Al Teatro Niccolini di Firenze Daniela Poggi sarà Emily Dickinson diretta da Emanuele Gamba. Da sabato 23 novembre a domenica 1 dicembre, in prima nazionale Emanuele Gamba dirige Daniela Poggi in Emily Dickinson – Vertigine in altezza di Valeria Moretti. Le parole della celebre poetessa zampillano, oblique e vulcaniche, in un’esistenza da incendiaria nell’America bigotta e puritana della seconda metà dell’Ottocento.

Per me rappresenta una sfida, alla quale mi avvicino con estrema umiltà – afferma Poggi – il tentativo è di far rivivere piccole sfumature, che ho potuto cogliere nelle sue poesie e attraverso le varie biografie che hanno scritto su di lei. In scena indosso una parrucca e un abito meraviglioso di Elena Bianchini, realizzato da Eleonora Sgherri, che ci riporta all’epoca rappresentata: ho voluto cercare – precisa – di entrare totalmente in lei, anche a partire dalla fisicità, descrivendo la sua gioia di vivere e anche il dolore con cui ha affrontato la malattia che ha inferto duri colpi al suo corpo”.

Dall’infinitamente piccolo della natura tanto amata all’infinitamente grande delle passioni e degli slanci, e viceversa, Emily Dickinson corre tracciando rotte sempre nuove e inesplorate e, soprattutto, sempre alla ricerca di un nuovo profondo mistero. E lo fa da par suo, mantenendo vive in sé le accensioni di una donna, una ragazza e una bambina capaci tutte di arguzia e divertimento, malizia e abbandono, gioco ed estasi.

Chi era Emily Dickinson

Emily Dickinson nasce nel 1830 ad Amherst nel Massachusetts. Trascorre la maggior parte della propria vita ritirata nella casa paterna. A questo volontario isolamento, a un’esistenza apparentemente priva di grandi avvenimenti, fa da contrappunto una vulcanica vita interiore. Muore nel 1886, sempre ad Amherst.

Da sabato 23 novembre a domenica 1 dicembre, in prima nazionale al Teatro Niccolini di Firenze, Emanuele Gamba dirige Daniela Poggi in Emily Dickinson – Vertigine in altezza di Valeria Moretti, dove tutto si fa rivolta, mentre la vita apparentemente scorre quieta. Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.

“La sua capacità di viaggiare dentro la vita è qualcosa a cui dovremmo tutti attingere – dice Daniela Poggi ad Angela Consagra nel foglio di sala dello spettacolo – oggi noi tutti abbiamo bisogno di tangibilità assoluta nella nostra esistenza, mentre Emily Dickinson viveva nella fantasia, anzi, proprio la costruiva e in questa costruzione c’era un viaggio meraviglioso: un’immaginazione rarefatta, ma che diventava realtà. È stata una ribelle, ma anche impudica nei suoi pensieri, soprattutto ritrovandosi in una società estremamente puritana. La sua capacità di amare era universale e andava al di là di ogni tipo di genere: figure femminili o maschili, il pettirosso, i giacinti, le colline, i tramonti, il sole, la luce”.

Il mondo esterno e il mondo interiore si alternano nel racconto in scena, inseguendosi, accavallandosi e scontrandosi nella fulminante febbrile creatività della poetessa americana. A un primo, ufficiale, sguardo, l’immagine della Dickinson è quella di una donna vestita di bianco, ritirata in una stanza. Poco oltre, il mondo nella sua frenetica attività.

“Nel corso della mia vita – interviene Poggi – mi sono ritrovata in lei, leggendo le sue poesie ho riconosciuto dei miei stati d’animo, anche se magari ho interpretato ogni poesia come io più desideravo in quel certo periodo. Ma, in fondo, è lei stessa a sostenere che ogni parola poetica deve essere accolta da chi vorrà, rendendola propria”.

La lirica della Dickinson nasce dal suo giardino e dalla sua casa. Qualcuno ha detto che sono stati il suo laboratorio poetico: i luoghi in cui la conoscenza del mondo si è fatta acuta indagine e profondo ascolto del mistero delle relazioni umane. Emily Dickinson – Vertigine in altezza parte proprio da un giardino fiorito dove la poetessa, fiorita anche lei grazie al costume di Elena Bianchini, realizzato da Eleonora Sgherri, cura e corre, ride e bisbiglia, ironizza e palpita, evocando attorno a sé una galleria di parenti, amiche, amanti e un cane. I suoni e il video sono di Alessio Tanchis, l’aiuto regia è Jonathan Freschi, il disegnatore luci è Loris Giancola, il macchinista costruttore è Cristiano Caria.

“Oggi si è diffusa quasi una sorta di ‘Dickinson-mania’ per cui tanti – riflette Daniela Poggi – hanno ritradotto le sue poesie e addirittura è stata realizzata una serie TV su Emily Dickinson, tratteggiando una figura molto trasgressiva e passionale. In questo spettacolo io incarno ‘la mia Emily’, risultato di un connubio perfetto tra la scrittura di Valeria Moretti, il mio approccio al personaggio, molto diretto e carnale, e la regia di Emanuele Gamba”.

Dal giardino fiorito foglie e petali cadono e, come in un autunno della vita, lasciano il posto a un grande, puro, sacro bianco: il bianco dell’interno della casa, della sua camera o meglio sarebbe dire del “dentro del suo dentro”. Da qui la poetessa conclude la sua vicenda, lontana dal mondo tanto amato e canzonato, eppure conficcataci dentro con la passione di chi fiammeggia e gode di tutto quello che di vivo e vero le entra in camera dalla finestra aperta: sia esso il verso di un merlo, il profumo di un gelsomino o il bisbiglio di un amore.

“Sarò felice se almeno un giovane che non ha mai conosciuto la storia di Emily Dickinson possa incontrarla con questo spettacolo – conclude Poggi – magari uscendo dal teatro con il desiderio di andare a leggere le sue poesie. Il teatro per me è come un filo, capace di collegare il mio cuore al cuore dello spettatore. Desidero che questo filo immaginario tra me e il pubblico sia unito: Emily Dickinson – Vertigine in altezza è conoscenza, confronto e respiro comune”.

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ultimo aggiornamento: 20-11-2019


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