronda è infine coperta da un manto di coppi ed embrici su cui si imposta la copertura piramidale. Quest’ultima è realizzata da elementi pieni in laterizio priva di manto di copertura, e coronata da una colonnina in marmo che porta una croce doppia in ferro. Il pavimento interno è in cotto a quadrettatura orientata a 45° rispetto alla soglia dell’entrata.

Brevi cenni di storia. Il monumento si trova immerso in un piccolo giardino di forma quadrangolare, delimitato a ovest dall’abside della chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, a sud e ad est da due complessi residenziali e a sud dalla via di San Paolo. Uno spazio, quello che circonda la cappella, che appare fortemente mutato dalla distruzione e successiva ricostruzione dovuta ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Le mappe storiche evidenziano come la cappella fosse perimetrata dal chiostro del monastero Vallombrosiano su tutti i lati dell’attuale giardino. Gli eventi bellici del 1943 hanno compromesso in modo irrimediabile gran parte degli edifici del perimetro, compreso il campanile di San Paolo a Ripa d’Arno. in seguito al progetto di ricostruzione ad opera dell’allora Soprintendente, ing. Piero Sanpaolesi (1955 circa), vennero demoliti tutti gli edifici oramai fatiscenti.

La data di costruzione e l’autore della cappella non sono certi. Non esiste, infatti, nessuna iscrizione che riveli l’anno di edificazione. La tradizione locale vuole tuttavia che la chiesa sia stata fatta edificare nella seconda metà dell’XI secolo dai canonici di San Paolo al ritorno dalla presa di Palermo (1063) dalla quale fu importato il culto di Sant’Agata.

Progetto di restauro. Il progetto di restauro della cappella è stato preceduto da una approfondita indagine conoscitiva curata dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi di Firenze.

Oltre a opere di consolidamento e conservazione, il restauro si è esteso fino a una profonda riqualificazione dell’area tesa alla valorizzazione di questa parte della città. Per preservare il monumento è stata anche realizzata una recinzione metallica di protezione sul perimetro del lato nord ed est del lotto.

Il progetto ha previsto l’inserimento di un sottile strato di ghiaia sciolta tra il perimetro esterno del giardino e il sottile cordolo in pietra più interno al giardino stesso, una sottile linea, quest’ultima, che schematicamente delinea l’ingombro degli edifici dell’antico chiostro Vallombrosiano. La precedente pavimentazione in piastrelle di clinker grigio di scarso valore che cingevano la cappella sono state sostituite con un sottile strato di pavimentazione drenante composto di un inerte di colore chiaro, con il duplice scopo di sostituire una pavimentazione oramai logora e con diverse lacune e come opera necessaria a favorire la conservazione delle murature al piede della cappella, soggette all’umidità dovuta alla risalita capillare dal terreno.

Le opere di sistemazione hanno previsto poi puntuali interventi di risarcitura degli intonaci e tinteggiatura della superficie del muro di cinta a sud e una revisione generale del sistema di illuminazione esterna.

Il primo intervento ha riguardato la rimozione della vegetazione infestante e la pulitura delle patine biologiche e dei depositi di materiale esogeno presenti sulle superfici esterne, considerato che la struttura non subiva attività di manutenzione dal restauro degli anni ‘60 dello scorso secolo. A fronte delle recenti normative, sono stati realizzati studi relativi alla valutazione della vulnerabilità sismica delle murature.

Affiorati frammenti di affreschi. Sulle superfici particolarmente pregiate, nello specifico sulle colonne in materiale lapideo delle trifore, sul colonnino posto sulla sommità della cuspide e sulle superfici in laterizio dove, dall’analisi dei documenti d’archivio della Soprintendenza, si suppone siano presenti decorazioni ad affresco, si è resa necessaria una più intensa opera di pulitura attraverso impacchi a base di solventi. Questa delicata e accurata fase di intervento ha reso possibile individuare la reale consistenza dell’apparato decorativo dell’intera cappella, ridotto purtroppo a piccoli lacerti di affresco concentrati sulle superfici degli archi delle trifore, negli archetti ciechi e nelle ghiere degli archi che sottendono i tamponamenti delle pareti perimetrali. Tra le decorazioni ritrovate, degne di nota sono quelle ritrovate sulle superfici sottese agli archetti ciechi nella porzione nord del manufatto: piccoli frammenti di affresco di pregevole fattura che rappresentano dei volti in fondo ocra. Decorazioni che, oltre al valore di testimonianza documentale, rappresentano un effettivo valore di pregevole fattura artistica, in quanto, realizzati su un sottile strato di calce applicato direttamente sul laterizio su superfici esterne.

