Approvata, dal Consiglio comunale, la mozione per aderire al manifesto per la comunicazione non ostile.

“Con le parole esprimiamo noi stessi ed entriamo in contatto con l’altro. Con le parole interagiamo con l’altro e costruiamo relazioni. Conosciamo la realtà apprendendo le parole per descriverla.

Costruiamo la “realtà sociale” dando a parole comuni un significato specifico condiviso dal proprio gruppo di riferimento. Una stessa parola può assumere diversi valori e diversi significati a seconda di chi, come e dove viene detta.

Questo – ha spiegato la presidente della Commissione istruzione, lavoro e formazione Laura sparavigna presentando la mozione in Consiglio comunale – è il potere della parola: la capacità di creare occasioni di comunicazione o fonti di odio.

Ad esempio una parola come “gay”, che semplicemente indica l’orientamento affettivo-sessuale di un individuo, può diventare un insulto, un’accusa, una minaccia se il suo significato viene deturpato e la parola utilizzata per dividere e offendere.

Oppure prendiamo un’altra parola “gonna”. E’ un semplice capo di abbigliamento ma se male utilizzata questa parola assume il significato della giustificazione, o meglio della colpa addotta alle donne che subiscono violenza.

Con le parole si può costruire, includere e unire. Oppure si può categorizzare. Giudicare. Condannare. Quando una parola, privata del suo significato effettivo ma associata a un significato convenzionale e ad un giudizio sociale diventa causa di dolore, di malessere, genera bullismo e rischia di spingere a gesti estremi.

Nell’era del digitale, viviamo in una tempesta di parole. Ne vengono dette tantissime, ogni istante, in ogni parte del mondo e tutte insieme confluiscono in uno stesso spazio che sembra al di sopra delle leggi: i social media. Un terreno immenso e in costante divenire dove non c’è alcun freno all’impulso. Se nella dimensione reale la presenza fisica dell’altro frena la cattiveria o quantomeno permette il confronto, la dimensione digitale libera questi freni e dà una sensazione di impunità. Si leggono delle parole, si ricevono delle parole di una cattiveria spietata, di un odio ingiustificato spesso a danno del genere femminile e delle numerose culture minoritarie.

I social non sono animati. Siamo noi umani che gli diamo un’anima e ne definiamo lo scopo e le modalità di funzionamento. Noi tutti consiglieri, consigliere la giunta ed il sindaco rappresentiamo il nostro Comune ed i suoi abitanti. Non i nostri elettori, ma gli abitanti di tutto quanto il comune. In una democrazia rappresentativa, quale la nostra è, non solo abbiamo l’onere di decidere la gestione della cosa pubblica per conto loro ma soprattutto li dobbiamo rappresentare nei valori e nella morale. A ognuno di voi, come amministratori e amministratrici, cittadini e cittadine, come uomini e donne vi chiedo di aderire al manifesto della comunicazione non ostile. Occorre impegnarci a dialogare per interagire e non per giudicare, di essere – ha concluso la presidente Sparavigna – in prima linea nella promozione dell’ascolto reciproco e del confronto e di essere uniti nel condannare ogni forma di insulto, razzismo ed espressione verbale nel reale quanto nel digitale!”.


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