«Creare un Dipartimento infermieristico-ostetrico, per migliorare, in primo luogo, l’assistenza ai malati». È quanto tornano a chiedere alla direzione dell’ospedale di Careggi Danilo Massai e Fabio Valente, rispettivamente presidente e consigliere dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia. «Se non si risolvono alcune criticità, si rischia che, rispetto agli ottimi interventi chirurgici e percorsi medico-specialistici dell’ospedale fiorentino, si abbassi progressivamente il livello della qualità di assistenza alla persona», aggiungono.
Si tratta di un tema su cui Opi si era attivato da tempo. «Già lo scorso anno avevamo sollecitato la ricostituzione del Dipartimento infermieristico-ostetrico come previsto dalla legge, visto che adesso esiste un unico Dipartimento delle professioni sanitarie, e ci era stato assicurato che sarebbe avvenuto a breve ma così non è stato – spiegano Massai e Valente –. Come chiesto da tempo, è necessario procedere al fine di migliorare la presa in carico, l’orientamento della persona, la sicurezza delle cure e i modelli organizzativi direzionali. Solo con un dipartimento dedicato sarà possibile investire in dirigenza e garantire a tutti gli infermieri il giusto sviluppo professionale e personale».
Lo scorso dicembre, Opi Firenze Pistoia aveva chiesto che fosse avviato un percorso affinché ai dipendenti dell’ospedale di Careggi venisse richiesto di essere in regola con i crediti ECM. «Chiediamo che le aziende verifichino il rispetto dei crediti – proseguono Massai e Valente –, facendo un piano straordinario per adeguare tutti. Lo abbiamo chiesto in tempi congrui ma è passato un anno. Sappiamo che in tanti non hanno sufficienti crediti ECM – nel triennio 2017/2019 servono 150 crediti – e la verifica non può essere solo a carico di Opi».
«Compito del nostro Ordine – proseguo il presidente e il consigliere di Opi Firenze-Pistoia – è assicurare che la professionalità dei suoi iscritti venga garantita e possa esprimersi e svilupparsi al meglio, a tutela loro e dei pazienti. È necessario ristudiare le posizioni organizzative e il ruolo dei coordinatori avviando un processo di formazione perché ad oggi le competenze sono saltate. Le posizioni organizzative sono scadute da febbraio 2019 e questo rappresenta un danno per la professione: le persone non sanno a chi far riferimento e questo crea disordine».
«Serve poi dare certezza ai quadri intermedi: nella situazione attuale aumentano rischi e stress personale – aggiungono Massai e Valente –. Inoltre, a Careggi, l’età media del personale infermieristico è di oltre 57 anni, su una media Toscana di 55: il rischio è che fra due anni vadano via tutti insieme. Esiste una graduatoria della mobilità con persone che hanno frequentato l’Università di Firenze ma a questa si preferisce l’utilizzo di contratti interinali, evitando pianificazioni sul lungo periodo. In questo modo si crea disagio per chi è in mobilità e si inseriscono persone da altre realtà: in questo modo i rischi aumentano e la qualità cala. Chiediamo di incontrarci e riprogrammare – concludono -. Noi non siamo rappresentanti sindacali, ma ci interessa la qualità nel lavoro e nell’assistenza, per professionisti e pazienti».