Anche l’Associazione Nazionale Case della Memoria interviene sul “caso” Museo Marini di Pistoia. Dopo la manifestazione e le quattromila firma raccolte contro il trasloco a Firenze delle opere di Marino Marini custodite nell’omonimo Museo di Pistoia, la situazione resta ancora incerta.

Alla protesta hanno aderito cittadini, esponenti del mondo dell’arte e della cultura, ma anche il Comune di Pistoia con la presa di posizione del sindaco Alessandro Tommasi, istituzioni e politici come il presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani e l’assessore regionale Federica Fratoni.  Anche il Comune di Firenze, con il sindaco Dario Nardella e la vicesindaco Cristina Giachi, ha ribadito che le opere devono restare a Pistoia. Il Museo è chiuso da sabato scorso, da quando il personale della cooperativa che gestiva la portineria non viene più pagata e ha deciso di fermare il servizio.

«L’opera di Marini deve restare a Pistoia – afferma Adriano Rigoli, presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria – non esiste una Casa della Memoria di Marini, la sua casa è Pistoia, la città dove Marini nacque nel 1901 e alla quale aveva deciso di lasciare tutta la sua documentazione d’archivio. Siamo fiduciosi che le istituzioni si attiveranno per salvaguardare la sua volontà e la sua memoria: le opere di Marino devono rimanere nella sua città, per tenere viva la memoria del personaggio nel luogo che gli ha dato i natali». Un’idea in linea con le volontà della moglie di Marino Marini, Mercedes Pedrazzini che alla sua scomparsa, nel 2008, ha lasciato alla città di Pistoia il nucleo di opere più consistente.

«L’artista era legato alla sua città – aggiunge Marco Capaccioli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. ‘Pistoia è la città dove sono nato, naturalmente e umanamente tutti siamo attaccati alla nostra particella dove siamo nati. Pistoia è in me, anzi, insegna anche qualcosa’, scriveva. La nostra associazione farà tutto il possibile per sensibilizzare le istituzioni, l’opinione pubblica nazionale e internazionale, affinché le giovani generazioni possano continuare ad avere la possibilità di conoscere e ammirare le opere nei luoghi ‘mariniani’. A tal proposito basti pensare che il dipartimento educativo del museo era frequentato da 5000 bambini l’anno. Ecco, anche per i più piccoli è importante capire l’importanza che questi luoghi hanno avuto nell’opera dell’artista e per tutto il territorio pistoiese, che come dice l’artista “insegna qualcosa”».

Anche l’Associazione Nazionale Case della Memoria interviene sul “caso” Museo Marini di Pistoia. Dopo la manifestazione e le quattromila firma raccolte contro il trasloco a Firenze delle opere di Marino Marini custodite nell’omonimo Museo di Pistoia, la situazione resta ancora incerta.

Alla protesta hanno aderito cittadini, esponenti del mondo dell’arte e della cultura, ma anche il Comune di Pistoia con la presa di posizione del sindaco Alessandro Tommasi, istituzioni e politici come il presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani e l’assessore regionale Federica Fratoni.  Anche il Comune di Firenze, con il sindaco Dario Nardella e la vicesindaco Cristina Giachi, ha ribadito che le opere devono restare a Pistoia. Il Museo è chiuso da sabato scorso, da quando il personale della cooperativa che gestiva la portineria non viene più pagata e ha deciso di fermare il servizio.

«L’opera di Marini deve restare a Pistoia – afferma Adriano Rigoli, presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria – non esiste una Casa della Memoria di Marini, la sua casa è Pistoia, la città dove Marini nacque nel 1901 e alla quale aveva deciso di lasciare tutta la sua documentazione d’archivio. Siamo fiduciosi che le istituzioni si attiveranno per salvaguardare la sua volontà e la sua memoria: le opere di Marino devono rimanere nella sua città, per tenere viva la memoria del personaggio nel luogo che gli ha dato i natali». Un’idea in linea con le volontà della moglie di Marino Marini, Mercedes Pedrazzini che alla sua scomparsa, nel 2008, ha lasciato alla città di Pistoia il nucleo di opere più consistente.

«L’artista era legato alla sua città – aggiungeMarco Capaccioli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. ‘Pistoia è la città dove sono nato, naturalmente e umanamente tutti siamo attaccati alla nostra particella dove siamo nati. Pistoia è in me, anzi, insegna anche qualcosa’, scriveva. La nostra associazione farà tutto il possibile per sensibilizzare le istituzioni, l’opinione pubblica nazionale e internazionale, affinché le giovani generazioni possano continuare ad avere la possibilità di conoscere e ammirare le opere nei luoghi ‘mariniani’. A tal proposito basti pensare che il dipartimento educativo del museo era frequentato da 5000 bambini l’anno. Ecco, anche per i più piccoli è importante capire l’importanza che questi luoghi hanno avuto nell’opera dell’artista e per tutto il territorio pistoiese, che come dice l’artista “insegna qualcosa”».

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ultimo aggiornamento: 04-03-2020


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