I gas di scarico dei sempre più numerosi Tir che transitano alla Zambra. È questo il prevedibile risultato dell’aumento della produzione ottenuto dalle Distillerie Deta con l’appoggio della Regione Toscana che, mentre parla in continuazione del passaggio ad una economia green, dà il permesso di fare l’opposto. Ecco le comprensibili preoccupazioni del comitato per la tutela e difesa della Val d’Elsa. Ecco la nota stampa arrivata in redazione.
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Le preoccupazioni del comitato per la tutela e difesa della Val d’Elsa sono aumentate, non solo per la ciminiera, ma per altri motivi che andiamo a spiegare.
La Distilleria Deta, azienda nata nei primi del ‘900, a seguito del cambio di proprietà, ha notevolmente ampliato la propria organizzazione produttiva, passando da una lavorazione di vinacce locali ad una lavorazione nazionale, e oltre al potenziamento degli impianti si stanno verificando pesanti ripercussioni per l’ aumento del traffico di mezzi pesanti.
Dal 2017 infatti la Distilleria DETA è stata venduta alla Distillerie Mazzari spa di S.Agata sul Santerno (RA), con attività prevalente, dal 1 luglio 2001, di produzione e vendita di acido tartarico (per dovere di informazione, diciamo che l’acido tartarico si ottiene dalle vinacce esauste) L’assetto societario della Mazzari è composto: il 49% dalla famiglia Mazzari per il tramite di una società di holding; il restante 51% è detenuto dalla Cooperativa Lavorazione Sociale Vinacce di Modena s.c.a. (LSV), (stesso indirizzo della Mazzari ) e, come risulta dai certificati camerali consultabili da chiunque, ha un dipendente e 14 amministratori.
Questa cooperativa rappresenta 62 cantine spesso costituite anch’esse da cooperative con un rilevante numero di soci. Per spiegare la situazione, citiamo, per esempio, le Terre di Cevico che si presenta nel web composta da ” 5000 famiglie di viticoltori, coltiviamo 7000 ettari di vigneto, abbiamo 20 cantine” e producono 100 milioni di bottiglie. Mezzacorona Coop. che produce circa 45. milioni di bottiglie di vino. Ferrari F.lli Lunelli azienda produttrice di spumantiche oggi possiede la più grande estensione di vigneto italiano di Chardonnay. La Cantina di Carpi e Sorbara con 1.200 soci produttori e una capacità produttiva di circa 450.000 h di vino. La c.s.Colli fiorentini con oltre 850 aziende e più di 8 mil. di kg. di uve vinificate. Cooperativa Cantina di Nizza Monferrato con 200 soci conferitori e 50 000 q. di uve.
Non è improprio ipotizzare che sulla coop. Sociale di Modena, convergano le vinacce delle aziende e cooperative che ne fatto parte. Stimiamo, dai dati assunti a campione nel web, che le 62 aziende producano complessivamente oltre 9 milioni di hl di vino (circa il 20% dell’intera produzione nazionale). La precedente gestione Deta, con la quale i cittadini avevano raggiunto negli anni un certo equilibrio, lavorava mediamente 15.000/20.000 tonnellate di vinacce prevalentemente toscane, per un centinaio di giornate l’anno, quindi senza intaccare il periodo del turismo di zona.
Da una così importante produzione di vino deriva conseguentemente un altrettanto importante produzione di vinaccia. La prima domanda che ci siamo posti è stata: dove verrà smaltita questa vinaccia? I fatti sembrano dimostrare che questo sottoprodotto vitivinicolo proveniente dal Trentino, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte venga portato alla Zambra, creando quella montagne di vinacce, che sovrastano la recinzione che si vedono stoccate sul piazzale della Deta, eil cui trasporto ha generato indiscutibilmente un aumento di traffico veicolare pesante nella zona.
Abbiamo cercato di stimare quante vinacce potrebbero affluire nella Val d’Elsa, facciamo dei conti. Il peso specifico della vinaccia di uva diraspata è di circa 1060-1070 Kg/mc. La produzione ipotizzata di vinacce della cooperativa è intorno alle 90.000/100.000 tonnellate, che potrebbero essere lavorate in Val d’ Elsa, anche per effetto dell’incremento di emissioni autorizzate con l’AUA della Regione Toscana.
Un autoarticolato può trasportare massimo 30 ton, il che vuole dire che, per il solo trasporto delle 90000/100000 tonnellate alla distilleria Deta sono necessari sicuramente più di 3000 viaggi a cui si dovranno aggiungere altri viaggi per il trasporto del prodotto finito e per gli approvvigionamenti di quanto necessario per la lavorazione. A questo punto alla Zambra, si coniugano i fumi della ciminiera con i fumi dei tubi di scarico di questi mezzi!
Qualcuno ha la conoscenza oggettiva di cosa contengono? Che il CO si libera nell’aria ma tende a stratificarsi al suolo mettendo maggiormente a rischio le vie respiratorie dei più piccoli (umani o animali). A questo proposito non comprendiamo come si possa decidere di costruire un parco giochi proprio alla Zambra, in una zona satura di fumi di varia natura e vario tipo di aziende impattanti, tra le quali la distilleria Deta, alla quale si aggiungono i fumi di scarico di migliaia di mezzi pesanti.
Dai tubi di scarico dei Tir escono oltre all’ossido di carbonio anche gli ossidi di azoto, idrocarburi incombusti, la cui letteratura parla di effetti cancerogeni, le polveri fini e tanto altro. Noi ci chiediano come in una ormai globalizzata idea di rispetto dell’ambiente, di abbassamento di emissioni dell’anidrite carbonica, del km zero, si possa permettere che in un Paese il cui Governo sostiene la transizione ecologica, creando addirittura un Ministero, come possano li amministratori locali fare certe scelte, che noi riteniamo improprie e probabilmente pericolose. Non comprendiamo e aspettiamo gli esiti dei promessi monitoraggi e risposte esaustive.