Come sia possibile che in un territorio che aspira a diventare Patrimonio culturale mondiale dell’Umanità si conceda allegramente la costruzione di una ciminiera altra 62 metri per noi è un mistero. Chiunque conosca la Val d’Elsa, come gran parte della Toscana, sa che in queste zone la bellezza è parte integrante della vita e del lavoro. Colpisce quindi che sia stato necessario formare un Comitato per la tutela e la difesa della Val d’Elsa. .
I Comuni di Barberino Tavarnelle, Certaldo, Poggibonsi e San Gimignano potrebbero rischiare di perdere parte della loro bellezza e salubrità. Il neo comitato vuol veder chiaro sulla costruzione di questa ciminiera più alta della Torre dell’Orologio che svetta nella turrita San Gimignano.
A richiedere la costruzione della ciminiera e il raddoppio delle giornate di lavoro è la Distilleria Deta, storica distilleria nata nel lontano 1926 che nel 2017 è entrata a far parte delle Distillerie Mazzari S.p.Aazienda leader mondiale nella produzione di Acido Tartarico Naturale ed importante realtà nel settore di produzione di Bioetanolo, di Alcool etilico ad uso alimentare ed industriale, Acquaviti e Brandy.
Per comprendere meglio la situazione abbiamo ascoltato la Vice Presidente del ‘Comitato per la tutela e la difesa della Val d’Elsa’ formato da 15 persone tra aziende e cittadini che vivono in questo territorio e “di questo territorio” vivono.
“Il Comitato tutela e salute della Val d’Elsa non vuole impedire il lavoro ma vuole solo comprendere meglio, – ci racconta Antonella D’Isanto – La distilleria chiede di raddoppiare le giornate lavorative portandole da 150 a 300 e di costruire una ciminiera di 60 metri con lo scopo di portare fumi e vapori più in alto. Questo perché nella Val d’Elsa c’è una pressione atmosferica che tiene sul fondovalle i fumi nauseabondi derivanti dalla produzione. Noi non siamo tecnici e vogliamo comprendere la composizione di questi fumi perché ci sono stati degli studi ma vogliamo vederci chiaro.
Infatti, uno studio dell’Arpat aveva inizialmente dato parere negativo ma l’azienda ha portato alcune controdeduzioni e quindi si è arrivati alla proposta della costruzione di una ciminiera di 60 metri per smaltire i fumi.
“Sul territorio stanno arrivando vinacce anche dal resto d’Italia e l’azienda ha necessità di aumentare la produzione. Non più solo vinacce locali che impegnavano i mesi di minor afflusso turistico della zona. Il nostro è un territorio a grande vocazione turistico-ricettiva, ci sono aziende vinicole che hanno fatto sacrifici per ottenere la certificazione bio, siamo un territorio arancione dobbiamo stare attenti a ciò che può compromettere tutto questo.”
Il comitato intanto si rivolto a dei professionisti e sta cercando di capire dalla Regione cosa sta accadendo. La cittadinanza è stata coinvolta da remoto e alcuni, allettati da un aumento di posti di lavoro, che pare potrebbero non arrivare neanche a 10, si sono lasciati convincere senza porre alcun dubbio.
Ma se ci fossero problemi a fronte di pochi posti di lavoro se ne perderebbero molti altri perché un ambiente incontaminato oggi è l’unico stimolo per la ripartenza di un territorio. E la salute? Cosa contengono quei fumi? Portali più in alto cosa significherebbe? Che ricadute avrebbero sul territorio? E quella ciminiera così alta come potrà poi far inserire questo paesaggio tra quelli patrimonio dell’Umanità?
Dalle prime “indagini” del comitato nato il 18 gennaio, stanno emergendo cose interessanti per ora secretate. “Noi non abbiamo pregiudizi – dice ancora la vice presidente – ma vogliamo solo vedere chiaro per essere sicuri soprattutto dal punto di vista della nostra salute.”
Vi terremo informati