Tra l’incertezza sul futuro e le nuove regole, in continuo cambiamento, sulla base delle quali adattare proprie abitudini e stili di vita, c’è un dato certo: almeno fino all’anno prossimo, la migliore arma che abbiamo a disposizione per sconfiggere il virus resta la prevenzione. Mascherine, distanziamento sociale, divieti di spostamento in base al colore in cui è stata collocata la propria Regione sono alcune delle misure da tempo messe in campo a livello amministrativo per contrastare l’epidemia da SARS-CoV-2. Ma per essere certi di non avere contratto il virus, gli unici strumenti in grado di fornire una risposta restano i test e i tamponi. Oltre a capire, con il proprio medico curante, quale sia la tipologia che permette di ottenere una maggiore affidabilità ad un minore costo e nel minore tempo possibile, si deve anche tenere conto di un altro aspetto centrale: effettuare i test in laboratori autorizzati e registrati sul SISPC (Sistema Informativo Sanitario della Prevenzione Collettiva), ovvero nelle ASL o in strutture private autorizzate ed accreditate.
Perché è importante effettuare il tampone nei centri accreditati e registrati sul SISPC
La scelta di fare test e tamponi in uno dei laboratori registrati sul SISPC è fondamentale principalmente per due ragioni: garantire accesso immediato al referto da parte di medici di base e del lavoro, pediatri, operatori sanitari e pubbliche amministrazioni e permettere di procedere in tempi rapidi al tracciamento dei possibili contagi. Tra i laboratori accreditati e autorizzati a effettuare le varie tipologie di test utili all’identificazione del Coronavirus, registrati sul SISPC, sul nostro territorio c’è il Labs Versilia, diretto dalla dottoressa Susanna Santerini. “E’ evidente quanto sia importante effettuare una corretta e appropriata diagnostica per COVID-19 al fine di tracciare i contagi e indirizzare le condotte delle persone per ridurre e contenere la diffusione di SARS-CoV-2 – afferma il prof. Alessandro Battaglia, direttore sanitario del Centro Medico Specialistico Versilia di Lido di Camaiore, sede del centro prelievi che collabora da anni con il Labs – Allo stesso tempo, è altrettanto importante che il cittadino, informato correttamente sull’attendibilità e l’efficacia degli strumenti a disposizione e sulla base delle indicazioni del proprio medico, si rivolga a strutture autorizzate e accreditate per la qualità delle risposte e per la tracciabilità delle stesse ai fini della prevenzione collettiva”.
E’ importante ricordare questi principi anche perché nel territorio stanno comparendo diversi soggetti che promuovono il tampone “fai da te” o iniziative estemporanee in strutture non idonee o non accreditate. Il rischio, in questi casi, è duplice: oltre alla possibilità di diagnosi errata, in assenza di controllo di qualità, non essendo inseriti gli esiti all’interno del Sistema Informatico Regionale, questi test sfuggono sia ai conteggi, alterando la veridicità dei dati generali, che all’attenzione del medico di medicina generale.
Alcune linee guida sui test per il rilevamento del Covid-19
Come orientarsi nell’utilizzo dei test a disposizione per identificare l’eventuale presenza del Covid-19? Il Centro Medico Specialistico Versilia e il Labs, oltre a ricordare la necessità di una previa consultazione con il proprio medico curante, hanno stilato una piccola guida per fare chiarezza sui tipi di test, disponibili nel Centro (su prenotazione telefonica allo 0584-617631), e sui tempi di risposta di questi. Vediamoli nel dettaglio:
Test molecolare mediante tampone naso-oro-faringeo
Rileva l’RNA virale di SARS-CoV-2mediante tamponi naso-oro-faringei e, ad oggi, rimane il caposaldo di riferimento internazionale per sensibilità e specificità. È in grado di rilevare il patogeno anche a bassa carica virale in soggetti sintomatici, pre-sintomatici o asintomatici ad iniziare da poche ore dal contatto del corpo con il virus.
E’ consigliato in: caso sospetto sintomatico; soggetto in quarantena se compare sintomatologia (es. contatto stretto di caso confermato); contatto stretto di caso confermato che vive o frequenta regolarmente soggetti fragili a rischio di complicanze o soggetti non collaboranti; asintomatico per ricovero programmato, ingresso in larghe comunità chiuse laddove previsto (es. RSA, prigioni, strutture per soggetti con disabilità mentale, altro); screening degli operatori sanitari/personale in contesti ad alto rischi; soggetto in isolamento per la conferma di guarigione e per poter rientrare al lavoro; contatto asintomatico in quarantena per la chiusura a 10 giorni. Il tempo medio di risposta è di 72 ore.
Test antigenico rapidomediante tampone nasale
Si rileva uno strumento potenzialmente utile in particolar modo per le indagini di screening. Analogamente ai test molecolari, i saggi antigenici sono di tipo diretto, ossia valutano direttamente la presenza del virus nel campione clinico. A differenza dei test molecolari, invece, i test antigenici rilevano la presenza del virus non tramite il suo acido nucleico ma tramite le sue proteine (antigeni). I test antigenici intercettano specifici peptidi (porzioni proteiche) della proteina S (Spike) o N (nucleocapside) presenti sulla superficie virale di SARS-CoV-2. Il test può risultare negativo se la concentrazione degli antigeni è inferiore al limite di rilevamento del test, o falsamente positivo per problemi di specificità, e per tale motivo, il test antigenico rapido positivo necessita di conferma mediante test molecolare.
