Diciannove persone in carcere ed una ai domiciliari. Si riassume così il bilancio dell’operazione ‘Molo13’ portata a termine stamane dalla Dda di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri. Nel mirino della Distrettuale antimafia del capoluogo calabrese il basso soveratese, sede della famiglia di ndrangheta Gallace. Il blitz della Guardia di Finanza scattato all’alba è stato realizzato tra la Calabria e la Toscana, Livorno in particolare. Gli investigatori ritengono di aver smembrato un’associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nell’attività anche sequestro di armi e beni.

In un filone dell’operazione sono stati eseguiti in Toscana, Calabria e Umbria sei arresti (uno in carcere e cinque ai domiciliari) per la gestione di rifiuti reflui e fanghi industriali prodotti nel distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa. Secondo quanto spiegato dagli investigatori, alcuni soggetti a capo dell’Associazione conciatori di Santa Croce (Pisa) avrebbero rappresentato il fulcro decisionale di tutto il sistema indagato. Dalle indagini sarebbe emerso che le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati ‘Keu’, altamente inquinanti, sarebbero state miscelate con altri materiali e riutilizzate in attività edilizie. Circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati sarebbero state usate nella realizzazione del V lotto della Strada 429.

Un altro filone dell’indagine ha portato all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare, per un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro). Sono questi gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altro, nonché associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, favoreggiamento, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la cosca Gallace.

E’ stato scoperto l’approvvigionamento di cocaina da parte della cosca e la successiva distribuzione in Toscana. Il traffico, secondo quanto emerso dall’indagine, ruotava attorno al porto di Livorno. Nell’ambito dell’indagine, è stata messa in luce anche l’infiltrazione che passava nel settore inerti della cosca Gallace che, preso il controllo su una storica azienda del Mugello, avrebbe condizionato la concorrenza aggiudicandosi importanti commesse pubblich


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