Con il mese di aprile l’Italia esce dallo stato di emergenza causato dalla pandemia, quindi decade anche il protocollo siglato tra Governo e Conferenza Episcopale Italiana (Cei) nel maggio 2020 in merito alla gestione degli spazi delle chiese. Ciò significa che si alleggeriscono anche alcune disposizioni di sicurezza sanitaria per le celebrazioni.
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In base quindi alle disposizioni governative per il termine dello stato di emergenza, a quanto comunicato dalla Cei e alle particolari esigenze della Diocesi di Lucca presentiamo le nuove modalità di accesso e comportamento alle celebrazioni al chiuso nelle chiese, in vigore fino a nuovi cambiamenti.
Non è più obbligatorio mantenere il limite di capienza all’interno delle chiese, pertanto da questo fine settimana in avanti – cioè dalle messe festive di sabato 2 e domenica 3 aprile – non sarà più necessario segnalare online la propria presenza alle messe dei giorni festivi. Il sistema attivo sul sito internet della Diocesi è stato quindi chiuso dopo quasi due anni di operatività. Inoltre anche all’ingresso delle chiese non sarà più necessario contare e segnare i fedeli che entrano.
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Resta obbligatorio igienizzare le mani all’ingresso delle chiese dove, all’interno, va sempre indossata la mascherina evitando in ogni caso assembramenti eccessivi. Inoltre ecco altri dettagli: le acquasantiere resteranno sempre vuote; i celebranti all’altare sono tenuti a mantenere alta l’attenzione all’igiene in ogni momento della liturgia, secondo le modalità già in vigore; per lo scambio della pace evitare strette di mano o abbracci, ma si continui accennando un inchino o salutando i vicini con lo sguardo; per la distribuzione dell’Eucaristia i ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le proprie mani prima di distribuirla sulle mani (non in bocca) dei fedeli, i quali si muoveranno processionalmente verso l’altare. Infine è possibile per le comunità tornare a fare le processioni all’aperto, evitando situazioni di assembramento eccessivo e dandone comunicazione (come sempre, del resto) alle autorità di Pubblica Sicurezza.
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Pensando allo sforzo fatto da tutte le comunità in questo periodo segnato dalla pandemia, l’arcivescovo Paolo Giulietti esprime «viva gratitudine a tutti i volontari che, in diversi modi, hanno collaborato in questi due anni alla complessa gestione delle celebrazioni festive: senza il loro servizio nulla sarebbe stato possibile». Inoltre, pensando al futuro, aggiunge: «Va considerato che essi sono stati il volto amichevole e accogliente delle parrocchie per gli altri fedeli. Questo patrimonio non deve andare perduto: il ministero dell’accoglienza, infatti, è tra le cose che servono per edificare comunità che siano luogo di relazioni positive».