“Assumere le pari opportunità come strumento per misurare le politiche, e intendo tutte le politiche, e non solo quelle per le donne, come fossero un mondo a parte, e superare il divario salariale e di condizione sociale che ancora divide donne e uomini, a favore di quest’ultimi”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, intervenendo ai lavori della commissione Pari opportunità, presieduta da Rosanna Pugnalini, nel contesto degli incontri che sta dedicando a tutte le commissioni.
L’incontro è avvenuto a poco tempo dalla scadenza di mandato della commissione Pari opportunità che, come ha ricordato la presidente Pugnalini, “ha lavorato come una squadra, al di là delle differenze politiche”, elemento sottolineato con forza anche dalle vicepresidenti, Caterina Coralli e Lara Baldacci, e dalla consigliera Maria Grazia Maestrelli. “Ci siamo concentrate – ha aggiunto Pugnalini – sul contrasto alla violenza di genere, affiancando a questo compito un lavoro puntuale sui tempi di vita e lavoro, sulla cittadinanza di genere, sul welfare e altro ancora”. La presidente ha ricordato l’attività svolta: la commissione ha tenuto 70 sedute, partecipato a 200 iniziative pubbliche, presentato libri, organizzato mostre di artiste toscane e non solo, presenziato a tavoli istituzionali e svolto ruolo attivo ai tavoli nazionali, monitorato le nomine effettuate da Consiglio e Giunta, e siglato accordi programma con l’Ordine dei giornalisti, assessorato regionale alle Pari opportunità e altri organismi e incontrato molte categorie e ordini professionali nell’ottica di colmare il gap di genere nel mondo del lavoro. “E’ questo quello che lasciamo in eredità alla futura commissione”, ha concluso.
E dopo i ringraziamenti per il lavoro svolto “fuoriuscendo dal recinto della sola ottica di genere”, Mazzeo ha puntato l’attenzione proprio sul gap di genere nel mondo del lavoro. “L’altro ieri – ha ricordato – era il compleanno di una legge importantissima, fortissimamente voluta da una donna, Tina Anselmi, e quella legge, approvata il 9 dicembre 1977, era quella sulla parità di trattamento fra uomini e donne sul lavoro”. “Molti non se ne rendono conto – ha aggiunto – ma nonostante la Costituzione entrata in vigore nel 1948 stabilisse questa parità come diritto costituzionale, questo sacrosanto e naturale principio di eguaglianza non era stato reso effettivo. E non lo è nemmeno oggi, a 43 anni di distanza dalla legge Anselmi. Mi piacerebbe poterlo dire, ma non è così: le differenze ci sono e sono ancora profonde”.
A questo proposito, citando i dati Eurostat, il presidente Mazzeo ha ricordato la differenza media di salario tra uomini e donne è del 5,3%; che gli uomini ricoprono, di gran lunga più che le donne, posizioni di gestione e supervisione e ricevono più promozioni, tanto che solo il 6,3% delle donna ricopre incarichi di dirigente; che le donne si fanno carico, in proporzione maggiore degli uomini, di compiti non retribuiti, quali i lavori di casa e di cura dei figli e dei familiari; che le donne trascorrono più tempo fuori dal mercato del lavoro; che c’è un fenomeno di segregazione nell’istruzione e nel mercato di lavoro, con percorsi formativi e impieghi che sono riservati, in via prevalente, alle donne. “Dunque, anche se la discriminazione retributiva è vietata – ha sottolineato Mazzeo – essa continua a contribuire al divario retributivo di genere”.
Secondo Mazzeo, per superare questo divario, si devono assumere le pari opportunità come strumento di misura di tutte le politiche, “a partire ad esempio dalla gestione dei fondi che la Toscana avrà a disposizione grazie ai 200miliardi finanziati dal Next Generation Ue”, ha spiegato. Da quel piano la Toscana riceverà tra i 12 e i 15 miliardi di euro e noi “dovremo , anche usando il vostro pungolo e i vostri suggerimenti, indirizzare queste risorse per colmare il gap oggi esistente”. L’obiettivo dovrà essere quello di “garantire più lavoro alle donne per garantire loro più libertà, perché, ad esempio, uno dei problemi della violenza di genere ancora poco denunciata sta proprio nella condizione di dipendenza economica dagli uomini di molte donne maltrattate e dei loro figli”. Servono, aggiunge il presidente del Consiglio, più posti negli asili nido, “trasformandoli effettivamente in servizio educativo e quindi costruendo un diritto universale al nido come un diritto – dovere all’istruzione”.
Per riuscire in questo obiettivo, ha spiegato Mazzeo, “c’è da garantire una condizione essenziale: nei posti dove si decide devono esserci anche le donne. Non solo per avere un’equa rappresentanza della nostra società, ma soprattutto per mettere a valore quella visione e quella sensibilità che le donne hanno, perché senza l’altra metà del cielo rischieremo di fare le cose a metà. Io ad esempio, ho deciso che non parteciperò a convegni dove non sia prevista la presenza di donne. È un gesto simbolico, ma necessario e credo utile per ribaltare il concetto di un mondo troppo piegato a favore degli uomini. E poi, nella società come negli organi di stampa,c’è un problema di linguaggio, come ho già detto nelle settimane scorse: quando si parla di violenza non si può mai affiancare a essa la parola amore. La violenza è violenza, punto. E mi impegno a fare un tratto distintivo del mio lavoro la promozione di tutte queste iniziative e di tutte quelle che saranno utili a superare le differenze di genere”.
Mazzeo, infine, ha avanzato la proposta di un incontro tra l’ufficio dei presidenza della commissione e quello del Consiglio regionale, “perché possiate illustrare il lavoro che avete fatto e lasciare indicazioni che ci saranno utili per il futuro”, e ha invitato la presidente Pugnalini a rendicontare in aula, in una delle sedute del prossimo mese di gennaio, l’attività svolta dalla commissione Pari opportunità.