PISA, 27 OTT – Uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychiatry indica come in bambini con autismo non affetti da sintomatologia gastrointestinale, la somministrazione per sei mesi di probiotici (integratori alimentari a base di ‘batteri fisiologici’) possa essere efficace nel ridurre significativamente la sintomatologia autistica e, in particolare, i sintomi relativi alla compromissione socio-comunicativa. Lo rende noto la Fondazione Stella Maris di Pisa che lo ha realizzato con un team di ricercatori di neuropsichiatria insieme all’istituto di fisiologia clinica del Cnr pisano.
“Nei bambini con autismo affetti da sintomatologia gastrointestinale – spiega la nota della Stella Maris – la somministrazione di probiotici sembra migliorare la sintomatologia gastrointestinale complessiva, le autonomie personali e socio-comunicative e le difficolt di elaborazione sensoriale”. Lo studio, che parte dall’ipotesi di un coinvolgimento dell’asse microbiota-intestino-cervello nell’autismo, stato condotto tra il 2014 e il 2018 e vi hanno collaborato anche Enzo Grossi, direttore scientifico di Villa Santa Maria Centro Multiservizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza di Como e Paola Mastromarino, docente di Microbiologia dell’Università La Sapienza di Roma.
Alla sperimentazione hanno partecipato 85 bambini, provenienti da tutta Italia, dai due ai sei anni con diagnosi di autismo: 63 hanno completato i sei mesi di trattamento previsti dallo studio, effettuando un’integrazione alimentare con uno specifico probiotico contenente otto diverse specie di batteri benefici o con placebo. I risultati raggiunti finora, conclude la Stella Maris, “suggeriscono l’importanza di proseguire nella valutazione degli effetti potenzialmente positivi dei probiotici sui sintomi principali dell’autismo, indipendentemente dal loro ruolo specifico sui sintomi gastrointestinali e confermano l’importanza dell’asse microbiota-intestino-cervello come un modulatore della salute dell’individuo, tanto che si comincia a parlare di ‘psicobiotici’, ovvero probiotici che possono modificare la funzione cerebrale”.
(ANSA).