Una lunga e toccante lettera aperta, con la quale l’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Firenze, denuncia piazze e ospedali pieni, le prime di gente in festa, i secondi di persone che rischiano la vita.
“E’ quasi notte – scrive il presidente dell’ordine, Pietro Dattolo – e stiamo cercando di salvare una donna di 50 anni, ha avuto una crisi. Non riesce più a respirare. Le infiliamo il tubo lungo la trachea per farle arrivare l’ossigeno.

Il Covid e la polmonite le stanno togliendo la vita. Passa mezz’ora e ci chiama sua figlia da casa, vuole sapere come sta. Non possiamo mentire, ma non abbiamo una risposta, lei continua a chiedere. Rimane in attesa ed è un lungo silenzio che fa male al cuore”.
La lettera prosegue col racconto “delle sirene di un’ambulanza che si sta fermando davanti al pronto soccorso. Ci guardiamo attorno, le stanze sono tutte piene. Dovrà restare in attesa. C’è un’altra crisi cardiaca nella camera 3. In fondo al corridoio qualcuno ha acceso il televisore. Vediamo le piazze stracolme di ragazzi e manifestanti, mascherine abbassate, bottiglie in mano, resse. Grandi risate. Arriva un’altra ambulanza. Questa volta si è liberato un posto letto, un decesso nella stanza 11. Si ricomincia”.


“Diteci voi cosa dobbiamo fare. Qualcuno – conclude il presidente Dattolo – ci indichi la strada, perché come medici abbiamo sempre lavorato per curare una società che non vuole ammalarsi, che ha paura di perdere i propri cari. E’ chiaro che ora le priorità sono cambiate o non si spiegherebbero le folle per le strade. La tutela della salute è uno dei pilastri della nostra Costituzione, ma quel principio sembra essere confinato solo nei reparti ospedalieri. Diteci cosa rispondere alle famiglie che ci chiamano, agli anziani rimasti soli che guardano fuori dalla finestra. Noi le parole le abbiamo finite”.


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