“I migranti non sono un ‘carico residuale’. È disumano definirli così. Sono donne e uomini, bambine e bambini in cerca di un futuro migliore, di una vita migliore. Portano con loro un carico di speranza e di sogni che non possono avere nel loro paese di origine perché dilaniato da conflitti armati, violazioni e abusi dei loro diritti e delle libertà fondamentali”.

Così il presidente del Consiglio regionale,Antonio Mazzeo, al convegno ‘Le rotte migratorie nei Balcani occidentali. Il ruolo della Caritas nel processo di accoglienza’, organizzato dal Laboratorio sulle disuguaglianze dell’Università di Siena.

Nei dati e negli interventi che si susseguono nel corso del seminario il presidente ritrova lo spirito e l’identità della Toscana: “Una regione che non si è mai voltata dall’altra parte, che ha sempre avuto la capacità di accogliere ed integrare” e proprio queste due parole “insieme”, a detta di Mazzeo devono “caratterizzare l’azione politica ed istituzionale. Questo è il nostro compito e il ruolo che siamo chiamati a svolgere, soprattutto oggi che il dibattito sull’accoglienza è drammaticamente attuale”.  

Il presidente ricorda le immagini dei bambini di Lipa, appena qualche anno fa, intrappolati nel ghiaccio della Bosnia. “Quelle foto di profughi in fila per ricevere un pasto dalla Croce Rossa devono essere un monito. Le migrazioni non si arrestano, a noi il compito di governare questi flussi nel rispetto della persona seguendo i valori che da sempre contraddistinguono la Toscana” dichiara ancora il presidente.

“Credo – conclude Mazzeo – che il valore della persona, di ogni persona, debba essere rispettato e garantito. Sulle barche che attraversano il Mediterraneo, trasformato nel più grande cimitero d’Europa, non ci sono oggetti, carichi più o meno residuali. Ci sono donne, uomini, bambine e bambini con la loro storia, il loro dolore, la loro dignità che tutti noi siamo chiamati a rispettare. Il diritto internazionale e la nostra Costituzione prevedono forme di protezione per coloro che sono costretti a fuggire dal proprio paese alla ricerca di un presente e di un futuro migliori. Ma più ancora della legge internazionale dovrebbe muoverci la nostra coscienza di essere umani che non si girano dall’altra parte di fronte ad altri esseri umani”.


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