Il Pomodoro prodotto in toscana ha avuto una pubblicità molto negativa dalla vicenda che ha coinvolto lo stabilimento livornese di Petti. Dopo il maxi sequestro di pomodoro cinese spacciato per italiano si rende quindi necessaria una comunicazione più attenta, specialmente quella verso i consumatori. La loro tutela passa anche attraverso una corretta informazione continua come il Mipaaf suggerisce. Far sapere cosa accade nel mondo dell’agricoltura fa sì che sia più facile scegliere dallo scaffale.

Pietro ed Elisa Rampi DELLA Società Agricola Valdichiana Rampi  da tempo puntano il dito sull’argomento. Il danno di immagine che il maxi sequestro ha portato ad aziende come la loro rafforza questa esigenza.  Chiedono da sempre che si faccia maggiore informazione al cittadino consumatore. Rimasti uno degli ultimi baluardi del pomodoro di qualità toscano al 100%, la Società Agricola Valdichiana Rampi,  rivendica  il lavoro fatto con fatica e passione.

Un lavoro che ancora deve fare i conti con una battaglia di centesimi – dice Pietro Rampi – che incide  sul nostro lavoro e che ha costretto molte aziende toscane a chiudere. La politica del prezzo a ribasso deve essere compresa anche dal consumatore che non è informato correttamente: sul pomodoro per esempio in una scatola da 400 grammi al coltivatore vanno 6 centesimi.“

L’Italia con una politica dei prezzi più accorta potrebbe sopperire e quindi smettere di essere il principale acquirente di pomodoro cinese. Nel nostro paese arrivano circa 69 milioni di chili di pomodoro  che le nostre aziende lavorano (con un aumento nel 2020 del 17%).

Per questo l’azienda Rampim nel tempo ha deciso di preparare anche direttamente il suo prodotto per poter dare al consumatore qualità, prezzo e sicurezza della provenienza.
Un lavoro non facile e meno “comodo”, che impone una logistica diversa. Una forza, e una determinazione, che non tutti hanno. Molti nel tempo, visti i bassi ricavi, spesso sotto la soglia del guadagno minimo, hanno venduto i macchinari e ora non hanno la forza per ricomprarli, anche s ela situazione dovesse cambiare.
Per questo Pietro Rampi, facendo appello a tutte le sue forse qualche anno fa decise di produrre e confezionare il suo pomodoro. Pomodoro che è stato scelto partendo dalla qualità più adatta al terreno fertile della Valdichiana, una scelta che va oltre la produttività con una grande attenzione all’ambiente.

“Mentre mio padre segue tutta la fase in campo – racconta Elisa Rampi –  io seguo personalmente anche il confezionamento del nostro pomodoro e degli altri nostri prodotti. Noi ci mettiamo la faccia, per questo sulla nostra etichetta è ben chiara l’origine del prodotto.”

La triste vicenda che ha visto coinvolta la più grande azienda di pomodoro toscano (Petti), mina la credibilità di altre aziende toscane che ora devono essere tutelate dal punto di vista dell’immagine. Il pomodoro toscano 100% prodotto dalla Azienda Rampi, essendo anche legato all’altra importante produzione di qualità quale l’Aglione della Valdichiana, è  rimasta una delle pochissime eccellenze toscane e  quindi richiede l’attenzione dei consumatori e della stampa dell’agroalimentare in Toscana.


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