E’ consigliato in: soggetti pauci-sintomatici; soggetti asintomatici a contatto stretto di caso confermato (incluso in ambiente scolastico o lavorativo) senza conviventi che siano fragili o non collaboranti; soggetti asintomatici provenienti da paesi a rischio; screening di comunità (ricerca di persone con infezione in atto in un gruppo esteso di persone) per motivi di sanità pubblica; asintomatici che effettuano il test su base volontaria (ad esempio per motivi di lavoro o di viaggio, fatte salve specifiche prescrizioni dei paesi di destinazione che possano prevedere specificatamente test molecolare) o per richieste non correlate a esigenze cliniche o di salute pubblica ricadenti nei casi precedenti. Il tempo medio di risposta è di 4 ore.
Test sierologici
Sono di tipo indiretto, cioè rilevano la presenza di 9 anticorpi specifici che indicano una infezione pregressa o in atto. In caso di positività, si necessita di un test molecolare su tampone per conferma. Vengono utilizzati test che hanno una specificità non inferiore al 95% e una sensibilità non inferiore al 90%, al fine di ridurre il numero di “falsi positivi” e “falsi negativi”.
Sono consigliati in screening di comunità (ricerca di persone con infezione in atto in un gruppo esteso di persone) per motivi di sanità pubblica. Il tempo medio di risposta è di 4 ore.
Perché la Toscana è ancora in zona arancione
La Toscana, di concerto con Campania, Abruzzo, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano, per ora resta in zona arancione, anche se l’argomento è molto dibattuto e il presidente regionale, Eugenio Giani, auspica, da giorni, un pronto rientro in zona gialla.
Ma come siamo messi dal punto di vista epidemiologico e dei 21 parametri individuati nel DPCM del 3 novembre che suddivide la penisola in differenti zone di rischio?
I dati sulla Toscana forniti dall’ Istituto Superiore di Sanità (ISS) indicano che, l’indice Rt, il coefficiente di replicazione del contagio, si attesta allo 0,76 (mentre la soglia critica si ha a partire dall’indice 1), classificandosi come uno dei più bassi tra le regioni. Il tasso di occupazione dei posti ospedalieri destinati a pazienti Covid è del 26,8% (la soglia critica è fissata al 40), con un numero di contagi basso rispetto a molte altre regioni.
A fronte di questi dati positivi, ci sono, però, altri indici da considerare che non risultano altrettanto favorevoli. Tra questi: il tasso di occupazione delle terapie intensive da parte dei pazienti Covid. In questo caso, la soglia critica è fissata al 30%, ma la Toscana è ferma al 39,9%, anche se va meglio rispetto alla scorsa settimana, quando l’indice percentuale era del 44%. Il secondo problema riguarda le Rsa con continui focolai che si registrano nelle strutture per anziani della nostra regione. In questo senso, c’è da evidenziare il fatto che la Toscana risulta penalizzata rispetto ad altre regioni dove sono presenti meno Rsa. L’indicatore negativo più significativo è, comunque, quello “sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti”. Per la Toscana, sono confermate le due allerterelative allapercentuale dei tamponi positivi sul totale con un 25,5%, che resta pressoché stabile rispetto alla settimana precedente, e alla percentuale dicasi nei quali si riesce a effettuare una regolare indagine epidemiologica, del 53,3%, in aumento rispetto alla settimana precedente ma ancora sotto l’indice richiesto del 75%. Quindi, per la Toscana, la valutazione complessiva del rischio (diffusione, impatto e resilienza territoriale) è stata confermata alta e da questo ne deriva la collocazione in zona arancione.
In merito a quest’ultimo indicatore, tuttavia, se analizziamo le modalità di raccolta dati che dalla regione arrivano all’ISS, sorgono alcune perplessità sull’effettiva rappresentatività della situazione attuale: la Regione Toscana, con il DGR 1371/2020, ha stabilito che tutti i dati sui tamponi effettuati sul territorio regionale debbano essere inoltrati per via telematica al Sistema Informatico Sanitario di Prevenzione Collettiva (SISPC), in modo tale da restituire alla piattaforma istituita presso l’Istituto Superiore di Sanità il numero dei tamponi effettuati per tipologia di assistito, con indicazione degli esiti positivi o negativi, per la successiva trasmissione al Ministero della Salute. I tamponi possono, dunque, essere effettuati direttamente dalle ASL, che, per dovere istituzionale, sottopongono i test a persone sintomatiche o che hanno avuto contatti sospetti o che sono state selezionate dai medici di medicina generale, con una percentuale di tamponi positivi molto alta, o da strutture private autorizzate ed accreditate ai sensi della C.R. n°51/09, che effettuano test su base volontaria dei richiedenti, con una diminuzione della percentuale di positività. I soggetti che, invece, promuovono il tampone “fai da te” o iniziative estemporanee in strutture non idonee o non accreditate, non sono presenti nel Sistema Informatico Regionale perché non autorizzati, e quindi questi risultati sfuggono ai conteggi, alterando i dati generali e portando a potenziali condotte sociali non adeguate.