Il 95% consumatori contrario alla carne artificiale. Assessore agricoltura regionale Saccardi firma manifesto contro “No all’alimentazione sintetica”
No alla carne che non è carne. No alla carne sintetica. Parte dalla Toscana, dalla patria della bistecca fiorentina, tra i piatti della tradizione più famosi ed apprezzati nel mondo fresco di inserimento nel paniere dei prodotti agroalimentari tradizionali, la battaglia contro il tentativo di sostituire la carne naturale che nasce da un sistema di allevamento sostenibile, sicuro, trasparente che ha ricadute su ambiente, paesaggio, economia, occupazione e turismo, con la carne artificiale costruita in laboratorio figlia delle multinazionali e delle regole del profitto. Da un lato gli allevatori e le stalle, con la loro storia millenaria legata intimamente ai territori e alle tradizioni, dall’altro scienziati in camice, bioreattori e laboratori asettici dove “costruire” bistecche ed hamburger. E’ questo il quadro choc che Coldiretti Toscana ha scelto per dipingere la nuova minaccia per la bistecca fiorentina, e per le stalle toscane, a venti anni esatti dall’emergenza Mucca Pazza, in occasione dell’iniziativa “Il cibo che verrà. No all’alimentazione sintetica” che si è tenuto all’Innovation Center della Fondazione Cassa Risparmio di Firenze. Nel contesto dell’iniziativa è stato firmato il manifesto contro l’alimentazione sintetica. Prima firmataria l’assessore all’agricoltura della Regione Toscana, Stefania Saccardi.
“Siamo pronti a dare battaglia in nome del Made in Tuscany e dei consumatori. Oggi dichiariamo guerra alla Frankenstein Meat. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – La carne italiana nasce da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica”. La presenza della zootecnica in Toscana ha subito, dalla mucca pazza in poi, pesanti effetti. Solo negli ultimi dieci anni gli allevamenti da carne chiusi sono stati oltre 2.000. Oggi i capi da carne allevati in Toscana sono poco meno di 70.000 mentre gli allevamenti 3.500. Limousine e Chianina sono le principali razze allevate. “L’attività di allevamento non ha solo una funzione alimentare – spiega ancora Filippi – ma ha pure una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate. Significa tenere in vita i territori”.
Per Luigi Scordamaglia, consigliere nazionale di Filiera Italia “non siamo di fronte a Matrix e nemmeno alla fantascienza. C’è qualcuno, e mi riferisco alle multinazionali e gruppi di interesse, che vorrebbero tagliare il millenario filo conduttore che esiste tra miliardi di agricoltori e la terra e milioni di piccole e medie imprese con la produzione di cibo naturale per sostituirlo con alimentazione creata in laboratorio. La battaglia contro l’OGM è nulla rispetto al rischio che abbiamo di fronte. La carne è solo all’inizio. La scorsa settimana è stato presentato il latte, poi toccherà ai formaggi. Il cibo sintetico non è naturale è un brodo fetale cresciuto con cellule indifferenziate. Questa è una battaglia epocale che dobbiamo fare tutti insieme”.
I principali alleati degli allevatori sono i consumatori. Il 95% non mangerebbe mai carne sintetica se questa arrivasse sul mercato, con una bocciatura quasi plebiscitaria per la bistecca fatta in laboratorio da cellule staminali prelevate dal muscolo di un bovino, rompendo il legame con la naturalità del cibo. E’ quanto emerge dal sondaggio realizzato da Ixe’ per il Centro Studi Divulga. Secondo il sondaggio il 68% degli italiani non si fida delle cose non naturali mentre al secondo posto ci sono i consistenti dubbi sul fatto che sia sicura per la salute (60%). Rilevante anche la considerazione che la carne artificiale non avrà lo stesso sapore di quella vera (42%) ma c’è anche chi teme per il suo impatto sulla natura (18%) e chi fa notare, soprattutto tra i vegetariani e i vegani, che si tratta comunque di prodotti ottenuti dagli animali, peraltro con sistemi particolarmente cruenti.
Il dato testimonia, secondo il sondaggio Ixe’-Divulga, il fallimento delle aggressive campagne di marketing che negli ultimi tempi hanno cercato di demonizzare la carne vera per promuovere quella sintetica esaltandone presunte proprietà ambientali attraverso l’utilizzo astuto di nomi che rimandano alla naturalità come carne “pulita” o “coltivata”, ma nascondendo i colossali interessi commerciali e speculativi ad esso legati. Non a caso il 96% degli italiani continua a mangiare carne, secondo il rapporto Coldiretti/Ixe’, con una frequenza media di consumo di 2,7 volte a settimana e la convinzione che la giusta quantità di carne, bianca e rossa, sia una componente fondamentale della buona dieta. In testa alle caratteristiche che il consumatore considera prima di acquistare c’è il fatto se la carne proviene da un allevamento italiano, seguita dalla presenza di un’etichetta con informazioni dettagliate e se arriva da un’azienda del proprio territorio. Prezzo e convenienza si piazzano solo al quarto posto, subito davanti ai marchi ad indicazione di origine.
