SEQUESTRATI BENI PER CIRCA 2 MILIONI E MEZZO DI EURO AD UN
USURAIO CHE ESIGEVA OLTRE IL 300% DI INTERESSI DA VARI
COMMERCIANTI FIORENTINI IN DIFFICOLTA’ ECONOMICA.
IL PRIMO CASO A FIRENZE DI APPLICAZIONE DI SEQUESTRO IN SEDE

DI INCIDENTE DI ESECUZIONE.

I militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri
di Firenze hanno eseguito un sequestro per sproporzione nei confronti di un imprenditore
calabrese 51enne, residente nel pratese, mediante il sequestro di beni mobili e immobili
per un valore di circa 2 milioni e mezzo di euro.
Le indagini patrimoniali alla base dell’esecuzione dell’odierno provvedimento ablativo hanno
tratto spunto da una precedente indagine penale coordinata dalla Procura della
Repubblica di Firenze, diretta dal Dottor Giuseppe Creazzo, ed eseguita dai Carabinieri
della Compagnia di Firenze Oltrarno, a seguito di una denuncia presentata da
un’imprenditrice fiorentina finita da qualche anno nella rete di un usuraio.
Gli approfondimenti investigativi, oltre a suffragare la denuncia iniziale, avevano permesso
di individuare altri imprenditori locali vittime del medesimo reato da parte del destinatario
dell’odierno sequestro, che aveva accordato in più circostanze prestiti a commercianti
fiorentini a tassi superiori al 300% su base annua, chiedendo in un caso anche un’abitazione
in ristoro del debito (la cui planimetria catastale fu trovata in possesso dell’imprenditore
51enne, durante la perquisizione).
In particolare, si erano rivolti all’usuraio, costretti da problemi finanziari, 6 titolari di bar,
ristoranti e negozi del capoluogo toscano e dell’hinterland fiorentino, pattuendo la
restituzione dei prestiti con brevissima scadenza, tra uno e tre mesi.

Comando Provinciale Firenze
Guardia di Finanza

Comando Provinciale Firenze
Carabinieri

42/2020

Grazie alle attività tecniche e di osservazione effettuate dagli operanti erano stati ricostruiti
i vari momenti dell’attività criminosa, tra cui gli incontri nel parco delle Cascine con una delle
vittime.
Il processo si era concluso con una condanna a 3 anni e 10 mesi di reclusione, 10.000 euro
di multa e 19.500 euro di confisca a seguito di applicazione della pena su richiesta delle
parti (cd. “patteggiamento”).
L’attività degli inquirenti, tuttavia, non si è fermata, all’aspetto penale, ma ha interessato
anche la ricostruzione dell’origine di tutta la ricchezza accumulata dall’usuraio.
Una volta divenuta definitiva la pronuncia penale emessa, su impulso dell’Ufficio di
contrasto dei patrimoni illeciti della Procura di Firenze, sono entrati in campo i
Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo e gli specialisti del G.I.C.O. della
Guardia di Finanza nell’aggressione dei proventi illeciti, che hanno approfondito ogni
dettaglio dell’asset patrimoniale del condannato o, comunque, a lui riconducibile.
L’art. 240-bis del codice penale, infatti, prevede la confisca dei beni di cui i condannati per
determinati gravi reati, tra i quali l’usura, non possano giustificare la provenienza e di cui,
anche per interposta persona fisica o giuridica, risultino essere titolari o avere la disponibilità
a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito dichiarato (cd. confisca allargata
o per sproporzione).
Si presume, in sintesi, che le spese che superano i redditi dichiarati siano finanziate con i
proventi dei reati per i quali il soggetto è stato condannato. Si tratta di uno strumento di
portata assai significativa in quanto riesce ad aggredire tutto il patrimonio a disposizione del
nucleo familiare o di eventuali prestanome.
L’attività del G.I.C.O. della Guardia di Finanza e del R.O.N.I. dell’Arma dei Carabinieri,
quindi, si è sostanziata nell’esecuzione di analitici accertamenti patrimoniali nei confronti di
9 soggetti (5 persone fisiche e 4 persone giuridiche).
Si tratta di un’approfondita analisi di come e quando sono stati acquistati beni mobili e
immobili dal nucleo familiare del condannato o da società e soggetti a lui riconducibili, i c.d.
“prestanomi”, riscontrata con le fonti reddituali dichiarate al fine di accertarne la coerenza.
Sono stati ricostruiti, pertanto, i redditi del nucleo familiare del soggetto per gli anni in cui ha
effettuato l’attività di usuraio e confrontati con le spese documentate e quelle presumibili per
le normali attività familiari, dimostrando che, nei 7 anni esaminati, il nucleo familiare del
condannato aveva acquisito beni per alcune centinaia di migliaia di euro, in eccesso rispetto
ai redditi dichiarati.

42/2020

Da qui la presunzione che tutto il patrimonio fosse inquinato dalla provenienza illecita dei
proventi e la conseguente proposta di sequestro patrimoniale, predisposta dai P.M. Dott.
Luca Tescaroli – Procuratore Aggiunto – e dalla Dott.ssa Christine von Borries, i quali hanno
avanzato motivata richiesta di confisca per sproporzione ai sensi dell’articolo 676 c.p.p. in
relazione all’articolo 240 bis c.p. al Dott. Gianluca Mancuso – Giudice del Tribunale di
Firenze, che l’ha accolta, emanando il decreto oggi eseguito congiuntamente da Guardia di
Finanza e Carabinieri.
Nel complesso, sono stati oggi sottoposti a sequestro rapporti finanziari (16), autoveicoli (2),
quote sociali (1) e fabbricati (3), per un valore totale di circa due milioni e mezzo di euro.
L’attività assume l’ulteriore rilievo che si tratta della prima confisca per sproporzione
eseguita dal Tribunale di Firenze in fase successiva alla condanna e conferma le
potenzialità di questo strumento nell’aggressione patrimoniale della criminalità, potendo
andare ad interessare non solo il provento o il frutto del reato, ma tutto il patrimonio
riconducibile all’indagato.


Morì in discoteca, arrestato lo spacciatore che aveva venduto ecstasy alla vittima

Auto nel laghetto