A differenza del vino, l’olio extravergine di oliva è il prodotto agroalimentare toscano più resiliente alla crisi causata dall’emergenza Covid con l’export che registra un aumento del 15% nei primi 6 mesi del 2020, in piena emergenza pandemica. A darne notizia è Coldiretti Toscana, secondo cui il dato positivo delle esportazioni testimonia quanto il brand “toscana” richiami l’interesse dei mercati internazionali verso la produzione regionale che va sostenuta anche in termini di innovazione di cultivar e processi produttivi.

Olio toscano

“L’annata olivicola toscana targata 2020/2021 si profila come una campagna da ricordare per le quantità in aumento del 30% rispetto al 2019 con 14mila tonnellate di olio prodotto e qualità eccellente, con la punta di diamante della IGP Olio Toscano per cui si stima una produzione di quasi 3mila tonnellate. E’ la stima di Coldiretti Toscana che traccia il bilancio del settore olivicolo – oleario che è riuscito meglio di altri segmenti dell’agroalimentare a resistere alla grave crisi causata dall’emergenza Coronavirus che ha sconvolto produzione e mercati”, afferma Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

Restano ingenti – rende noto Coldiretti Toscana – le giacenze di olio extravergine che al 14 ottobre 2020 risultano di 8,2mila tonnellate di EVO italiano, pari all’88% in più rispetto al 2019 e 18,7mila tonnellate di olio comunitario, con un aumento del 37% rispetto all’anno scorso, secondo i dati di Frantoio Italia dell’Ispettorato Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole, un dato che “impone controlli mirati – aggiunge il presidente Filippi – contro eventuali frodi e sofisticazioni che macchiano e danneggiano l’immagine stessa del nostro settore, sottraendo valore aggiunto ai produttori e ingannando i consumatori. Coldiretti ha condotto una dura battaglia perché si arrivasse all’approvazione della Legge ‘salva olio’ made in Italy, costruendo così a partire dal 2013 un’alleanza tra consumatori e produttori per difendere insieme l’eccellenza del nostro patrimonio olivicolo nazionale”. 

Anche se bisognerà fare i conti con il clima e con l’andamento delle piogge e delle temperature nei prossimi mesi, si stima – sottolinea la Coldiretti – una produzione nazionale di circa 287 milioni di chili rispetto ai 366 milioni di chili della campagna precedente. “Per sostenere la ripresa del settore servono provvedimenti immediati con massicci investimenti pubblici e privati – dice ancora Filippi – a partire da un piano straordinario di comunicazione sull’olio che rappresenta da sempre all’estero un prodotto simbolo della dieta mediterranea”.

In Toscana il 35% dell’olio extravergine è a denominazione di origine – insiste Coldiretti Toscana – in una regione che vanta 5 riconoscimenti comunitari ‘Toscano IGP’, ‘Chianti Classico DOP’, ‘Lucca DOP’, ‘Seggiano DOP’ e ‘Terre di Siena DOP’. A fare la parte da leone è  il ‘Toscano IGP’, con la leadership regionale per i quantitativi  certificati. Al consorzio della denominazione “Toscano” aderiscono oltre 10.250 olivicoltori, 265 frantoi, 360  confezionatori. “Sei milioni e mezzo sono le piante iscritte, 35 mila i quintali di olio prodotto destinato soprattutto all’export. L’olio Toscano IGP da solo – conclude il presidente Filippi – rappresenta oltre il 30% della produzione di olio extravergine italiano che viene  messo in commercio con la certificazione di origine. Una garanzia per imprese e cittadini che vogliono scegliere di privilegiare le produzioni made in”.

A livello mondiale il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) – rileva Coldiretti – stima una produzione complessiva di poco più di 3 miliardi di chili, in leggero calo nel confronto con la campagna precedente. Ma se si guarda ai principali concorrenti dell’Italia, la situazione è variegata con la Spagna che dovrebbe produrre tra 1,4 e 1,5 miliardi di chili di olio d’oliva, in aumento rispetto agli 1,25 miliardi dello scorso anno, mentre la Grecia si collocherebbe sui 200 milioni di chili, in calo rispetto ai 300 mln di chili del 2019. In calo anche la produzione in Tunisia.

A incidere sulle imprese olivicole italiane è stato anche il crollo del 44% dei prezzi pagati ai produttori.

I pericoli arrivano anche a livello internazionale dalla diffusione di sistemi di etichettatura fuorviante, discriminatori ed incompleti, dal traffic light inglese al nutriscore francese, che – sottolinea la Coldiretti – finiscono per mettere il bollino rosso ed escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia – precisa la Coldiretti – di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea.

Con l’82% dei consumatori che con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio, il consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove – Conclude Coldiretti Toscana – è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.

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ultimo aggiornamento: 02-11-2020


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