La cucina di casa come scelta di libertà e conquista, occasione di piacere e non motivo di depressione o peggio ancora di imposizione. Luisanna Messeri, cuoca pop della tv, rivendica il ruolo delle donne ai fornelli in occasione dell’8 marzo e senza mezzi termini dichiara:

“Cari uomini, almeno in cucina state al posto vostro, cioè lontani da qui. Lasciateci libere di giocare e divertirci e non rompeteci le scatole con richieste improbabili di piatti gourmet. In cucina non c’è dubbio che comandiamo noi e vogliamo preparare le nostre ricette come sappiamo e con i nostri tempi, senza doverci sentire obbligate. Perché cucinare è di certo un atto d’amore ma anche un momento tutto per noi dove anche girare un risotto è l’occasione per pensare, riflettere, rilassarsi e anche divertirsi”.

La Messeri, sempre più protagonista dei social con le sue “genialate”: ricette semplici ma efficaci e soprattutto alla portata di tutti, per la festa della donna invita a una riflessione: “l’equazione moglie-cameriera è quasi sparita, com’è giusto che sia, dalla nostra società.

Cancellata o quasi anche l’idea di essere una fallita se una donna “sceglie” di fare solo la mamma. Tante sono le combinazioni, più o meno complicate, nella vita di una donna: single, moglie, madre, donna in carriera ma finalmente non c’è vergogna a scegliere di godere a cucinare o di curare la propria famiglia e la propria casa.  Oggi siamo un poco più libere anche sotto questo punto di vista e non dobbiamo più vergognarci di essere delle cuoche.

Da questa ottica stare in cucina non è mai tempo sprecato ma al contrario è un tempo bello perché dedicato con consapevolezza a ciò che amiamo: al cibo, alla famiglia ma anche al nostro mondo interiore e soprattutto a ciò che ci piace. E’ un momento speciale per recuperare la cucina perduta o meglio dimenticata, riproporre le ricette di famiglia senza rinunciare alle nostre radici per un’improbabile quanto ingiustificabile rincorsa di mode gastronomiche che non ci appartengono. Un momento di gioia e di gioco dove a dettare le regole siamo noi”.

Da qui l’invito a una buona&bella cucina della tradizione con un’identità ben precisa e riconoscibile, rispettosa dell’ambiente e sostenibile. Una cucina che punta sulla condivisione e regala attimi di felicità. La “cucina del ciabattare” dove si è libere di esprimersi, di ritrovare i propri spazi per correre dietro ai pensieri e assaporare il silenzio.

 “Non è la cucina vissuta come obbligo, è una cucina che dà piacere e mette allegria, altro che tristezza e malinconia. Qui si creano capolavori, mica si scherza” assicura la Messeri. Una cucina di casa che definisce “rock, ganza e unisex” e dove gli uomini, in taluni casi presi dalla smania di cucinare come se fossero tutti degli chef stellati, sono banditi. L’auspicio è di ripartire, dopo un’attenta riflessione per l’8 marzo, da queste basi. Da una cucina di casa che porta con sé solo il meglio: le tradizioni, le conoscenze, i rituali, le buone&belle ricette e soprattutto che crea felicità. Una cucina da condividere, fedele alla lezione dell’Artusi, senza dover imitare quelli che l’illustre letterato chiamava “cuochi di baldacchino”.

“Rincorrere la cucina alta nella maggior parte dei casi è solo fine a se stesso, una inutile parodia per ragioni di marketing. La cucina di casa invece non muore mai e resiste alle mode, soprattutto è la nostra identità culturale. Una bandiera da sventolare per riaffermare la nostra libertà di essere sempre come vogliamo e per ribadire che non c’è nulla da vergognarsi nel proporre la cucina di casa” conclude Luisanna Messeri.


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