Qualche settimana fa, come avevamo denunciato, il Vescovo di Lucca aveva attaccato in tv il disegno di legge Zan che tutela le persone gay, lesbiche e trans da violenze fisiche e verbali, adducendo motivazioni false, perché non rintracciabili nel testo in discussione.

Oggi, veniamo a sapere che l’arcidiocesi di Lucca ha messo a disposizione i propri locali per un convegno di omofobi, integralisti cattolici ed esponenti della destra contro il disegno di legge anti violenze sopraccitato.

Gli “esperti” ospitati dal vescovo, infatti, saranno personaggi come il dottor Massimo Gandolfini, organizzatore del Family day, noto soprattutto per aver dichiarato -contro ogni evidenza scientifica certificata dall’organizzazione mondiale della sanità –  che l’omosessualità è una malattia e che i gay dovrebbero essere curati. Alfredo Mantovano, ex parlamentare della destra e Marina Terragni, che da tempo ha avviato una martellante campagna discriminatoria contro le donne trans.

Ecco, questo è il parterre che il vescovo di Lucca ospiterà nella sua casa e ai quali ha concesso l’uso del luogo dell’arcidiocesi (e quindi il patrocinio) nella locandina che pubblicizza l’evento.

Associazioni integraliste spacciate per difensori della democrazia e del pluralismo.

Una chiesa che si pone sulle barricate e sdogana la peggior destra omofoba.

Sempre restando alla cronaca cittadina e alle dinamiche del potere lucchese, oggi è anche il giorno del consiglio comunale dedicato alla ex Manifattura.

Un confronto politico apparentemente aperto dopo mesi di inevitabili critiche da più parti alla scarsa trasparenza dell’amministrazione. Apparentemente aperto, appunto, perché ai rappresentanti di forze politiche presenti e attive in città è stato vietato l’intervento, creando una forte discriminazione ai limiti dell’incostituzionalità.

Un divieto che ci impedisce di ribadire, non solo come movimento ma anche come cittadini che hanno a cuore un edificio pubblico e tutto il suo valore storico oltre che economico, la nostra contrarietà totale a un progetto che segue l’ormai onnipresente logica della privatizzazione e della speculazione nell’interesse di pochi.

Una struttura di quelle dimensioni, come abbiamo avuto modo di dire a più riprese, deve rimanere pubblica ed essere messa a disposizione per un progetto di edilizia popolare o per la creazione di un polo scolastico oppure, in alternativa, diventare sede e cuore pulsante delle tante associazioni e realtà artistiche e culturali che ormai da anni non hanno più spazi in questa città sempre più morente.

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ultimo aggiornamento: 08-09-2020


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