Consolidamenti e nuove malte. Sono stati realizzati due sistemi di consolidamento meccanico, il primo riguarda la messa in opera di cavi in tensione che bloccano alla base la struttura di copertura piramidale, il secondo la realizzazione di un cordolo di tubi in acciaio ancorato e fissato alla sommità delle murature perimetrali. Il primo intervento ha messo in sicurezza la copertura che presentava una notevole lesione di spaccatura della muratura, il secondo intervento ha bloccato definitivamente il  movimento delle murature perimetrale che tendevano ad aprirsi. È stata realizzata la riconnessione delle murature con l’impiego di una malta specificatamente formulata e compatibile. È stato anche smontato il piccolo manto di copertura alla base della piramide che ha permesso, oltre a rimuovere la sottostante fitta vegetazione infestante, di inserire un ulteriore elemento di consolidamento delle murature. La ricostruzione ha permesso di eliminare molte cause che, in passato, hanno determinato i vari degradi e alterazioni della struttura. Una delle opere di maggiore importanza è stata la rimozione dei giunti in fase di distacco o polverizzati, di eventuali materiali incongrui o non compatibili con il supporto come malte a base di legante cementizio.

Nuovi infissi alle trifore. Le grate metalliche, installate negli anni ‘70 dello scorso secolo in corrispondenza delle quattro trifore, sono state rimosse e sostituite con lastre di polimetilmetacrilato. Il restauro degli infissi ha previsto la ripulitura, integrazione delle parti mancanti o distaccate, l’applicazione di un consolidante e protettivo per il portone d’ingresso in legno, compreso il reintregro degli elementi metallici mancanti o completamente degradati.

L’interno. Le superfici interne della cappella sono in pessimo stato di conservazione. Le infiltrazioni d’acqua e il conseguente proliferare di patine biologiche ha reso oggi difficile apprezzare il ricco apparato decorativo. La superficie in laterizio è caratterizzata per molta parte, da una raffinata finitura superficiale, con una complessa stratigrafia nella parte piramidale, che risulta essere stata affrescata. Sull’intera superficie è applicato un sottilissimo strato preparatorio a base di calce e legante organico, su cui è applicata la decorazione di cui oggi è difficile definire la vera consistenza. L’attuale cattivo stato di conservazione della superficie è da attribuire agli ultimi interventi di restauro realizzati tra la ricostruzione post-bellica e i primi anni ‘70 dello scorso secolo.

Dalle fotografie storiche ritrovate si evince come prima dei restauri degli anni 50’, la superficie interna ed esterna della copertura fosse intonacata. Con l’intenzione di ripristinarne l’originaria immagine, in questo periodo si decide di rimuovere l’intonaco in favore di una superficie in laterizio faccia vista.

Organizzazione interna. Il progetto, infine, ha previsto una sensibile riconfigurazione dell’organizzazione spaziale interna. L’altare, una lastra lapidea che poggia sulla parte posteriore su due pilastri in ferro realizzati durante i restauri del 1964-71, era posizionato distante dalla parte opposta all’ingresso, ed è stato riposizionato in aderenza alla parete stessa secondo la sua collocazione originale. La lapide in marmo, appesa alla sinistra dell’altare è stata incassata sul filo della pavimentazione e al centro della stessa, i frammenti di archi in materiale lapideo sono stati staccati dalla parete per essere ricollocati su un apposita struttura indipendente all’interno dello spazio della cappella.


Calci, le celebrazioni per la Giornata della Memoria 2022

“Medicina generale al collasso”, la denuncia di FIMMG Pisa