Più della metà dei circoli Arci e Acli della Toscana non beneficerà delle misure previste nel Dl Ristori e rischia di chiudere definitivamente: il decreto prevede infatti che il contributo a fondo perduto erogato dall’Agenzia delle Entrate con una procedura semplice e veloce sia riservato solamente ai circoli possessori di partita Iva escludendo così gli enti del Terzo settore che non svolgono attività commerciali.
“In Toscana rimangono esclusi ben più della metà dei nostri circoli” spiegano Gianluca Mengozzi, presidente di Arci Toscana, e Giacomo Martelli, presidente di Acli Toscana. Questa disparità di trattamento, ingiustificata, porterà moltissimi circoli, costretti alla chiusura fino al 24 novembre dalle nuove misure anti Covid (contenute nel Dpcm del 24 Ottobre 2020), a non essere nelle condizioni di riaprire quando sarà possibile farlo, per riprendere le loro attività già fortemente penalizzate dall’emergenza sanitaria.
Questo vuol dire la cancellazione di presidi sociali e culturali di vitale importanza sul territorio, oltre alla chiusura di attività di rilevanza economica, alla perdita di posti di lavoro sia diretti sia nell’indotto (dipendenti, fornitori, imprese dello spettacolo e della cultura). “Il danno non è solo economico ma anche sociale: se i nostri circoli chiudono le comunità si impoveriscono”.
Per Mengozzi e Martelli la scelta del governo di sospendere le attività dei “centri culturali, dei centri sociali e dei centri ricreativi” è incomprensibile: “Penalizza il mondo associativo, impedendo quel prezioso contributo che le associazioni danno alla coesione sociale, mettendo a rischio la tenuta della rete di comunità che sostengono” ribadiscono Arci e Acli della Toscana che chiedono al governo di rivedere la chiusura dei circoli “in un momento in cui la loro attività sarebbe più che mai necessaria” e invitano i parlamentari toscani a sollecitare la revisione di questa norma, “per evitare un danno non solo per i circoli ma per l’intera comunità”.
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