La notizia della rapina, che all’epoca aveva creato molto scalpore a Carrara, era giunta ai carabinieri quasi 48 ore dopo, quando il marito della vittima aveva telefonato al 112 per chiedere l’intervento di una pattuglia, spiegando che la moglie, “scomparsa” da due giorni dopo un litigio con lui, era tornata a casa sotto shock con il volto gonfio di botte e gli aveva raccontato di essere stata aggredita e rapinata da uno sconosciuto.
La donna, all’epoca 47enne, dopo le cure del Pronto Soccorso era stata dimessa dall’ospedale con alcuni giorni di prognosi per il trauma cranico procurato da un violento pugno alla testa ricevuto dal suo aggressore. Lo sconosciuto, dopo averla tramortita, le aveva rubato uno smartphone insieme allo zainetto con i propri effetti personali e l’aveva lasciata a terra sanguinante.
A quel punto erano partite le indagini dei carabinieri della Compagnia di Carrara al comando del maggiore Cristiano Marella. Gli uomini dell’Arma, durante il sopralluogo nel monolocale dove era avvenuta la rapina, in pieno centro storico, si erano trovati davanti una scena in stile “Arancia Meccanica”, con abbondanti tracce di sangue ancora presenti sul pavimento, sul letto e nel bagno, dove la donna aveva cercato in qualche modo di tamponare la profonda ferita alla testa, come ha raccontato lei stessa nella denuncia.
Dopo circa un mese di indagini serrate, i carabinieri erano riusciti ad “inchiodare” il responsabile, utilizzando per le ricerche anche un identikit creato dagli investigatori del Nucleo Operativo, sulla scorta della descrizione fornita dalla vittima. L’uomo, oggi 50enne, con vari precedenti penali alle spalle, era stato poi rintracciato e arrestato a Massa con l’accusa di rapina aggravata e violazione di domicilio, poi dopo aver scontato alcuni mesi di carcere era tornato in libertà, ma evidentemente quella lezione gli era servita perché a Carrara era praticamente sparito dalla circolazione.
Alla fine, il rapinatore ha pagato con la giustizia un conto molto salato, infatti con una sentenza diventata definitiva a marzo dell’anno scorso è stato condannato dal Tribunale di Massa a 4 anni e 4 mesi di carcere.
Nei giorni scorsi, è arrivato ai carabinieri di Carrara l’ordine di cattura firmato dal Procuratore Capo PieroCapizzoto, con il quale è stato stabilito che il 50enne, A.F. le sue iniziali, dovrà scontare dietro le sbarre il resto della pena, all’incirca tre anni e sette mesi. Il pregiudicato è stato quindi rintracciato a Massa, dove ha ricevuto da una pattuglia dell’Arma la notifica del provvedimento, dopo di che è stato trasferito in carcere