«I dati parlano chiaro: il suicidio tra gli adolescenti è una vera e propria emergenza. Ma la psichiatria a riguardo è poco attrezzata». È questo l’allarme lanciato dal professor Armando Piccinni, presidente della Fondazione BRF – Istituto per la Ricerca in Neuroscienze e Psichiatria. Il tema è tornato d’attualità dopo il documentario «Come stanno i ragazzi» dei registi Alessandro Tosatto e Andrea Battistuzzi, i quali sono riusciti a scalfire il muro di silenzio che ruota attorno a tale fenomeno.

«Sono 4mila i ragazzi e le ragazze che ogni anno, solo in Italia, decidono di togliersi la vita. Quello dell’adolescenza – spiega Piccinni – è un periodo profondamente delicato dell’esistenza umana, che fa da cerniera tra l’infanzia e l’età adulta. In una società in cui le famiglie diventano sempre più monadi e in cui spesso mancano esempi sani di riferimento e scale di priorità valoriali, altrettanto spesso si affermano modelli deviati e pericolosi, importati a volte dai social, che diventano un rischio concreto per chi vive una fase delicata della propria esistenza».

«Tale situazione, nei casi più estremi e drammatici, può portare anche al suicidio. Parliamo di persone che, per via anche dell’ambiente sociale, familiare e culturale in cui vivono oppure perché caduti in depressione o ansia non gestibile, non hanno gli strumenti giusti e idonei per affrontare le sfide della vita. Noi come psichiatri siamo poco attrezzati: occorrerebbero – conclude Piccinni – maggiori investimenti e strutture specializzate. Servirebbero, dunque, psichiatri specialisti dell’adolescenza, con centri dedicati al trattamento dei nostri ragazzi più vulnerabili».

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ultimo aggiornamento: 21-01-2020


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