Si è tenuta oggi, 18 novembre 2021, la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021-22 della Scuola Alti Studi di Lucca (Imt).

Tante le figure importanti che sono intervenute e che hanno partecipato a questo evento importante per la città di Lucca e per la cultura: il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, il presidente della provincia di Lucca Luca Menesini, il direttore dell’Imt Rocco De Nicola, il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale Roberto Baldoni e il ministro regionale Alessandra Nardini.

“Il digitale è ormai architrave irreversibile della nostra economia. La cybersecurity è una emergenza a livello globale, insieme al cambiamento climatico, ai fenomeni migratori e, di recente, alla pandemia”.

Lo ha detto Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) intervenuto con una lectio magistralis alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021-22 della Scuola Alti Studi di Lucca (Imt).

“Il problema di genere pesa come un macigno sulla cybersecurity. Ancora troppe poche donne si dedicano agli studi informatici, e pochissime si specializzano in cybersecurity. Non possiamo rinunciare senza battere ciglio al 50% della forza lavorativa potenzialmente a disposizione. Dobbiamo fare qualcosa per incrementare la presenza femminile in questi settori”.

“Negli ultimi 20 anni abbiamo regalato agli altri paese battaglioni di tecnici specializzati, oltre che di medici e infermieri. Saltando da un lavoro ad un altro, in circa 18 mesi, questi si trovano ad andare all’estero, da cui molto spesso non fanno ritornano. La fuga di cervelli tipica degli anni ’70 e ’80 si è trasformata, in 25 anni, in fuga dei professionisti. Questo ha un impatto negativo sul paese. Lo stipendio è un elemento principale di questo fenomeno: un ridimensionamento importante registrato negli ultimi 30 anni, anche in rapporto con gli altri stati europei. Nel mio settore i professori negli anni ’70 prendevano lo stesso stipendio dei colleghi tedeschi: oggi percepiscono un terzo di quello che prende un collega tedesco”.

“L’Europa è indietro rispetto a Stati Uniti e Cina nella produzione di chip, nelle reti 5G, nella produzione di software, per non parlare del Cloud dove non esiste una industria europea rispetto ai giganti americani e cinesi. Questo crea una situazione di alto rischio tecnologico. Non solo l’industria ma anche democrazia e la società sono sotto attacco. Le fake news e i deepfake, diffusi attraverso il cyberspazio, tendono a confondere e destabilizzare i cittadini. La disinformazione crea un rischio sistemico legato agli attacchi cognitivi che ogni grande paese democratico deve capire e affrontare per tempo, aumentando l’uso consapevole della rete e degli strumenti del web da parte della popolazione”.


“Abbiamo una carenza di forza lavoro nel settore digitale. Mancano tecnici, ma anche sociologi, giuristi, personale sanitario. È una utopia pensare di raggiungere la sovranità digitale senza averli. – Afferma in conclusione Roberto Baldoni – Dove, per sovranità digitale, si intende la capacità di una comunità di proteggere e gestire i dati che crea. Questa non sarà mai possibile se tutte le tecnologie arrivano da paesi terzi. Per recuperare il tempo perduto servono diverse iniziative a livello europeo. Sia dal punto di vista dell’approccio normativo, che dello sviluppo industriale. Se non pensiamo all’Europa come un soggetto unico in un mercato di giganti non recupereremo mai le posizioni assunte, per fare degli esempi, da Amazon o Microsoft”.


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