Biomateriali iniettabili che incapsulano cellule staminali e stimolati con ultrasuoni consentono la rigenerazione della cartilagine articolare. Uno studio della Scuola Superiore Sant’Anna, in collaborazione con l’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli e altri partner nazionali e internazionali, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista ACS Nano. Lo studio si inserisce nella ricerca per trovare un trattamento efficace all’osteoartrosi, una patologia che affligge milioni di persone nel mondo e che comporta una progressiva degenerazione della cartilagine e dei tessuti circostanti, producendo una ridotta mobilità, dolore cronico e una diminuzione notevole della qualità della vita.
Al momento non esistono cure efficaci per questa patologia, con l’unica “arma” rappresentata dall’impianto di una protesi d’anca o di ginocchio, un intervento invasivo e non privo di complicazioni. Biomateriale innovativo che contiene nanomateriali responsivi agli ultrasuoni: in questa ricerca è stato sviluppato un biomateriale innovativo in grado di incapsulare cellule staminali derivanti da tessuto adiposo, prelevate da paziente in modo minimamente invasivo mediante una liposuzione e successivo processo del tessuto. Questo biomateriale è facilmente iniettabile nell’articolazione e contiene al suo interno dei nanomateriali responsivi agli ultrasuoni. Se stimolati dall’esterno mediante ultrasuoni (una tecnologia sicura e non invasiva), usando parametri ben regolati, questi nanomateriali sviluppano cariche elettriche che promuovono il differenziamento delle cellule staminali in tessuto cartilagineo maturo. Inoltre, questo stesso stimolo abbassa notevolmente i livelli infiammatori, un aspetto importante, essendo l’osteoartrosi una patologia in cui l’infiammazione cronica gioca un ruolo primario. “I risultati ottenuti in questo studio dimostrano l’efficacia di questo paradigma terapeutico in vitro, usando cellule umane, e la sicurezza di questo approccio a livello preclinico”, dichiara Leonardo Ricotti, responsabile del ‘Regenerative Technologies Lab’ dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna. “Attualmente – aggiunge – sono in corso test preclinici di efficacia, che termineranno nei prossimi mesi, dopodiché punteremo a una traslazione su paziente. Questo passaggio richiederà un futuro ulteriore finanziamento, attualmente non disponibile, ma che stiamo già cercando”.