I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Grosseto, con il supporto dell’Arma territoriale di Grosseto, Pistoia e Arezzo, hanno eseguito, nella mattinata di oggi, un’ordinanza di misure cautelari personali, emessa dal GIP del Tribunale di Grosseto su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di otto soggetti, individuati, a vario titolo, quali presunti autori di furti in danno di uffici postali ed attività commerciali ed artigianali nelle province di Grosseto, Livorno e Siena.

L’ordinanza vede tre degli otto soggetti, destinatari di misura di custodia cautelare in carcere, per altri due di essi la misura di obbligo di dimora nel comune di residenza, e per i restanti tre il divieto di dimora in tutto il territorio della Provincia di Grosseto.

L’indagine è stata avviata circa un anno e mezzo fa, quando era stato osservato un anomalo aumento di furti in danno di uffici postali. In quelle circostanze, erano stati presi di mira uffici secondari, presenti nei comuni più piccoli della maremma, in cui i malviventi, dopo essere entrati facilmente all’interno degli uffici, avevano tagliato la cassaforte prelevando i contanti. Le lunghe indagini hanno fatto emergere responsabilità diverse in capo ai soggetti: in particolare, tre di essi erano il nucleo fondamentale della banda, i principali autori dei colpi messi a segno, e di cui l’attività dei Carabinieri ha fatto emergere significativi indizi in relazione alla loro presunta responsabilità, mentre gli altri avrebbero avuto ruoli gregari, avendo prestato collaborazione solo in alcuni episodi, oppure si sarebbero occupati di attività successive come ricettare la refurtiva.

Negli episodi contestati, inoltre, emerge in modo chiaro anche la “tecnica” utilizzata per mettere a segno i furti. Il gruppo, molto ben organizzato, pianificava in maniera precisa i propri obbiettivi. Per i colpi, si servivano esclusivamente di vetture ed automezzi, a loro volta oggetto di ulteriori furti avvenuti in precedenza; mezzi a cui venivano sostituite le targhe – anche queste sottratte ad altri veicoli – al fine di rendere più complicata la ricostruzione in fase di indagine. In più, i soggetti erano sempre dotati di guanti ed opportuno travisamento, per eludere eventuali telecamere. Alcune volte, queste sono state rese inservibili tramite vernice spray, che costituiva parte del loro “kit di lavoro”. La banda agiva sempre di notte, selezionando ditte, capannoni ed altre attività simili. Il tutto giustifica la varietà tipologica della refurtiva cui maggiormente miravano: attrezzi da lavoro, rame e altri metalli, gasolio per motori, ma anche generi alimentari fino ad arrivare ai contanti. Menzione a parte meritano invece i casi in cui la banda avrebbe rubato, in diverse circostanze, motori marini. Nella misura, il GIP richiama infatti diversi casi di furto di numerosi motori da cantieri navali e rimessaggi con sede a Scarlino e nella provincia di Livorno: nove finora i motori marini rubati, dal valore commerciale molto alto, e pertanto particolarmente appetibile dalla banda, anche per la facilità con cui tali beni vanno a finire nei circuiti della ricettazione. A tal proposito, l’indagine ha appurato la presunta responsabilità di due degli otto soggetti, in ordine ad episodi di ricettazione, dove avrebbero ricevuto i motori, perché fossero rivenduti o comunque monetizzati, previo trasferimento all’estero dei beni stessi. Il valore commerciale della refurtiva in questione supera i 200mila euro. Si ricorda anche che le attività dei Carabinieri hanno permesso, nel corso delle attività, di recuperare 9 motori rubati, poi riconsegnati ai proprietari. Da sottolineare anche, tra i casi accertati, il furto presso una nota concessionaria di Grosseto, dove i soggetti dopo aver tagliato la cassaforte, avevano rubato circa 3000 euro in contanti. Il tutto senza contare gli ovvi danni cagionati alla struttura. Spesso, infatti, oltre ai beni sottratti, i danni maggiori cui i titolari delle attività hanno dovuto far fronte, sono stati proprio quelli derivanti dal ripristino delle strutture: cancelli forzati, vetrate spaccate e casseforti tagliate sono costate molto care, spesso molto superiori al valore della refurtiva. Come prima anticipato, i fatti contestati nell’ordinanza sono in totale 24, tra furti e tentati furti.

L’esecuzione dei provvedimenti ha visto il coinvolgimento di circa 40 Carabinieri, in divisa ed in abiti borghesi, e la collaborazione dei Comandi Provinciali Carabinieri di Arezzo e Pistoia, dove sono residenti alcuni dei destinatari. Le attività sono state inoltre seguite dall’alto da un elicottero del 4° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pisa, che ha sovrinteso alle esecuzioni sulla provincia di Grosseto, rafforzando così la sicurezza del personale operante, e scongiurando eventuali possibili tentativi di fuga. I soggetti destinatari della misura, indagati per i reati di furto, tentato furto e ricettazione, sono da considerarsi presunti innocenti fino al definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.


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