Licenziata, in seconda commissione, presieduta da Gianni Anselmi. L’atto promuove il consumo di prodotti agricoli, della pesca e dell’acquacoltura, alimentari toscani a km 0 e da filiera corta nei servizi di refezione scolastica, nei nidi e nelle scuole d’infanzia, nelle primarie e secondarie di I e II grado.Sì a spesa di 500mila euro per ciascun anno 2020 e 2021
Promuovere il consumo di prodotti agricoli, della pesca e dell’acquacoltura, alimentari toscani a chilometro zero e provenienti da filiera corta, nell’ambito dei servizi di refezione scolastica nei nidi e nelle scuole d’infanzia, nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Questo l’obiettivo della proposta di legge, licenziata all’unanimità, questa mattina, in commissione Sviluppo economico e rurale, cultura, istruzione e formazione, presieduta da Gianni Anselmi (Pd). Nell’atto si autorizza la spesa di 500mila euro per ciascun anno 2020 e 2021.
Il mercato a “chilometro zero”, a differenza dei mercati legati alla grande distribuzione, spesso causa anche di grande spreco e grandi costi, ha vari aspetti positivi come l’abbattimento di inquinamento e spreco attraverso l’uso dei carburanti e delle emissioni che ne derivano limitati al minimo grazie ai ridotti spostamenti, una migliore qualità perché i prodotti locali sono sempre più freschi; il legame con il territorio e la tradizione grazie alla conoscenza dei prodotti locali stagionali e l’abbattimento dei costi soprattutto di spedizione e di trasporto.
A margine della seduta il presidente Anselmi ha sottolineato come con questa proposta di legge la “Regione Toscana, incentivando un maggiore consumo di prodotti agricoli e alimentari del territorio, voglia elevare il livello qualitativo dei pasti e far meglio comprendere le proprietà organolettiche degli alimenti usati nella refezione scolastica”. “Si mira – conclude il presidente – a una corretta educazione alimentare, alla cultura del cibo e delle tradizioni alimentari toscane”.
Nella legge si prevede il finanziamento da parte della Giunta di progetti pilota predisposti dai Comuni o dal soggetto erogante il servizio di mensa scolastica, previo esperimento di una procedura di evidenza pubblica a partire dal 2020. Il progetto pilota deve prevedere l’utilizzo, nella preparazione dei pasti, di almeno il 50 per cento dei prodotti a chilometro zero, certificati e non certificati, e almeno un’iniziativa di informazione e sensibilizzazione dei fruitori della refezione scolastica.