Cresce la passione per le api e per il miele biologico in Toscana con il 20% in più di apiari bio in cinque anni. Ma il 37% delle specie è a rischio declino secondo l’ultimo rapporto della Fao a causa del mix letale di fattori come l’impiego di pesticidi, l’urbanizzazione, il riscaldamento globale, acari e parassiti fino alla vespa velutina cinese già arrivata nella provincia di Massa Carrara e nella vicina Versilia.
A dirlo è Coldiretti Toscana in occasione della Giornata Mondiale delle Api con il miele assoluto protagonista dei mercati contadini di Campagna Amica in programma per tutto il fine settimana con la distribuzione gratuita anche di semi melliferi da piantare nei giardini per aiutare le api. Istituita nel 2017 la Giornata Mondiale delle Api è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli insetti impollinatori e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile.
“L’apicoltura sta conoscendo una fase di grande espansione nella nostra regione che può vantare il miele della Lunigiana Dop, primo miele ad ottenere la denominazione di origine DOP dall’Ue: in cinque anni il numero di apicoltori è aumentato del 47%, addirittura del 61% quelli che hanno deciso di puntare sul miele biologico in una regione dove il 32% della produzione agricola è già certificata bio. E’ un segnale doppiamente importante sia dal punto di vista economico con un’attività su tre che ha finalità commerciali e quindi anche dei consumi in un paese come il nostro che soddisfa solo la metà della richieste del mercato interno e della salvaguardia della biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori – analizza Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni. La più grande minaccia al ruolo insostituibile degli impollinatori arriva proprio dall’uomo attraverso i suoi comportamenti e le sue azioni. Salvando le api salviamo noi stessi”.
Sono 7.036 i “pastori delle api” in Toscana che gestiscono complessivamente 15.501 apiari, 138.453 alveari e 22.946 sciami (fonte Sistema Informativo Veterinario Nazionale). Il 13% degli alveari produce miele biologico. Nonostante i numeri in forte aumento, anche a livello nazionale, l’atavica carenza di prodotto, costringe il nostro paese ad importante grandi quantità di miele dall’estero in particolare da Ungheria, Argentina, Spagna e Cina.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia Coldiretti Toscana – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti regionale – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
In Italia – precisa ancora Coldiretti – esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nel nostro paese si stima un consumo procapite di 500 gr, il 35% in meno della media europea secondo Ismea, ma ben il 40% in più di quello che gli italiani consumavano negli anni ’80.
L’apicoltura in Toscana
Apicoltori: 7.036 di cui 6.697 convenzionali e 389 biologici
Apiari: 15.501 di cui 2.510 biologici
Alveari: 138.456 di cui 26.607 bio
Sciami: 22.946 di cui 4.807 bio
Toscana è al terzo posto per numero di apicoltori
Toscana è al secondo posto per numero di apiari e sciami
Fonte: Sistema Informativo Veterinario Nazionale