La questura di Grosseto osserva che negli ultimi tempi nelle famiglie in cui erano già presenti litigi, il lockdown e l’emergenza sanitaria, hanno portato ad un aumento della conflittualità incrementando sensibilmente gli interventi della polizia di stato per liti in famiglia
Nella notte tra lunedì e martedì una coppia di giovani fidanzati di Grosseto ha litigato nell’appartamento che condividevano da appena una settimana.
La discussione era ancora in corso quando la ragazza ha deciso di chiamare il numero di emergenza 112 con il proprio cellulare per chiedere aiuto e sul posto è arrivata immediatamente una volante della questura con a bordo personale femminile, trovando nell’appartamento i due fidanzati ancora intenti a discutere.
Gli agenti una volta riportata la calma, hanno attentamente ascoltato le ragioni di entrambi constatando che i due negli ultimi giorni avevano litigato spesso anche se per questioni di poca importanza. quella sera però la donna, esasperata dalle continue discussioni, ha manifestato la volontà di non proseguire oltre la convivenza chiedendo agli agenti di allontanare l’uomo che risultava essere residente in un’altra città. Il ragazzo ha così acconsentito alla richiesta, lasciando immediatamente l’appartamento per trascorrere la notte in una struttura ricettiva.
Gli operatori, a questo punto, constatato che la ragazza non necessitava di cure mediche, dopo averla tranquillizzata, la informavano delle sue facoltà di legge e della possibilità di rivolgersi alle apposite strutture specializzate come i centri antiviolenza invitandola a non esitare a richiamare il numero di emergenza in caso di bisogno.
La polizia di stato, da sempre in prima linea contro maltrattamenti e violenza domestica, invita le donne a segnalare senza esitazione abusi e violenze fin dal primo episodio rivolgendosi al numero di emergenza 112 o alle strutture antiviolenza.
Chiamare le forze dell’ordine per segnalare casi di liti familiari, significa offrire la possibilità alla polizia di stato di intervenire preventivamente attraverso il progetto dell’applicativo denominato “scudo”. Questo è un sistema di supporto per la gestione delle attività di “pronto intervento” delle pattuglie che operano su strada, perché attraverso l’uso di tablet in dotazione alla polizia, è possibile consultare direttamente i precedenti interventi degli equipaggi nei confronti di vittime di lite, o violenza, anche nei casi in cui non sia stata proposta denuncia o querela. Gli interventi inseriti in “scudo” riguardano sia episodi rientranti nel cosiddetto codice rosso, sia i fatti che – seppure non caratterizzati da particolare gravità o aggressività, come le liti verbali – attraverso una condotta abituale potrebbero assumere, in futuro, rilievo penale, come atti persecutori o maltrattamenti in famiglia.