Il Coordinamento dei Comitati provinciali Anpi della Toscana rileva come l’attuale fase politica presenti motivi di fondata preoccupazione: un consolidato consenso alle forze sovraniste e illiberali che si sono
qualificate per una convergente azione di sdoganamento delle componenti più estreme della destre neofascista, un asserito bisogno di personalità forti e di svolta autoritaria, come risulta dall’ultimo rapporto Censis, l’emersione sempre più frequente di frammenti di una rete neofascista che non si
limita più alla propaganda verbale, ma intensifica le aggressioni e si dota di veri e propri arsenali.
Allo stesso tempo, e a compensare parzialmente questi motivi di preoccupazione, si registra la crescente mobilitazione della cittadinanza che si riconosce nei valori costituzionali e nell’antifascismo, riempiendo le piazze del Paese, chiamata a testimoniare da un nuovo movimento, sotto molti aspetti inedito ed inatteso. Il successo di questo movimento dovrebbe suggerire alle forze politiche che si richiamano ai medesimi valori, di interrogarsi circa l’esaurimento della loro forza attrattiva e circa la
necessità di trovare soluzioni capaci di tenere unito, anche nel momento dell’espressione elettorale, il popolo che si ritrova sotto le insegne dell’antifascismo, dell’antirazzismo, del diritto al lavoro, all’inclusione, all’eguaglianza e alla libertà.
A breve anche la Toscana sarà chiamata a rinnovare i propri organi di governo e molti indicatori danno come possibile il rischio di consegnare alla destra sovranista la nostra Regione.
L’Anpi ritiene che le forze politiche democratiche interessate a difendere il patrimonio di esperienza di governo e di valori antifascisti condivisi fino ad ora, debbano prendere atto della necessità di un supplemento di riflessione.
“Sappiamo fin troppo bene che il disagio sociale, la precarizzazione del lavoro e la conseguente ricattabilità a cui sono soggette le generazioni più giovani, alimentano un diffuso senso di insoddisfazione non accolto né politicamente orientato dalle forze politiche di area democratica, per la
perdita di consenso e anche per essere venute meno le loro strutture capillari e di elaborazione politica; quegli elementi di disagio, pertanto, rischiano di restare irrisolti e allo stesso tempo di essere incanalati – come da parte della destra si proverà a fare – verso la richiesta dell’ ‘uomo forte’.
Riteniamo a questo punto necessario che le forze politiche democratiche facciano un tentativo serio di superare divisioni, particolarismi, personalizzazioni e posizionamenti tattici e ritrovino un metodo di
elaborazione politica che parta dall’analisi delle necessità e dei rischi, dandosi degli obiettivi comuni e riconoscendo la priorità di fare argine alla marea di una destra sempre più connivente con il neofascismo montante. A noi è caro il modello del CLN, che riuscì a mediare posizioni anche molto diverse in nome di un’azione comune che non avrebbe potuto fallire, pena la sconfitta di tutti. L’ANPI ravvisa la necessità di mettere in chiaro alcuni valori comuni, da cui desumere punti programmatici condivisi e riconducibili ai fondamenti costituzionali: rispondere al paese con un impegno progettuale chiaro, rinnovando linguaggi e rappresentanza politica e lasciando emergere soggettività nuove, sia per genere che per
generazione, che possano ristabilire quella relazione di rappresentatività andata smarrita”.

L’Anpi chiede di tenere come ‘stella polare’ quel modello, e di provare a progettare un rinnovamento rilevante, partendo, per la nostra Regione, dalla riscrittura di un progetto politico che ci sembra necessario debba partire dai valori costituzionali fondamentali: il lavoro su tutti, e l’uguaglianza. Occorrerà riprendere il percorso di recupero dei beni comuni, difendere il diritto alla salute e il diritto allo studio, occorrerà dare spazio a politiche inclusive e di accoglienza di nuove cittadinanze,
occorrerà rafforzare le scelte a tutela dell’ambiente e a recupero degli sprechi ambientali che possono essere stati compiuti. Occorrerà difendere i diritti civili, senza cadere nella trappola identitaria e senza
contrapporli ai diritti sociali. Sarà sufficiente muoversi nel solco dei valori della Costituzione e non solo nel rispetto formale dei suoi principi.
Solo a fronte di un programma costituzionalmente orientato e politicamente condiviso, sarà possibile rappresentare quel soggetto sociale nuovo che si sta raccogliendo nelle piazze e che non obbedisce,
né obbedirebbe, a logiche di partito.
Se la politica non sarà in grado di rispondere a questa sfida, riconducendo bisogni concreti a concreti programmi, e ricomponendo il quadro di tutte le forze democratiche e antifasciste, dovrà anche assumersi la responsabilità di una possibile sconfitta, sapendo che in tal caso non avranno perso i
partiti: avremo perso tutte e tutti noi, cittadine e cittadini toscani. Avranno perso, soprattutto, i cittadini economicamente e socialmente più deboli, avranno perso coloro che stanno attendendo il riconoscimento di diritti sostanziali e formali, avremo perso tutti noi che teniamo alla difesa dell’identità antifascista delle nostre città e dei nostri territori.
C’è ancora tempo per scongiurare l’ascesa della destra revanscista: occorre una mossa di buona volontà e un impegno all’elaborazione comune e condivisa, in modo da avvicinarsi alla competizione elettorale accumulando un potenziale di trascinamento e di recupero alla politica di quei tanti che se ne sono allontanati, e di quei tanti che non ci hanno mai creduto: si vince allargando il cerchio del protagonismo politico, non invocando la delega; si vince per essere migliori, e non i meno peggio; si vince per quello che si vuole essere, non solo per quello che si può essere stati; si vince se uniti nei
valori condivisi della Costituzione nata dalla Resistenza.

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ultimo aggiornamento: 03-01-2020


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