Operazione Wanted III: arrestato a Pisa dalla Polizia un latitante ricercato da mesi che viveva nascosto in un appartamento al Cep. Tradito dalla consegna dei mobili

In data odierna la Polizia di Stato di Pisa ha tratto in arresto un uomo di origine kosovara, di etnia rom, per anni residente presso il campo nomadi di Coltano ma di cui, dal momento dell’esecuzione del mandato di cattura, si erano perse le tracce.

Lo straniero, di 43 anni, era stato inserito, in ragione della sua pericolosità, all’interno dell’operazione Wanted, progetto alla sua terza edizione realizzato e coordinato dal Servizio Centrale Operativo presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, finalizzato alla ricerca e alla cattura dei latitanti di medio alto spessore criminale in territorio nazionale ed estero.

Il ricercato in questione, con numerose condanne alle spalle per reati contro il patrimonio, doveva scontare una pena a quasi 5 anni di reclusione per il reato di fabbricazione e porto abusivo d’arma da guerra e comune da sparo continuato.

I fatti, già noti alla cronaca locale e nazionale che hanno dato origine alla condanna, risalgono al 12 e 13 gennaio del 2008, quando, a seguito di un alterco sorto al campo nomadi di Coltano tra nomadi di nazionalità kosovara e quelli di nazionalità macedone, scoppio una vera e propria faida tra i due gruppi etnici.

Dopo una prima rissa accompagnata da colpi di pistola all’interno del campo nomadi, il gruppo di macedoni fece rientro presso le proprie abitazioni site alla foce dell’Arno di viale d’Annunzio, presso il vecchio “Ittiogenico”.

Per replicare allo sgarro subìto, un commando di kosovari armato di pistole e fucili composto da otto persone, tra le quali era presente anche il quarantatreenne oggi arrestato, tentò l’assalto alle abitazioni dei macedoni site presso il centro Ittiogenico di Marina di Pisa, dove viveva una numerosa famiglia macedone.

Nella sparatoria, nell’ambito della quale intervenne la Polizia di Stato di Pisa con la Squadra Mobile e la Squadra Volante, rimasero feriti quattro macedoni ad opera dei kosovari.

Vennero avviate all’epoca delle indagini dalla Squadra Mobile, che portarono all’esecuzione di trenta arresti tra rom di nazionalità macedone e kosovara, trovati in possesso nelle varie perquisizioni condotte nei giorni successivi alla vicenda tra il campo nomadi di Coltano, la villa di viale d’Annunzio a Pisa e a Pontedera, di numerose pistole con matricola abrasa e una ventina di bottiglie molotov, considerate dalla legge come vere e proprie armi da guerra.

A seguito degli arresti, molti vennero rimessi in libertà, tra cui anche il kosovaro oggi catturato, che dopo i fatti trascorse anche un lungo periodo in Francia.

Nel frattempo il processo è andato avanti fino in Corte D’appello, su ricorso presentato dai difensori ed ha iniziato a produrre le prime condanne, tra cui quella dell’odierno arrestato, da qualche anno rientrato in Italia e residente al campo nomadi di Coltano.

Dal momento della pubblicazione della sentenza di condanna, tuttavia, il kosovaro si era dato alla macchia.

Al momento dell’esecuzione della pena, l’uomo era sparito dal campo nomadi. Divenuto irreperibile, le sue ricerche alla fine dello scorso anno furono affidate alle donne e agli uomini della Sezione Catturandi della Squadra Mobile di Pisa, diretta dal Commissario Capo Fabrizio Valerio Nocita che, per settimane, lo hanno cercato nel territorio pisano, convinti che l’uomo non si fosse comunque allontanato dalla città, dove erano e sono tuttora radicati i suoi affetti.

Ad offrire un barlume di speranza negli investigatori, durante i giorni di ricerca, era stato un normale controllo fatto da una pattuglia delle forze dell’ordine alla compagna dell’uomo a bordo di una autovettura. L’occasione è stata propizia per intensificare le indagini su questo territorio.

Con il supporto logistico offerto dal Servizio Centrale Operativo, che ha fornito per la ricerca del catturando diversi sofisticati dispositivi tecnologici, è stato possibile monitorare gli spostamenti della donna. Dopo giorni di monitoraggio, gli investigatori della Squadra Mobile sono riusciti ad individuare il luogo dove presumibilmente si nascondeva l’uomo: una abitazione collocata al quarto piano di un palazzone sito in piazza Giovanni XXIII esimo.

Sono iniziati giorni di appostamenti continuativi svolti dai poliziotti, nell’ambito dei quali l’uomo non aveva fornito alcun segno della propria presenza, sembrava quasi non abitasse lì, non usciva e non comunicava con l’esterno.

Ieri mattina, però, è avvenuto il passo falso che ha tradito il latitante. Intorno alle ore 10 sotto il palazzo, i poliziotti lì appostati hanno visto arrivare il camion di un noto mobilificio.

All’arrivo, i poliziotti hanno notato uno degli operai della ditta citofonare all’ ingresso ed una sagoma apparire alla finestra dell’immobile collocato al quarto piano del palazzo.

L’uomo, nell’affacciarsi per verificare chi fosse, ha svelato le sue sembianze somatiche: era il Kosovaro da arrestare. Immediatamente gli agenti appostati hanno dato la comunicazione in ufficio.

La Squadra Mobile, stante la pericolosità del soggetto e non potendo escludere, dati i precedenti, che fosse armato, ha circondato il palazzo, presidiando tutti i piani superiori e inferiori, per poi salire al piano dell’immobile era arrestato.

Arrivati sul piano, la porta dell’immobile era spalancata, proprio a causa della presenza dei montatori che stavano installando una cucina all’interno dell’immobile. La polizia è entrata e, all’interno della camera da letto dell’appartamento, hanno trovato l’uomo il quale, alla vista degli agenti, non ha opposto resistenza alcuna, consegnandosi agli stessi, il tutto sotto gli occhi attoniti dei montatori.

Portato in Questura, dopo gli adempimenti di rito, l’uomo è stato associato alla Casa Circondariale Don Bosco.


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