Giornalista e scrittrice e, soprattutto, una persona deliziosa e per bene. Questa è Caterina Ceccuti in uscita per Pagliai Editore con un nuovo romanzo, un “mini romanzo” come lo ha definito lei stessa. Ceccuti, già vincitrice del Fiorino d’oro per la narrativa edita nel 2015 con “La generatrice di miracoli”, e nella rosa degli otto finalisti del Premio Viareggio Repaci nel 2020, con “T’insegnerò la notte”, si cimenta una storia scritta in modo asciutto ed essenziale.
“In questa nuova avventura letteraria, la mia intenzione è stata quella di mostrare la storia nella sua nudità -commenta l’autrice- e fornire all’immaginazione del lettore un abbozzo di direzione da seguire, piuttosto che un’autostrada senza uscite. Nella vita reale, personaggi come quelli del mio ultimo racconto non avrebbero avuto né lo spirito né il tempo di utilizzare giri di parole, rapiti come sono dalle urgenze degli accadimenti e dall’intensità delle emozioni provate”.
“Di tutti i libri che ho scritto – confessa l’autrice – è forse questo quello più intimamente auto biografico. La Lidia del racconto sono io. Non nei passaggi della trama, come sarà facilmente intuibile per chi avrà voglia di leggerlo. Piuttosto nell’odissea delle emozioni, nella deriva psicologica ed emotiva che l’esperienza della perdita comporta per un genitore, per una madre”.
Inserito dall’editore Antonio Pagliai nella collana dei tascabili “Libro verità” questo ultimo lavoro della scrittrice affonda le radici nel suo doloroso passato.
Un pomeriggio assolato di sette anni prima Lidia ha perduto l’anima ai giardini pubblici della sua città. È accaduto quando il suo Riccardo, un bambino di appena cinque anni, sparisce misteriosamente. Da allora la sua esistenza cambia, così come la sua arte pittorica che da stilisticamente perfetta si trasforma in un irrequieto turbine di emozioni “I miei dipinti di allora erano privi di vita. Precisi, tecnicamente impeccabili, ma completamente privi di vita. Quelli degli ultimi anni sono l’esatto opposto, la tecnica è sparita ma è comparsa l’emozione. Come se il fatto di essermi persa l’anima da un momento all’altro avesse permesso alle mie opere di guadagnarne una propria”.
Lidia è un donna di quarant’anni, ancora bella “nelle linee di contorno e nei colori da tramonto”, ma morta dentro. Chiunque se ne accorge, basta guardarla in faccia pochi secondi. Lo sa bene anche il suo ex marito Massimo, che pure non perde la speranza di vederla risorgere dalla cenere in cui ormai si è ridotta la sua vita. Una notte Lidia incontra un ragazzino di strada nel parco della sua città. Ha gli occhi nero petrolio e lo sguardo tagliente, ma quelle piccole mani nervose che non trovano mai pace raccontano di un passato e di un presente tormentati, dolorosi, cui la protagonista non intende rimanere indifferente.
Si snoda fra le tre figure principali di una donna, un ex marito e un ragazzino vittima di sfruttamento minorile questo mini romanzo accattivante, il cui ritmo serrato conduce il lettore in un valzer di emozioni forti quanto inattese.
Protagonisti nascosti delle pagine firmate da Caterina Ceccuti sono i colori, attraverso i quali si estrinsecano le emozioni della protagonista e le atmosfere delle scene, in una danza delicata tra presente e passato.
Definito dall’autrice “il romanzo più autobiografico che abbia scritto, benché neppure in un solo rigo si parli di me stessa”, Nero addosso è un monito al godimento della vita quotidiana, della meraviglia rappresentata dalla normalità. Perché il cambiamento può nascondersi dietro l’angolo per ciascuno di noi. E la dedica delle prime pagine ne è memento “Alle mamme annoiate che non hanno più voglia di giocare a cucù”.