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CONSUMI: COLDIRETTI TOSCANA, LE 5 BUGIE DELLA CARNE FRANKENSTEIN
Non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. Sono le cinque bugie della carne Frankenstein smascherate da Coldiretti Toscana che all’Innovation Center di Firenze, in occasione dell’iniziativa “Il cibo che verrà. No all’alimentazione sintetica” ha presentato il primo Dossier verità sulla bistecca fatta in laboratorio, alzando il velo sugli inganni di un prodotto artificiale presentato da abili strategie di marketing come soluzione per produrre in modo sostenibile cibo in abbondanza e sfamare una popolazione che cresce, nascondendo i colossali interessi commerciali e speculativi ad esso legati.
La prima bugia è relativa – spiega Coldiretti – alla presunta salubrità della carne in provetta. L’alto tasso di proliferazione cellulare può indurre instabilità genetica delle cellule sostenendo la potenziale proliferazione di cellule cancerose sporadiche; inoltre, non abbiamo finora la garanzia che tutti i prodotti chimici necessari per la coltura cellulare siano sicuri nel contesto del consumo alimentare. A ciò vanno aggiunti i rischi di carenza nutrizionale associati al mancato consumo di proteine animali, ben documentati nella storia dell’uomo da un’ampia letteratura medica, che in particolare segnale sintomi patologici gravi e talvolta irreversibili per i bambini.
Ma la carne Frankenstein non salva neppure l’ambiente – continua Coldiretti – né riduce gli impatti sui cambiamenti climatici. Secondo un recente studio condotto da un gruppo di scienziati della Oxford Martin School, gli impatti ambientali della bistecca sintetica, cui è associato un intenso consumo di energia, potrebbero provocare nel lungo termine un maggiore riscaldamento globale. Oltre a ciò il processo di produzione della carne sintetica richiede consumi di acqua che sono di gran lunga superiori a quelli di molti allevamenti, producendo peraltro enormi quantità di molecole chimiche e organiche i cui residui sono altamente inquinanti per le risorse idriche secondo l’Inra French Institute for Agricultural Research.
Un’altra menzogna è che la carne artificiale elimini le sofferenze degli animali. La realtà è ben diversa – rivela Coldiretti – poiché per farla serve siero fetale bovino per la crescita alimentare in laboratorio, una coltura a base di cellule staminali di vitello. Dopo che una vacca madre è stata macellata e squartata, il suo utero, che contiene il feto, viene rimosso, scegliendo solo quelli di età superiore a tre mesi, altrimenti il cuore è troppo piccolo per perforarsi, e in tutto questo processo non viene somministrata alcuna anestesia. Avremo in futuro solo allevamenti per utilizzare feti?
Ad ingannare è anche l’utilizzo di nomi, come “carne coltivata” per – sottolinea Coldiretti – costruire un “percepito” che rimanda alle piante, e quindi alla terra e alla salubrità. Al contrario, la carne sintetica è prodotta a partire da strisce di fibra muscolare, che crescono attraverso la fusione di cellule staminali embrionali all’interno di un bio-reattore utilizzando le tecniche di ingegneria tessutale praticate da diversi anni nella medicina rigenerativa. Il prodotto sintetico e ingegnerizzato è dunque il risultato di un processo di laboratorio che non ha nulla a che fare con il concetto di cibo.
Una ulteriore bugia è che la carne sintetica possa sfamare la popolazione mondiale – aggiunge Coldiretti – diventando una risorsa accessibile a tutti. Al contrario, è un affare per pochi. La tecnologia usata ha costi di ingresso elevati e rendimenti di scala crescenti: tutto il necessario per la creazione di monopoli. Legare la produzione di cibo e la sua disponibilità all’accensione di un bio-reattore produce la separazione degli attori chiavi della filiera e marginalizza in particolare gli agricoltori e i consumatori, aumentando le disparità. Gli investimenti nel campo della biologia sintetica stanno crescendo molto negli ultimi anni e i nomi più impegnati sono soprattutto noti per essere protagonisti del settore hitech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems). Solo nel 2020 sono stati raccolti 366 milioni di dollari investiti nel settore della carne artificiale. Negli ultimi 5 anni (2016-2020) gli investimenti sono cresciuti di circa il 6000%.
Con il paradosso che queste iniziative private hanno incassato anche sostegni pubblici come nel caso dello stanziamento di 2 milioni di euro di fondi per la ripresa dal Covid concessi dall’Unione Europea a due aziende olandesi impegnate nella produzione di “carne” in laboratorio da cellule in vitro, la Nutreco e la Mosa Meat dove ha investito anche il famoso attore americano Leonardo DiCaprio che non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini europei.
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