Il presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi) Luca Magazzini: «i patogeni da cui difenderci continuano ad aumentare provocando 1 miliardo di euro di danni, così come aumentano le richieste di garanzie sulla salute delle piante e di eco-sostenibilità produttiva. Dissemineremo i risultati a tutti i vivaisti, perché c’è sempre più bisogno di addetti preparati e di autocontrollo fitosanitario». Entro fine anno già 2 corsi di formazione gratuiti pensati per gli operatori professionali delle aziende vivaistiche.

I produttori di piante ornamentali si trovano di fronte a una triplice sfida. Impedire l’introduzione e diffusione di organismi nocivi, soprattutto di patogeni classificati nella normativa europea “da quarantena”, che sono in progressivo aumento per effetto della globalizzazione e del cambiamento climatico. Dare una risposta efficace alle maggiori richieste di garanzie sulla salute delle piante di autorità e clienti attraverso controlli, analisi, tracciamenti e passaporti. Realizzare questi due compiti così impegnativi riducendo l’uso di sostanze chimiche di sintesi e più in generale con metodi sempre più eco-sostenibili.

Il 3 novembre nel corso di un convegno web organizzato dall’Accademia dei Georgofili in collaborazione con l’Associazione vivaisti italiani (Avi) è stato illustrato il progetto “Autofitoviv – buone pratiche per l’autocontrollo e la gestione fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale”: un progetto che è portato avanti – a partire dal 2019 ma con qualche ritardo a causa della pandemia del Coronavirus – da un gruppo operativo con capofila l’Associazione vivaisti italiani (Avi), soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia, e che mira proprio a fornire gli strumenti per affrontare tale triplice sfida del vivaismo ornamentale. E a farlo contenendo al massimo gli aumenti di costi produttivi, per non incidere negativamente sulla competitività dei nostri vivaisti nei mercati internazionali. 

Come dichiara il presidente di Avi Luca Magazzini, ribadendo in sintesi quanto affermato nel suo intervento di apertura del convegno del 3 novembre, «il tentativo è trovare soluzioni e innovazioni che ci consentano di consegnare ai clienti piante in buona salute. Cosa sempre più difficile, perché da un lato i patogeni da cui difenderci e le criticità continuano ad aumentare provocando danni stimati intorno a 1 miliardo di euro in Italia, dall’altro aumentano anche le richieste di garanzie sulla salute delle piante e di eco-sostenibilità dei processi produttivi. Il Servizio Fitosanitario vigila costantemente, ma c’è sempre più bisogno che gli addetti delle aziende siano preparati e capaci di intervenire facendo autocontrollo fitosanitario, come del resto richiedono le nuove norme europee sulla protezione delle piante. Quindi saremo felici di condividere i risultati di questo progetto, che vede impegnate due aziende leader del distretto vivaistico pistoiese, con tutti gli altri vivaisti interessati».

In che cosa consiste il progetto Autofitoviv

Il gruppo operativo che realizza il progetto Autofitoviv, come spiegato dall’agronomo collaboratore di Avi Emilio Resta durante il webinar del 3 novembre, è formato dai seguenti partner: i centri di ricerca “Difesa e certificazione” di Firenze e “Orticoltura e florovivaismo” di Pescia del Crea; l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante di Sesto Fiorentino del Cnr; i dipartimenti di Scienze agrarie delle università di Firenze e di Pisa; le aziende Vannucci Piante e Innocenti e Mangoni del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia e per la in/formazione l’Accademia dei Georgofili e il Lab Center for Generative Communication dell’Università di Firenze.

Il progetto si inserisce in un piano strategico per il “Controllo delle avversità con metodo a basso impatto ambientale” e prende spunto dal “Protocollo per l’autocontrollo fitosanitario” dell’aprile 2015 tra la Regione Toscana e il Distretto vivaistico pistoiese, che incentivava «le aziende ad adottare criteri autonomi di controllo atti ad evitare l’introduzione di organismi nocivi da quarantena». Esso risponde a «una esigenza specifica delle nuova disciplina fitosanitaria (Regolamento Ue 2016/2031) per l’utilizzo del passaporto delle piante»: i passaporti possono essere rilasciati solo per piante e prodotti vegetali che sono stati sottoposti a esami scrupolosi effettuati da operatori autorizzati nei periodi opportuni e adeguatamente registrati. E anche a un’altra esigenza complementare del medesimo regolamento: un’adeguata preparazione degli operatori autorizzati.

E in effetti, come anticipato da Emilio Resta e in seguito precisato da Ilaria Marchionne del Lab Center for Generative Communication, sono previsti dei corsi di formazione rivolti agli operatori delle aziende vivaistiche: i primi due saranno attivati entro fine anno e riguardano la “Gestione fitosanitaria sostenibile dell’azienda vivaistica” e le “Tecniche di autocontrollo e di riconoscimento tempestivo di fitopatologie o di parassiti”. Per ulteriori informazioni: www.autofitoviv.eu

Due sono in generale le finalità di questo progetto di autocontrollo fitosanitario: a) contrastare l’introduzione inconsapevole e la diffusione di organismi patogeni alloctoni; e b) ridurne l’impatto ecologico, economico e sanitario all’interno dei vivai e nelle aree circostanti. Con «particolare attenzione allo sviluppo di strategie alternative per il contenimento delle infestanti, perché su questo fronte c’è un maggiore uso di prodotti chimici».

In concreto, per il controllo delle piante in ingresso nei vivai, sono iniziate e proseguiranno sperimentazioni di trappole di varia natura, controlli visivi, verifiche di termografia a raggi infrarossi e prelievi di campioni da sottoporre a metodi diagnostici di biologia molecolare. Inoltre, per facilitare l’allerta rispetto a organismi nocivi da quarantena, schede identificative a cui le aziende potranno riferirsi, protocolli di gestione fitosanitaria, analisi dei terricci e delle acque di irrigazione aziendali.

Per la gestione fitosanitaria del vivaio, saranno sviluppati un sistema basato sulla diagnosi precoce (con uso di trappole e captaspore) delle principali avversità delle specie vivaistiche, una rete di monitoraggio per la raccolta dei dati necessari a correlare il ciclo biologico degli organismi nocivi, l’applicazione di mezzi di lotta sostenibili per controllare insetti, acari, nematodi e patogeni; infine, per la lotta alle infestanti, diffusione di informazioni agronomiche (per il riconoscimento delle malerbe, prevedere le infestazioni e sugli erbicidi naturali disponibili) e applicazione di metodi alternativi indirizzati verso la lotta integrata.


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