Tre uomini unici, tre preti unici che scelsero di stare dalla parte degli ultimi: gli operai che non avevano voce. Così sono ricordati questi tre sacerdoti che hanno speso la loro vita terrena tra solidarietà e senso di comunità, portando una nuova impronta nel mondo cattolico della Toscana.

Ma chi sono? Si tratta di don Bruno Borghi di Firenze; don Sirio Politi di Viareggio e il ‘nostro’ don Renzo Fanfani di Empoli. La loro è stata una forte testimonianza umana che non poteva e non doveva essere dispersa e nemmeno restare nell’ombra.

Questa la ragione che ha spinto Paola Sani e don Andrea Bigalli a pensare e realizzare un docu-film sotto la regia di Massimo Tarducci, intitolato “Preti operai. Borghi, Politi, Fanfani e l’esperienza toscana”, prodotto da La Terza PratticA con il patrocinio e contributo delle Regione Toscana.

Il docufilm sarà proiettato per la comunità empolese, ma non solo, mercoledì 21 ottobre 2020, alle 21, nella sala cinematografica Excelsior di Empoli. La presenza in sala è prevista solo su prenotazione da effettuare al numero 339 3004746 (SMS e WhatsApp); un evento che si svolgerà nel rispetto dei protocolli normativi anti contagio (la sala può contenere circa 500 persone, ma i posti disponibili non arrivano a 200). Ci saranno posti preassegnati e distanziati assicurando quella interpersonale di almeno un metro.

Il lavoro è stato costruito intorno a interviste di alcuni testimoni importanti nella loro vita come Giovanni Maria Borghi, figlio di Bruno Borghi; l’ex prete operaio Luigi SonnelfeldMaria Grazia Galimberti; l’ex procuratore generale di Firenze Beniamino Deidda e la storica Anna Scattigno.

La morte non ferma la storia, mai, neanche nel loro caso. Sarà un rivivere insieme le loro esperienze di uomini di fede operai: Renzo Fanfani divenne prima operaio nelle vetrerie empolesi e successivamente fabbro, mestiere che portò anche all’interno della Casa Circondariale a custodia attenuata femminile di Empoli, nelle vesti di cappellano di quel carcere. In quegli anni nacque anche un corso formativo di incisione su vetro, diventato poi passione di alcune delle donne detenute, portato ‘fuori’ con una esposizione pubblica, in piazza Farinata degli Uberti; Borghi lavorò per la Pignone e la Gover di Firenze; Politi lavorò nei cantieri navali Picchiotti di Viareggio.

La presentazione dell’evento e i tratti importanti del grande lavoro di ricostruzione della vita dei tre preti operai toscani, sono stati il tema della conferenza stampa indetta per questa mattina, venerdì 16 ottobre 2020, che si è svolta nella sala consiliare del Comune di Empoli, al primo piano del Palazzo Municipale, a cui erano presenti il sindaco Brenda Barnini; Paola Sani, sceneggiatrice della proiezione; Vittorio Bugli in rappresentanza della Regione Toscana; Massimo Tarducci, il regista, e Sonia Nazzi, presidente del Comitato di Avane.

DICHIARAZIONI – Il sindaco Brenda Barnini ha raccontato Renzo, quel don che nonostante «ci abbia lasciato continua a incastonare nelle nostre comunità, pezzetti di sé per vivere assieme agli altri.  È importante che questa iniziativa sia divulgata alle nuove generazioni, nelle scuole superiori per esempio ma non solo, perché diventi uno strumento di conoscenza e credo ancora di più che questo sia il momento più giusto per farlo perché la memoria dà forza. La gratitudine verso Renzo sarà sempre inesauribile e va saputa trasmettere. Ora più che in altri momenti ci si rende conto di quanto da una parte mancano alcuni punti di riferimento e dall’altra quanto ci sia bisogno di riscoprire quegli elementi che tengono insieme la nostra comunità. Don Renzo è stato uno di questi e ha saputo lasciare tanto dietro di sé».

Paola Sani ha spiegato il forte legame con don Renzo, «l’importanza della scelta di questi preti operai che hanno preferito stare al confine, tra gli ultimi. Queste persone hanno caratteristiche precise e diverse che vanno colte. Hanno aperto delle strade e portato avanti dei valori dando esempio per un insegnamento. Don Renzo è stato una figura determinante che ha lasciato azioni e interventi precisi per la sua Avane».

Vittorio Bugli ha detto: «Conoscevo bene Renzo Fanfani come lo conoscevano gli empolesi e tante altre persone. Era un punto di riferimento per la città, una persona che da prete ha voluto essere e lottare insieme agli operai, ai lavoratori. Un uomo che ha sempre chiamato la sua comunità intorno a sé per migliorarla con il contributo di tutti. Uno che parlava dritto, deciso, ma che riusciva a non perdere la stima e l’autorevolezza da parte di alcuno, anche da chi non la pensava come lui. Che ha sempre messo impegno, intelligenza ed empatia per difendere e attuare al meglio il Vangelo e la Costituzione. Sono state esperienze di grande umanità e che nascevano dalla passione per le idee e dal bisogno di partecipazione. Rappresentano bene la nostra regione e dovremmo cercare di lottare, anche in queste ore, per rimanere in quel solco».

Massimo Tarducci, il regista, ha sottolineato «quanto esistano temi e personaggi che vivono in una sorta di nicchia dando una opportunità di creare questo percorso orale che dà valore aggiunto ai testimoni. E’ stato affascinante scoprire personaggi che hanno avuto un peso, sarà importante la divulgazione di questo film».

Sonia Nazzi ha raccontato di «quando si è avvicinata a don Renzo per il carisma che lo contraddistingueva, per come sapeva stare con e tra le persone, lasciando tanto di sé. Casa sua era sempre aperta per tutti».


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