Comune di Prato e Procura della Repubblica, insieme con la Regione Toscana con la rete SATIS, ASL Toscana Centro, Università di Firenze, Inps, Ispettorato Territoriale del Lavoro, i sindacati Confederali e Altro Diritto Onlus: è questa la rete che si è formata attorno ai lavoratori emersi da una situazione di sfruttamento grazie ad una inchiesta della Procura della Repubblica. Ed oggi sono 20 gli ex-dipendenti della Confezione Giulio, di diverse nazionalità, che hanno instradato un percorso di regolarizzazione previdenziale ma anche del permesso di soggiorno.

“Lo sportello anti-sfruttamento del Comune di Prato, frutto dell’accordo di oltre due anni fa con la Procura della Repubblica, è solo una parte del lavoro portato avanti in questi mesi dal Comune di Prato e dalla rete territoriale che si è venuta nel tempo a creare – commenta l’assessore Simone Mangani -: una rete capace di attivare risorse diverse e complementari, dalla mediazione linguistica alla consulenza legale, dalla pre-istruttoria per i permessi di soggiorno nel caso di lavoratori extracomunitari all’accompagnamento nel riconoscimento di elementari diritti negati”.

I lavoratori della Confezione Giulio vivevano tutti in un’abitazione di via Pieraccioli, in condizioni igenico-sanitarie precarie, in regime di sovraffollamento e addossati al luogo di lavoro, quello della confezione per l’appunto. L’inchiesta della Procura, coordinata dal pubblico ministero Lorenzo Gestri, aveva scoperchiato il caso tre mesi fa e da allora il servizio immigrazione del Comune di Prato ha messo in atto una strategia a tutto tondo, in stretta connessione con molti altri attori, tra i quali l’amministratore giudiziario Consulente del lavoro Alessandro Bensi, nominato dal Giudice per le indagini preliminari, con il quale tutta l’equipe ha lavorato costantemente e a stretto giro al fine di ottimizzare l’intervento. Oggi, in via Pieraccioli non ci sono più i lavoratori della Confezione: 7 sono in strutture della rete regionale SATIS ovvero della rete provinciale SAI (l’ex Sprar per richiedenti asilo) mentre 13 sono alloggiatti diversamente, ma liberamente, e tutt’ora sono in stretto contatto con gli uffici.

“Per il Comune di Prato, il protocollo anti-sfruttamento è strumento attuativo del Piano Lavoro Sicuro di Regione Toscana e ASL Toscana Centro. Laddove c’è sfruttamento non può esserci “lavoro sicuro”. Sono due temi che si intrecciano, pur non essendo sovrapposti -, commenta ancora l’assessore Mangani -. Il Ministero del Lavoro può e deve scegliere Prato come luogo di sperimentazione delle politiche più avanzate in tema di sfruttamento per due motivi: è un tema che riguarda il nostro tessuto produttivo, certo non tutto, ed  il nostro territorio – a partire dalle istituzioni locali – è pronto a recepire le novità e ad applicarle tramite l’attività e gli atti quotidiani”.  

I lavoratori della Confezione Giulio sono stati infatti messi in grado di fare domanda per la NASPI, per la cassa integrazione, per i fondi di integrazione salariale, per un permesso di soggiorno meno fragile di quello del quale erano in possesso e tutto questo grazie alla Rete di soggetti diversi uniti da un medesimo obiettivo. Quegli stessi soggetti saranno i firmatari del nuovo protocollo in corso di stesura “dobbiamo passare da una fase di sperimentazione sul campo ad una fase di politiche integrate definite con ancora maggior chiarezza -conclude Mangani -. Entro il mese di giugno sottoscriveremo il nuovo protocollo; come detto da tempo, come ribadito in questi giorni dalla FILCTEM-CGil, come emerso dalle notizie di ulteriori inchieste, il territorio può e deve essere unito, con l’obiettivo di regolarizzare il lavoro ed i lavoratori. Lo sportello è attivo ed è aperto a tutti, senza distinzione alcuna. Agli assessorati all’immigrazione, al sociale ed alla sanità della Regione Toscana chiediamo un ulteriore scatto, un nuovo e rafforzato impegno che dia seguito alle risorse messe in campo dal 2014 ad oggi; allo Stato diciamo che le richieste di rafforzare sul territorio le sue articolazioni territoriali non provengono da enti o soggetti che fanno questione di campanile ma da enti e soggetti che sono in grado di indicare forme di sperimentazioni possibili di politiche pubbliche su larga scala”.  


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