Sono state presentate questa mattina, 7 gennaio, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta in Sala delle Baleari, a Palazzo Gambacorti, le nuove bandiere con le nuove simbologie delle due Parti e delle 12 Magistrature del Gioco del Ponte. Si tratta di una delle novità previste per l’edizione 2022 della manifestazione. «Un’edizione – dichiara l’assessore alle Tradizioni Storiche Filippo Bedini – che ci auguriamo possa segnare la ripresa della manifestazione dopo la sosta forzata dovuta alla pandemia, così come accaduto, per circostanze diverse, nel dopoguerra e negli anni ‘80. Le novità che abbiamo messo in cantiere per il 2022 saranno diverse, tutte però unite da una volontà: quella di recuperare e mettere ordine nel patrimonio dei cortei storici».

«Tengo a chiarire una volta per tutte un aspetto – continua Bedini. In questo mondo delle tradizioni storiche, che ricorda un po’ quello del calcio, nel quale in Italia abbiamo milioni di commissari tecnici, molte sono le critiche e frequenti le polemiche. E anche quello che stiamo cercando di fare non sfugge alle critiche. Ben vengano, ma deve essere chiaro che se da un lato nessuno pretende di avere la verità storica in tasca rispetto alle soluzioni che vengono scelte, dall’altro lo scrupolo e il rigore con cui tali scelte sono state fatte in questi 3 anni sono stati massimi, perché siamo ben consapevoli della enorme differenza che c’è tra un corteo di rievocazione storica e una sfilata di carnevale».

«Il patrimonio di partenza, che è quello del 1935 – prosegue Bedini – pur meraviglioso e inarrivabile, presenta una caratteristica particolare, che quando si è chiamati a recuperare e riproporre alcuni pezzi deve necessariamente essere presa in considerazione:  l’araldica, ovvero lo studio metodico delle armi e degli stemmi gentilizi, più di 80 anni fa non aveva potuto portare a risultati “coerenti”, perché i vari oggetti che riportavano queste simbologie vennero affidati a produttori diversi e non in comunicazione tra loro. Perciò i tamburi, per esempio, furono fatti da un artigiano in una città, le bandiere da un laboratorio in un’altra città, i targoni da un altro ancora da un’altra parte. Questo semplice fatto ha determinato che noi abbiamo in molti casi armi e stemmi di una stessa Magistratura che divergono per come sono rappresentati sulla bandiera, sul targone, sulla fiamma o sul tamburo. Una confusione con la quale, quando si va a rifare un pezzo, bisogna fare i conti, considerando che questi simboli sono la risultante di una storia articolata e stratificata, di una tradizione, che ha comunque una sua dignità, e che deve essere studiata approfonditamente prima di compiere qualsiasi passo. E questo studio c’è stato e ci sarà sempre prima di intervenire su qualsiasi cosa. Il rifacimento dei materiali che stiamo facendo, quindi, non è una mera operazione di ricostruzione sartoriale, ma una sistemazione e una razionalizzazione studiata della simbologia e delle blasonature».

«Il materiale sostituito sarà musealizzato. Per il momento – conclude Bedini – in attesa di belle notizie in merito al “sogno” del museo delle Tradizioni della storia e dell’identità di Pisa, e poi anche parallelamente a questo, al deposito dei costumi di Ospedaletto, recentissimamente risistemato completamente, stiamo facendo dei lavori per aumentare gli spazi disponibili e rendere tutto il magazzino visitabile. Qui si potranno ammirare tutti i costumi, gli arredi e gli addobbi originali. La cosa più bella sarà riuscire a portare in visita al deposito le scuole della città».

Alla conferenza stampa era presente anche Antonio Pucciarelli dell’Ufficio Tradizioni storiche del Comune di Pisa.


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