Venerdì 11 settembre presentazione del libro “Vive come l’erba. Storie di donne nel totalitarismo”

Torna, dopo lo stop imposto per l’emergenza Covid-19, il ciclo di incontri dal titolo “Costruire l’umana dimora: la sfida della libertà. Un itinerario nei totalitarismi del ‘900” a cura degli assessorati alla Cultura e al Turismo del Comune di Pisa in collaborazione con la Libreria Pellegrini.

Venerdì 11 settembre alle ore 17.45 nel giardino della Chiesa Universitaria di San Frediano a Pisa (via Pasquale Paoli n.8) si terrà la presentazione del libro “Vive come l’erba. Storie di donne nel totalitarismo”, scritto da Angelo Bonaguro, Marta Dell’Asta e Giovanna Parravicini per la casa editrice La Casa di Matriona. A presentare il volume con una degli autori, Giovanna Parravicini, ci sarà Stefano Garzonio, direttore del Centro Russo di Pisa e docente di Lingua e letteratura Russa dell’Università di Pisa.

L’evento si svolgerà all’aperto nel pieno rispetto delle norme anti-covid. In caso di maltempo la manifestazione verrà svolta all’interno del salone della Chiesa Universitaria.

 I tre autori del libro sono ricercatori della Fondazione Russia Cristiana e nel loro volume raccontano l’Unione Sovietica e i Paesi del socialismo reale per quello che sono stati, nel quadro del gigantesco esperimento di creazione dell’homo sovieticus. Il focus è sull’avanguardia dell’«emancipazione» della donna, dirigente, astronauta, spazzino, imbianchino, muratore: un’emulazione pressoché totale (esclusa la politica) del maschio, che ha comportato l’esautorazione della famiglia, del suo ruolo educativo, e più in generale dei vincoli familiari. Il risultato, secondo l’analisi del libro, è quello di aver avuto, come spiegano i curatori della rassegna «donne indurite, uomini sempre più latitanti e privi di virilità, una famiglia inesistente, una catastrofica crisi della natalità, giovani generazioni sradicate e allo sbando». Le donne presentate hanno storie molto diverse tra loro: c’è chi è felicemente sposata e chi ha vissuto travagliati rapporti coniugali, chi ha sofferto a causa dei figli messi al mondo, chi ha scelto la donazione di sé attraverso la via monastica oppure. Ma nessuna di loro ha mai «fatto carriera» o ha strappato qualcosa a qualcuno: al contrario, ogni possibile scenario è stato un’occasione di dono, di educazione, di fecondità.


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