Due studi dell’Università di Pisa su carne e ortaggi conservati grazie a due tipi di chitosano, uno commerciale estratto da crostacei e poi addizionato di olio essenziale di pepe nero, l’altro, sperimentato per la prima volta, ricavato dagli insetti
Del tutto naturale, edibile e biodegradabile, il chitosano è al centro di due studi dell’Università di Pisa pubblicati sulle riviste Foods e Scientific Reports che indagano le potenzialità di questo biopolimero per conservare gli alimenti freschi e ridurre lo spreco alimentare.
Nel caso dello studio su Foods, la sperimentazione ha riguardato dei piccoli hamburger di carne bovina che sono stati rivestiti con una soluzione di chitosano commerciale, ricavato da crostacei, alla quale sono stati aggiunti diversi oli essenziali. Dopo sette giorni di conservazione, è emerso che il chitosano arricchito con olio essenziale di pepe nero (Piper nigrum) è riuscito meglio degli altri a mantenere le caratteristiche organolettiche della carne e un aspetto brillante e fresco degli hamburger.
“L’applicazione di un polimero naturale ed edibile quale il chitosano, addizionato con olio essenziale di pepe nero ha permesso di prolungare la durata di conservazione della carne mantenendo le sue proprietà organolettiche senza modificarne il colore ma anzi rendendo l’alimento più attraente per i consumatori”, ha detto la professoressa Annamaria Ranieri dell’Ateneo pisano
Per lo studio su Scientific Reports, il team dell’Ateneo pisano ha utilizzato per la prima volta chitosano ricavato da insetti, per rivestire mediante immersione o spray dei pomodori poi conservati per trenta giorni a temperatura ambiente o a 4° gradi centigradi. Il chitosano estratto dagli insetti ha dimostrato di avere le stesse prestazioni di quello commerciale ricavato dai crostacei, anzi, in alcuni casi, addirittura superiori, preservando più efficacemente i principi nutritivi dei pomodori in termini di antiossidanti come fenoli e flavonoidi.
“L’estrazione del chitosano a partire da insetti rappresenta una promettente alternativa a quello tradizionalmente estratto dai crostacei grazie alla crescente disponibilità di biomassa proveniente dagli allevamenti di insetti che si stanno sviluppando a livello mondiale – dice la professoressa Antonella Castagna dell’Università di Pisa – Questo tipo di allevamento, soprattutto rivolto alla produzione di proteine per il settore mangimistico, genera scarti che possono essere recuperati per la produzione sostenibile di chitina e chitosano. Dai risultati ottenuti nel nostro lavoro, il chitosano da insetti sembrerebbe avere prestazioni persino superiori a quello commerciale. Pur trattandosi del primo studio condotto utilizzando questa fonte, i risultati ottenuti sono molto incoraggianti, anche se occorrono ulteriori conferme su altri prodotti freschi”.
Gli studi su Foods e su Scientific Reports sono stati realizzati da un team interdisciplinare dei dipartimenti di Scienze Agrarie, Ambientali e Agro-ambientali e di Farmacia dell’Università di Pisa e di Scienze dell’Università degli studi della Basilicata. Parte delle ricerche sono il frutto del progetto FEDKITO “FrEsh fooD sustainable pacKaging In The circular econOmy ” finanziato nell’ambito di PRIMA (un programma supportato dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Università e della Ricerca) e coordinato dalla professoressa Barbara Conti dell’Ateneo pisano.
Didascali immagine: Aspetto dei pomodori trattati con le diverse tipologie di coating applicato mediante spray, all’inizio (T0) e dopo 30 giorni di conservazione a temperature ambiente (Tf), da cui si evidenzia la capacità del chitosano di mantenere una migliore qualità dei frutti rispetto al controllo.